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Giovani e alcol: ormai non c'è differenza tra i sessi

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Giovani e alcol: «Maschi e femmine agli stessi livelli»
Ticali: ormai non c'è differenza tra sessi. Fondamentale la prevenzione

«Ormai tra i 14 e i 17 anni le adolescenti che bevono e si ubriacano sono in numero uguale a quello dei maschi della stessa età».


Salvatore Ticali, responsabile della Struttura complessa per le Dipendenze da sostanze legali dell'Azienda sanitaria, snocciola alcuni dati e punta il dito nei confronti di una società che non fa nulla per impedire che vengano a crearsi certe situazioni. «Il 40 per cento dei ragazzi che va in discoteca o che frequenta locali la sera - spiega Ticali - beve alcol e si è ubriacato almeno una volta. Di giovanissimi non ne abbiamo molti in cura - valuta - o perché i genitori non riconoscono il problema, o perché preferiscono non portarli in una struttura sanitaria o ancora perché i giovani non ammettono di essere alcolizzati».


Di adolescenti schiavi dell'alcol anche nella nostra città ce ne sono parecchi: «Basta fare un giro nel centro cittadino il pomeriggio - commenta il medico - per vedere la quantità di giovanissimi di 14 o 15 anni che girano con la bottiglia di birra tra le mani. E poi ci meravigliamo se a volte li troviamo in condizioni disperate, senza contare che a volte le ragazzine bevono talmente tanto da non ricordare nelle ore successive nemmeno se abbiano avuto o meno un rapporto sessuale».


Il servizio di Alcologia di Trieste ha alle spalle trent'anni di attività: «Abbiamo trattato dodicimila persone - precisa Ticali - di queste quattromila sono ormai astinenti, il 40 per cento a due anni dal trattamento è sobrio e il 36 per cento presenta delle rare ricadute e mantiene contatti con la struttura».


Ma come fa un genitore che lavora, che ha poco tempo a disposizione e magari già mille problemi per riuscire ad arrivare a fine mese, a seguire con attenzione il figlio? Quali sono i segnali d'allarme da tenere presenti? «Intanto serve la prevenzione - suggerisce il medico - e poi fin da piccoli ai figli va insegnato che l'omologazione non è una cosa da perseguire».


Quel che è indubbio è che la società non dà una mano. «Bevi responsabilmente», recita uno slogan molto utilizzato. «Appunto, - sottolinea Ticali - usano un imperativo per invitare a bere ma poi consigliano di farlo con responsabilità: una presa in giro!» (l.t.)


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)