Giovani e alcol, in Italia meno danni che nel resto d'Europa
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Giovani e alcol, in Italia meno danni che nel resto d'Europa
"Nel 2004 la percentuale netta di decessi attribuibile al consumo di alcol in Italia è pari al 5% mentre in Europa è il 12%". Il dato è stato
ricordato dallo studioso americano Stanton Peele, avvocato e psicologo docente presso la New York School University of Social Work e
fondatore del Life Process Program, che ha presentato una relazione su " I vantaggi del bere meridionale" nell'ambito di un seminario
organizzato a Roma dall'Osservatorio permanente Giovani e Alcol oltre che dall'Associazione Itaca Italia e dalla Fondazione Noopolis. Il
dibattito ha riguardato temi quali le "politiche alcool correlate","l'educazione giovanile al bere responsabile" e " i requisiti per l'
indipendenza della ricerca in alcologia".
Ha introdotto i lavori il prof. Enrico Tempesta, presidente del Laboratorio Scientifico dell'Osservatorio Permanente Giovani e Alcol, il
quale ha evidenziato che "Le differenziazioni comportamentali rispetto al nord Europa in relazione all'uso e all'abuso di alcol, sono legate
a stili di vita e a modelli culturali diversi. Negli ultimi anni, specialmente nel bere giovanile, i modelli tendono ad omogeneizzarsi e a
modificarsi, ma pur tuttavia rimangono delle differenze sostanziali nell'atteggiamento di fronte all'alcol". Secondo i dati ECAS (European
Comparative Alcohol Study ) la percentuale di "binge drinking" nella popolazione maschile (2002), riguarda il 40% in Gran Bretagna, il 33% in
Svezia, il 29% in Finlandia, il 13% in Italia e il 9% in Francia. " Queste differenziazioni sostanziali dimostrano che nella nostra società -
ha evidenziato Tempesta - esistono dei forti e validi strumenti protettivi nei confronti dell'abuso e dell'eccesso con tutte le difficoltà
dovute al ruolo non più centrale della famiglia e alla sua capacità di educare al bere ". Stanton Peele ha evidenziato i vantaggi insiti nel modello culturale e consumistico del " southern drinking" e in modo particolare ha segnalato il caso "dell' Italia dove i danni derivati dall'alcol sono tradizionalmente contenuti" mentre nel caso del Nord Europa i "decessi causati dall'abuso sono pari al 17%".
"C'è però un problema di incentivazione della documentazione scientifica perché attualmente nella letteratura internazionale - ha spiegato il
prof. Tempesta esistono solo lavori, fatti e finanziati, dai paesi del nord Europa". Questa sottovalutazione fa sì che in ambito europeo si
prendono delle decisioni e si stabiliscono delle regole, che nascono in contesti molto differenti dai nostri. Da qui la necessità di
promuovere e sviluppare un modello e un approccio mediterraneo a queste tematiche. L'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcol nasce nel marzo 1991 con l'intento proprio di raccogliere informazioni scientificamente attendibili sulle modalità di consumo di bevande alcoliche e sulle relative problematiche nella popolazione giovanile italiana. Il complesso di queste attività è finalizzato alla promozione di un consumo d'alcol responsabile e a sviluppare e definire politiche alcol correlate più efficaci.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)