Gioco & Scienza, a Torino l'azzardo si mette in mostra
Gioco & Scienza, a Torino l’azzardo si mette in mostra
Scritto da Anna Maria Rengo
Win For Life, Slot machine, Superenalotto, Roulette, Gratta e vinci, Lotto, Texas Hold'em, Black-Jack, Bingo, Scommesse
sportive: ce n'è per tutti i gusti. Pubblicità nelle strade, su radio e tv, interi canali dedicati al gioco d'azzardo sono i
segnali più evidenti della 'febbre da gioco' che affligge il nostro Paese: nel corso del 2009 gli italiani hanno speso in
gioco d'azzardo 54,4 miliardi di euro (pari al 3,5% del Pil) con un incremento del 14,4% rispetto al 2008. In media, ogni
italiano spende circa 1.000 euro all'anno in giochi d'azzardo: preoccupante, in particolare, è l'impatto sulle fasce sociali
più deboli (le più colpite dal fenomeno) e sui giovani, che provano una vera e propria attrazione per il gioco (in
particolare il poker, o le scommesse sportive).
Due giovani scienziati torinesi, Diego Rizzuto e Paolo Canova, hanno deciso di non rimanere indifferenti al tema e hanno
deciso di metterci la faccia: hanno dapprima approfondito il tema, quindi organizzato conferenze nelle scuole (oltre 200 in
tutto il Piemonte e Val d'Aosta) e nei cinema, scritto articoli e partecipato come esperti a trasmissioni televisive (La7).
La punta dell'iceberg del loro lavoro è una intera mostra sulla matematica del gioco d'azzardo, dal titolo Fate il Nostro
gioco: dal 2 al 6 luglio sarà ospitata a Torino all'interno di Esof 2010, il più grande evento europeo di divulgazione
scientifica, che per la prima volta dalla sua creazione si svolge in Italia.
Li abbiamo incontrati a Torino, presso il Circolo dei Lettori, durante l'allestimento della mostra.
Qual è la finalità e da dove nasce l'idea di una mostra sulla matematica del gioco d'azzardo?
"Siamo un matematico e un fisico, e quindi amanti della matematica: ecco, forse l'idea di una mostra nasce proprio dal
desiderio di condividere con quante più persone possibili il nostro amore per una materia da molti ritenuta noiosa e arida.
La probabilità e il gioco d'azzardo costituiscono un argomento estremamente interessante e allo stesso tempo importante dal
punto di vista sociale: riteniamo sia importante far scoprire cosa si cela dietro i giochi d'azzardo e imparare su cosa si
basano le 'tecniche sempre più raffinate' (usando le parole di Alberto D'Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura)
attraverso le quali si convincono gli italiani a giocare così tanto. In questa mostra si scherza e ci diverte ma si ragiona
anche sul gioco patologico, una nuova malattia che, ne siamo certi, può essere contrastata anche attraverso una buona
prevenzione matematica".
In quale modo sarà organizzata la mostra?
"Quando abbiamo deciso di realizzare una mostra sul gioco d'azzardo, ci siamo posti due obiettivi: innanzitutto dovevamo
divertire (e divertirci!). Solo quando ci si diverte si è partecipi, attenti, curiosi: solo divertendosi si impara davvero. E
poi, la mostra doveva essere bella, e il più possibile aderente alla realtà: è per questo che abbiamo ricostruito un vero e
proprio casinò, con tavoli da gioco originali e una vera slot machine, e realizzato una piccola tabaccheria in cui poter
giocare al Win for Life, o al Superenalotto, o ancora esaminare da vicino i Gratta e Vinci.
Insomma, se avete in mente una mostra fatta di pannelli pieni di scritte, esposizioni da guardare ma non toccare... siete
fuori strada! In questa mostra si discute, si scommette, si gioca, si ragiona, e il tutto in un vortice di emozioni,
sorprese, emozioni".
Che rapporto c'è tra la matematica e la medicina del gioco d'azzardo?
"C'è un nesso molto stretto. Innanzitutto è importante ricordare che il gioco patologico è una vera e propria malattia,
riconosciuta come tale dal Ministero della Sanità; è una malattia subdola, che trasforma un piacere (il gioco) in storie di
vita spesso drammatiche. In Italia, da pochi anni i Sert si stanno organizzando per poter offrire un servizio adeguato ai
pazienti di questa nuova malattia, il gambling; con grande professionalità, gli operatori offrono sostegno psicologico,
assistenza, predispongono un percorso di disassuefazione. Tuttavia, noi siamo convinti che l'approccio matematico sia
perfettamente integrabile con quello di un educatore professionale, o di un medico o di un assistente sociale. I giochi sono
fatti di regole, e le regole sono matematica. In questo senso, delle buoni basi matematiche possono costituire una vera e
propria 'medicina alternativa', che si aggiunge e si integra con quelle tradizionali. Se è vero che un buon medico deve
sapere quali sono le cause che provocano la dipendenza da tabacco, allo stesso modo deve conoscere anche le regole che
incentivano un gioco 'malato', non sano".
Ci sono dei giochi in cui la matematica può aiutare più che in altri?
"Diciamo che la matematica ci permette di studiare 'da dentro' i giochi, partendo dalle regole (matematiche) su cui sono
basati. Da questo punto di vista, è facile verificare quali sono i giochi assolutamente da evitare, ovvero quelli in cui il
margine di guadagno del banco è a dir poco imbarazzante. Di altri giochi, invece, la matematica ci permette di individuare
quali sono le tecniche da adottare o, meglio, quali sono quelle da evitare!"
Studiare il gioco dal punto di vista matematica aggiunge o toglie fascino al gioco stesso?
"A nostro avviso, ne aggiunge. Noi stessi siamo matematici e fisici, ma non per questi siamo immuni dal fascino che i giochi
(e alcuni in particolare) hanno su tutti noi. Lo studio ci rende più smaliziati, ma la tentazione è sempre forte: diciamo che
noi stessi siamo i primi destinatari di quel programma di sensibilizzazione e di prevenzione che, nel nostro piccolo,
cerchiamo di realizzare".
Alla luce dei vostri studi, siete giocatori?
"Il titolo inglese della nostra mostra esprime tutto il nostro dubbio, evocando dubbi shakespeariani: To bet or not to bet?
Siamo dei giocatori, ma riteniamo di essere dei buoni giocatori: tra amici giochiamo a blackjack, o a poker, ma con delle
fiches senza valore, e senza scommettere un centesimo. Quando ci capita di recarci nei casinò, giochiamo poco, quel poco che
ci permette di approfondire i nostri studi, nient'affatto puramente teorici. Per quanto riguarda i giochi 'da bar', se
colleghi o amici ci propongono di giocare una volta ogni tanto una schedina da 1 o 2 euro, non diciamo di no. Ma in generale
preferiamo spendere i nostri soldi in altro modo..."
Si può stilare una classifica dell'onestà dei giochi?
"Certo che si può, e i risultati sono anche piuttosto stupefacenti. Alcuni dicono che i più onesti sono quelli del casinò, ma
noi non siamo d'accordo: è più corretto dire che margini percentuali 'bassi' come quelli applicati nelle case da gioco sono
sufficienti per garantire un forte utile a fine anno. Potete allora facilmente immaginare cosa succede se quel margine
diventa 10, 20, persino 30 volte più grande..."
Quali sono i progetti futuri della vostra associazione e della vostra mostra?
"Ci piacerebbe far conoscere le basi della matematica del gioco d'azzardo a un pubblico più vasto possibile. L'esperienza de
La7 - siamo stati ospiti per 8 puntate della trasmissione La gaia scienza (Canova e Rizzuto saranno ospiti anche della
puntata in onda stasera in prima serata ndr) - ci ha fatto capire che questi sono temi che interessano il cosiddetto 'grande
pubblico'. In pochi minuti di tv però si possono dire poche cose: al contrario, la mostra ci fornisce l'occasione di essere
maggiormente esaustivi e quindi, speriamo, incisivi. Noi e la piccola associazione con cui collaboriamo, Officine Scienza, ce
la stiamo mettendo tutta per cambiare un pezzo di mondo che non ci piace affatto. A questo punto, però, abbiamo bisogno
dell'aiuto di chi possa ospitare la mostra, e più in generale far arrivare queste notizie, spesso scomode, a un pubblico
ampio: direttori di musei, organizzatori di eventi e festival, politici, giornalisti, abbiate il coraggio di andare
controcorrente! Abbiamo in mente anche una grande novità, ma quella non si può rivelare..."
Per finire, avete un metodo infallibile da suggerire ai nostri lettori per vincere al gioco?
"È la domanda che ci pongono più spesso: certo, ne abbiamo, e sono assolutamente certi e vincenti. Parola di scienziato. Ma
se volete conoscerli, dovete proprio venire a visitare la mostra..."