Giovani, alcol e incidenti stradali
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FLAVIA AMABILE
E' vero, gli incidenti diminuiscono, anche i morti sono un po' in meno. Ma ogni ottimismo sembra fuori luogo se andiamo a
vedere quello che accade fra i giovani. Sono proprio loro i soggetti più esposti in questa mattanza senza fine sulle strade
italiane. Lo ha scritto l'Istituto Superiore di Sanità nella Relazione al Parlamento più recente, del 2009: in Italia c'è «un
tasso di mortalità per incidente stradale superiore a quello dei Paesi europei con le migliori performances, con un alto
coinvolgimento di morti e feriti nelle fasce di età più giovane. Gli incidenti stradali causati da abuso di alcol hanno
registrato quasi 2 mila casi in più tra il 2006 e il 2007, nonostante la diminuzione del totale degli incidenti».
Poco rassicuranti anche le cifre più aggiornate fornite dall'Iss. Secondo le stime basate sulle dimissioni ospedaliere, la
quota di incidenti correlati all'alcol si aggira sul 30%. E il 36,6% dei morti sulle strade nei fine settimana del primo
quadrimestre del 2010 aveva meno di 30 anni.
Qual è il problema? L'Istituto tenta di analizzarlo nella Relazione al Parlamento. «I giovani, anche attraverso i contatti
sempre più intensi con gli altri Paesi dell'Europa non mediterranea, stanno adottando modelli di consumo alcolico nuovi e di
notevole potenziale di rischio, quali i consumi fuori pasto, i consumi occasionali ad alta intensità (binge drinking), la
ricerca dell'ubriachezza. I giovani italiani consumano alcol per la prima volta ad un'età che è la più bassa in Europa, poco
più di 12 anni; e al di sotto dei 13 anni consumano bevande alcoliche con una prevalenza tra le più alte d'Europa».
Le cifre confermano l'allarme. «Nel tempo i giovani consumatori appaiono in costante aumento e fra i giovani al di sotto
dell'età legale i consumatori sono più del 17%; la diffusione dei consumi fuori pasto è alta in entrambi i sessi e quella del
binge drinking è alta fra i maschi».
Anche il ministero della Salute riprende e rilancia stilando un lungo elenco di segnali d'allarme in un suo rapporto sugli
incidenti e l'alcol. C'è - sottolinea il ministero - «una persistente tendenza all'aumento del numero dei consumatori nella
fascia di età 18-24 anni, e in particolare fra le ragazze; un'alta percentuale di giovani maschi con comportamenti di
ubriacatura, notevolmente superiore alla media già tra i giovani di 18-19 anni; presenza di comportamenti di ubriacatura
anche nei giovani al di sotto dei 16 anni (3,2%); bassa età del primo contatto con l'alcol; crescente percentuale di giovani
alcoldipendenti in trattamento nei servizi alcologici territoriali (i nuovi utenti fra i 20 e i 29 anni sono passati dal 10%
del 1996 al 15,7% del 2005. Nel 2005 il 17% dei nuovi utenti ha meno di 30 anni)».
E se prima tutto questo rigardava soprattutto i giovani, oggi i rischi sono molto alti anche fra le donne. Lo conferma l'Iss
nella Relazione al Parlamento, negli ultimi anni «particolarmente preoccupante appare anche il crescente coinvolgimento nel
consumo di bevande alcoliche della popolazione femminile, soprattutto di giovane età, che fino a qualche anno fa appariva
poco esposta al rischio alcol correlato».
Le nuove mode si stanno diffondendo anche fra chi non è più giovane, aggiunge l'Iss. «I nuovi consumi a rischio stanno
interessando sempre più anche la popolazione adulta, sia pure in un contesto di abitudini ancora prevalentemente
mediterranee; la propensione al binge drinking appare più diffusa tra le persone con più alto titolo di studio e fra chi si
sente in buono stato di salute, evidenziando una lacuna nella diffusione di informazioni corrette e scientificamente fondate
sui rapporti tra alcol e salute».