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Giovani, discoteche e rischio alcol

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Giovani, discoteche e rischio alcol
di Antonio Ziino
Si può morire per una bottiglia di vodka? La risposta, purtroppo, è tragicamente: "si". E' accaduto nella dorata mitica isola di Mykonos,

paradiso di ricercate, incontrollabili, inebrianti, reazioni emozionali soprattutto per i giovani. Non è un caso isolato, non solamente in

Grecia. Questa volta la vittima di turno è il 21enne Stefano Raimondi di Ospedaletto Lodigiano.
Il fatto, che ha lasciato sgomenti migliaia di persone, ma solo per poco, considerata la cronica indifferenza e il diffuso agnosticismo verso

determinati episodi che possono turbare in ogni caso le vacanze, complici certamente le ultime giornate del bizzarro mese di luglio, si è

verificato in una discoteca greca, tra le più famose.
Secondo la Farnesina, Raimondi era con dei connazionali in un locale quando un cittadino svizzero, quasi suo coetaneo, si è avvicinato al suo

tavolo ed ha afferrato una bottiglia portandosela alla bocca per berne il contenuto. Il gesto ha irritato l'italiano che avrebbe colpito con

pugni lo svizzero, che a sua volta avrebbe reagito colpendo Raimondi con la bottiglia. Ma la precisa dinamica dei fatti non appare chiara.
Il giovane italiano, con una comitiva di una quindicina di connazionali, era in possesso di un bicchiere (o una bottiglia) di vodka pretesa

da un altro giovane, di nazionalità svizzera ma di origine curda. Ne nasce una lite che, come ogni lite si sa dove comincia e non si sa dove

può finire. In ogni caso, le versioni sono molto contrastanti, il giovane svizzero afferra il contenitore di vetro, intero o previamente

spezzato, e ferisce a morte il giovane Stefano. Ma l'epilogo sembra sicuramente decifrato.
Ne nasce poi un parapiglia: Urla, imprecazioni, reciproche accuse, il sangue che scorre sul pavimento, i soccorsi che tardano a venire.
Ma nel locale, ampio e lussuoso, sia all'interno, sia all'esterno, intanto, musica e balli sfrenati continuano. Poi il giovane svizzero,

insieme con altri due-tre suoi amici, viene arrestato grazie al sollecito, accanito, interessamento e collaborazione con le autorità, di un

altro italiano, un nostro vicino di casa, Massimo Cirillo, di Torre del Greco, con attività commerciale di ristorazione sul luogo, già

corrispondente consolare per l'ambasciata italiana in Grecia dal 1997 al 2004. Forse ne parliamo per questo grande gesto di solitarietà, ma

ne parliamo soprattutto per sottolineare ancora una volta, come abbiamo fatto per alcuni decenni, soprattutto presso l'Istituto superiore per

assistenti sociali.
L'alcol è una droga pericolosissima soprattutto per i giovani che si avvicinano alla micidiale bevanda addirittura poco dopo aver superato i

dieci, dodici anni.
Il Ministero della salute e l'Istituto superiore della sanità diffondono dati sempre più allarmanti sulle conseguenze che provoca l'alcol:

danni al sistema psicologico, neurologico, motorio.
Ma, si sa, un settore per il quale si spendono ben 750milioni per pubblicizzare i prodotti alcolici e affini, è difficile porre freni,

soprattutto perché la fasce sociali meno protette, appunto quelle giovanili, cercano di ubriacarsi per giungere allo "sballo" che, provoca,

di conseguenza lo scoordinamento della personalità con spesso irreversibili e a volte, nefaste conseguenze.
Certo, dopo qualunque fatto di sangue (incidente sulle motorette, automobili, scatti violenti dopo banali litigi), la società civile, così

dicono molti, (presupponendo l'acclarazione di una "società incivile ?"), si interroga: medici, esperti di scienze sociali, psicologi,

sociologi, magistrati e, poi... politici, cerca un freno al triste fenomeno, invoca leggi e provvedimenti urgenti, che, però, tardano ad

arrivare e nel frattempo l'alcol, una apparente, silente, droga, miete sempre più vittime. Si cercano le solite cause: La famiglia, ma,

soprattutto... la Scuola, più vulnerabile e attaccabile, dimenticando due grandi aspetti che differenziano le due istituzioni: innanzitutto

va detto, senza mezzi termini, che le maggiori responsabilità ricadono sulla famiglia la quale, come tutti dovrebbero sapere, è la prima,

essenziale, principale agenzia educativa. La Scuola trattiene i giovani, quelli che vanno a scuola, per cinque ore al giorno e solo dal mese

di settembre a metà giugno. Le altre 19 ore i ragazzi dovrebbero essere controllati dalle famiglie, le quali, senza troppo generalizzare,

sono sempre più assenti (cene con gli amici, con i colleghi di ufficio, svaghi, teatro, gite!). E i ragazzi rimangono soli, sempre più soli.

Perché è difficile che ad una certa età i giovani vanno con i genitori. Quindi, tornano a casa ma non trovano nessuno, in pochi casi trovano

i nonni che tradizionalmente sono più permissivi e accomodanti anche perché ignorano i reali rischi che corrono i ragazzi.
E, intanto, la situazione si aggrava e le autorità non si stancano di diffondere dati all'armanti sulle conseguenze deleterie dell'abuso di

alcol e sui dati del crescente fenomeno, con particolare riguardo alla "popolazione giovanile". Infatti, si legge in uno dei tanti rapporti

del ministero della salute, in Italia l'età del primo contatto con l'alcol risulta la più bassa d'Europa:
I dati più preoccupanti relativi al consumo di alcol in Italia riguardano la popolazione giovanile e in particolare la fascia di età tra gli

11 e i 15 anni.Ben il 19,5% dei giovani tra gli 11 e i 15 anni dichiara infatti di aver bevuto alcolici nel corso degli ultimi tempi

nonostante sia in vigore il divieto, sancito dalla legge, di somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 16 anni. Secondo i dati

dell'indagine "Eurobarometro" della Commissione Europea, l'Italia presenta l'età più bassa in Europa in relazione al primo contatto con le

bevande alcoliche, con una media di 12,2 anni contro i 14,6 anni della media europea, immediatamente seguita da Irlanda e Austria, con 12,7 anni. Mentre nell'ambito della popolazione generale al di sopra dei 14 anni a partire dal 1998 il numero dei consumatori di alcol appare sostanzialmente stabile (attestandosi intorno al 70% ), esso appare invece in aumento fra i giovani, e in particolare fra le giovani donne fra i 18 e i 24 anni. Anche tra i ragazzi di 16-17 anni, come attesta l'ISTAT, uno su due consuma alcolici; e l'8% dei maschi di tale età consuma alcolici tutti i giorni. Si diffonde tra i giovani il consumo di alcol al di fuori dei pasti. Fra i giovani è molto diffuso il consumo di bevande alcoliche al di fuori dei pasti e questo rappresenta un importante indicatore di esposizione al rischio alcolcorrelato.
 I consumatori giornalieri sono poco diffusi tra i giovani e rappresenterebbero il 2% della popolazione al di sotto dei 18 anni. I giovani tra i 20 e i 24 anni sono la classe di età più interessata dal consumo settimanale di alcolici fuori pasto, immediatamente seguiti da quelli tra i 25 e i 29 anni, ma il fenomeno riguarda in maniera rilevante anche i giovani tra i 18 e i 19 anni, i cui valori sono già superiori a quelli rilevati nel complesso della popolazione generale.
Fra i giovanissimi di età compresa fra 14 e 17 anni la percentuale di bevitori fuori pasto risulta praticamente raddoppiata tra il 1994 e il 2006, passando dal 13,4% al 24,2% tra i maschi e dal 8,0% al 16,8 % tra le femmine. Si diffondono tra i giovani i comportamenti di binge drinking e ubriacatura Molto diffusi risultano tra i giovani maschi i comportamenti di ubriacatura con tutte le conseguenze derivanti per la salute e la sicurezza propria e altrui. Secondo l'ISTAT ammette di essersi ubriacato nel almeno una volta quasi il 50% dei giovani maschi di età compresa tra i 20 e i 29 anni ed il 14,6% di quelli fra i 18 e 19 anni.
Meno interessate a questo fenomeno sono le ragazze (il picco più alto, 3,2 %, si raggiunge nella classe di età 18-19 anni ). Ammette di essersi ubriacato almeno una volta anche il 3,2% dei giovani maschi di età inferiore a quella legale per la somministrazione di bevande alcoliche (16 anni). Il 12,6% dei giovani maschi tra i 20 e i 24 anni associa ai comportamenti di ubriacatura anche il consumo di alcolici fuori pasto, esponendosi in tal modo a un rischio particolarmente elevato. L'ISTAT ha rilevato in una recente indagine che soprattutto nei più giovani l'associazione di consumi fuori pasto e di comportamenti di ubriacatura si correla a una più assidua  requentazione delle discoteche.
Come si vede, le autorità fanno quello che possono, ma, ripetiamo, il fenomeno ha bisogno di una attenta, continua prevenzione che dovrà

avere inizio, è nostra ferma convinzione, soprattutto nell'ambito familiare.
Intanto, mentre scriviamo questo "pezzo" si stanno svolgendo i funerali del povero ragazzo. Che cosa possiamo dire? Pace a Stefano e

solidarietà alla famiglia da parte dei componenti questo Sito.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)