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Giovani e alcol, i sommelier d'Italia in prima linea sull'educazione al buon bere

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Giovani e alcol, i sommelier d'Italia in prima linea sull'educazione al buon bere
Federica Coradduzza
LECCE. In occasione del 45° Congresso Nazionale dell'AIS (6 - 9 ottobre), l'associazione italiana dei sommelier affronta l'attuale tema

dell'abuso di alcol tra i giovani, nel convegno dal titolo "Le giovani generazioni e l'alcol: oltre i soliti luoghi comuni".
La scelta dell'argomento nasce dall'analisi di dati nazionali davvero preoccupanti. Stando ai numeri, l'età media in cui i ragazzi iniziano a

bere in Italia è di soli 12 anni e il 30% degli undicenni si è già avvicinato all'alcol; più del 50% dei ragazzi di età inferiore ai 16 anni

beve abitualmente nei fine settimana e le differenze tra i sessi, in merito al consumo di alcolici, sta scomparendo.
In questi anni, per arginare il fenomeno, si è forse fatto ricorso soprattutto al metodo repressivo, con l'abbassamento del livello di

tolleranza di tasso alcolico nel sangue per i guidatori, l'introduzione dell'etilometro, l'anticipo dell'orario di chiusura delle

discoteche... Ma questa non sembra, stando ai risultati, la migliore via da intraprendere, o almeno non la sola.
L'AIS e la didattica innovativa
Quella del convegno ospitato nella bellissima Torre del Parco, è stata invece l'occasione per riproporre l'importanza di una buona educazione

al bere e riflettere su quali siano le figure chiamate ad assolvere questo fondamentale compito. L'AIS ha coinvolto nel dibattito non solo

rappresentanti della propria categoria, ma anche istituzioni, giornalisti, esperti di psicologia giovanile... nella convinzione che la

ricerca della soluzione non può prescindere dalla formazione di grandi sinergie, ritagliando quindi un proprio ruolo all'interno di questa

missione.
E infatti l'AIS Puglia ha iniziato a sperimentare già dal 2011 un nuovo progetto formativo risultando la prima delegazione regionale ad aver

inserito una lezione sperimentale su Vino e Salute in seno al corso per sommelier di primo livello. "L'obiettivo- annuncia il referente

didattico di AIS Puglia Vincenzo Carrasso - è quello di arrivare a coordinare con i dirigenti scolastici delle scuole di primo grado, un

progetto formativo rivolto ai docenti... attraverso un protocollo d'intesa" perché se i corsi AIS "sono aperti solo a chi ha già compiuto 18

anni, purtroppo tra i giovani maggiorenni "ne incontriamo alcuni che hanno già un rapporto sbagliato con l'alcol".
Il dottor Giuseppe Baldassarre, medico presso l'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti e responsabile nazionale AIS dell'area Vino e

Salute, è autore del libro "Il Bicchiere mezzo pieno. Uno sguardo al vino con l'occhio alla salute". Nel suo intervento al convegno ha

ricordato come anche gli antichi Greci, pur ritenendo il vino un dono degli dei, non fossero propensi a somministrarlo ai giovani; così da

medico Baldassarre sottolinea come, l'avvicinarsi alle bevande alcoliche non trova nei giovani un fisico ancora pronto sia per il la difesa

delle funzionalità epatiche, sia in termini di metabolismo dell'alcol da parte dell'organismo. Sembra infatti che bere sostanze alcoliche in

adolescenza, possa comportare in futuro complicazioni cardiovascolari e alle ossa, problemi di memoria e di controllo emotivo. "I giovani-

sottolinea Baldassare - non degustano, ricorrono all'alcol per il cosiddetto effetto lubrificante sociale, perché disinibisce e aiuta a

socializzare, ma è pericoloso se non se ne ha la consapevolezza" e questo è quello che accade tra i giovani consumatori. "Ma - aggiunge

sempre Baldassarre - se impariamo a bere all'età giusta (sopra i 16 anni), il vino può anche essere veicolo di cultura e alleato del

benessere".
Interessante anche il punto di vista di Daniele Cernilli, giornalista enogastronomico, cofondatore del Gambero Rosso e adesso responsabile

dell'area comunicazione dell'AIS. Per i ragazzi di oggi che crescono in un momento per loro difficile, in una società che è poco attenta al

loro al loro futuro, soprattutto quello lavorativo, la lusinga dell'alcol può rivelarsi estremamente accattivante e pericolosa, "quindi -

sottolinea Cernilli - occorre stare attenti alla cultura dello sballo che potrebbe attecchire molto facilmente" e aggiunge: "Oggi i giovani

non bevono vino ma cocktail prodotti da multinazionali, bibite dolci, frizzanti, di facile approccio, bevande vigliacche dal basso tasso

alcolico, che l'adolescente pensa di poter bere in grande quantità perdendo così il controllo" e aggiunge: "Il vino, a differenza di queste

bevande, è la nostra cultura millenaria ed è su questo che bisogna puntare".
Giacomo Martielli, docente di Scienze dell'Educazione presso l'Università Aldo Moro di Bari sostiene che, pur non esistendo in psicologia

un'unica ricetta vincente per correggere l'approccio sbagliato che molti giovani hanno nei confronti dell'alcol, è sicuramente di molto aiuto

la conoscenza dello stesso e la capacità di ascolto da parte degli adulti.
L'assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Dario Stefàno, insignito con l'occasione del titolo di "Sommelier Onorario", ha

chiuso l'incontro con un interessante interrogativo: c'è una relazione tra l'aumento del consumo di alcolici da parte dei giovani e l'

abbandono delle campagne? "Per cinquant'anni in Puglia l'agricoltura per i giovani era vissuta come un'eredità scomoda, di cui a volte

vergognarsi". L'esperienza proveniente da un diverso modello di sviluppo, quello industriale, ci ha impoverito del territorio ma anche della

nostra cultura prettamente agricola. Secondo Stefàno non si può sanare la piaga dell'alcolismo giovanile senza passare attraverso il

riappropriarsi orgoglioso della nostra cultura agricola, "il giovane beve per ubriacarsi e non per piacere ed è a questo punto che la nostra

cultura gioca un ruolo importante".
www.45congressonazionaleais.com