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Giovani e alcol, è sempre emergenza

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Giovani e alcol, è sempre emergenza

 Le cifre sono note, ma vale la pena ripeterle: il Trentino, assieme alle altre regioni del Nordest, rappresenta il territorio con la percentuale più elevata di consumatori di alcol a maggior rischio. Dove quest’ultima definizione sta a indicare chi ha un consumo abituale elevato (6%), o consuma alcol prevalentemente fuori pasto (15%), oppure fa parte dei cosiddetti bevitori “binge” (13%): cioè consumatori, se di sesso maschile, in una singola occasione di 5 o più unità di bevande alcoliche, 4 o più invece nel caso delle donne. E se in Italia la percentuale di consumatori di alcol a maggior rischio è del 17%, nella nostra provincia la cifra arriva invece al 26%. Il che ci pone al vertice della graduatoria, assieme ad Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e, un po’ a sorpresa al Molise. Mentre il restante 74% dei trentini si divide alla pari tra chi consuma alcol moderatamente e chi vino, birra e liquori invece non ne beve affatto. Si tratta dei dati 2011 del sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia), rapporto non aggiornatissimo che però, anticipa il dottor Roberto Pancheri, direttore del Servizio alcologia dell’Azienda sanitaria trentina, anche per quest’anno - e le statistiche sono attese per le prossime settimane - non fornirà risultati molto dissimili.

Che si tratti di un problema difficile da affrontare compiutamente, e dunque da sradicare, lo indica anche la consapevolezza (invero un po’ scarsa) dimostrata dagli stessi operatori sanitari. Sempre secondo il rapporto passi 2011, infatti, in Trentino solo poco più di un intervistato su cinque (21%) riferisce che nell’anno precedente alla rilevazione un medico si è informato sui suoi comportamenti in relazione al consumo di alcol. Mentre la percentuale di consumatori a maggior rischio che ha ricevuto ilo consiglio di bere meno da parte di un operatore sanitario è del 7%. Fatica insomma a farsi strada quella che è ormai una definizione scientifica vera e propria: il consumo abituale elevato di alcol corrisponde a una media giornaliera di 2 unità alcoliche per gli uomini e di una per le donne. Con buona pace di chi a un “bianchetto” al bar, per non parlare degli “spritz”, non riesce proprio a fare a meno. E olo di passaggio, vale la pena citare anche il dato relativo al consumo di alcol da parte degli automobilisti. Con il rapporto passi che fissa nell’8% la quota di trentini che dichiara di essersi messo alla guida (di un’automobile o di una motocicletta) sotto l’effetto dell’alcol, vale a dire dopo aver bevuto nell’ora precedente almeno due unità alcoliche. Cioè due bicchieri. Fortunatamente nella nostra provincia è più alta che altrove la percentuale di chi ha avuto un controllo da parte delle forze dell’ordine: 41% contro 34%.

Basta tutto questo per iniziare a invertire una tendenza che, come detto, vede una volta tanto il Trentino primeggiare in senso negativo? Bastano le cronache di sangue del sabato sera (ma non solo) a spezzare il rapporto giovani-alcol? Stando all’Istat, la risposta c’è. Ed è no, un no chiaro e tondo. A fare il paio con i dati della ricerca Passi, infatti, sono infatti proprio quelli dell’Istituto nazionale di statistica. Che, proprio con riferimento ai giovani, poco meno di un anno fa indicava la nostra regione al primo posto nella pratica del “binge drinking”, soprattutto da parte di persone con meno di trent’anni. Altre cifre fissano meglio il punto: in provincia di Trento, attualmente, sono ben 3.186 le persone in carico al Servizio alcologia dell’Azienda sanitaria, circa il 7% delle quali under 30. Spiega Pancheri che si tratta di una cifra sostanzialmente costante, alimentata nel corso del 2012 da 360 “primi colloqui”. E sempre lo scorso anno 816 sono state le “prime visite” in seguito a ritiro patenti per guida in stato d’ebbrezza.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)