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Giovani e alcol: tra moda e abuso

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Giovani e alcol: tra moda e abuso

Uso ed abuso di alcol solo per moda: ecco i ragazzi italiani.Può la mancanza di regole e la scarsa percezione di un limite definito trasformare una pratica dannosa in un valore indispensabile, soprattutto nell’età giovanile? Può un problema trattato solo a metà o sempre nelle stesse modalità venire “risucchiato” dal silenzio come qualcosa di già sentito? Il problema dell’alcolismo giovanile in Italia sta assumendo sempre di più il contorno di un rito dovuto e non più quello di un fenomeno episodico per pochi individui.

Voglia di sperimentare, trasgredire, allinearsi al gruppo, questi i motivi che più vengono citati negli approfondimenti sul tema ma forse se ne dimentica uno fondamentale: il bere tra amici, spesso abusandone, non viene più percepito come una pratica irresponsabile e questo, al pari passo con i dati allarmanti sul consumo dei più giovani, sta astraendosi dal gruppo diventando particolarità anche del singolo, ovvero, non è più necessario bere per sentirsi parte di un insieme di amici che si diverte ma ormai è una cosa inconscia e normale, tollerabile anche da soli come pratica ovvia.

I morti per gli incidenti legati all’alcol, le famose stragi del sabato sera, eventi terribili che ritualmente ogni week-end contano decine di vittime, sono riportati dai media come un rito dovuto ma che è diventato ormai, paradossalmente, un’ovvietà che non sconvolge più nessuno, tantomeno i giovani. Si parla sempre degli effetti a breve termine dell’alcol, legati ad una sera, al problema del guidare in stato di ebbrezza che può portare al tragico incidente, ma degli effetti più a lungo termine, come può essere la dipendenza, chi ne parla? Nel grande circuito d’informazione generalista, quello che anche i più giovani leggono e ascoltano ai telegiornali, chi racconta alle nuove generazioni del problema dell’alcolismo?

Le dipendenze dall’alcol non sono minimamente considerate e percepite nel linguaggio comune dei ragazzi, il bere è visto come una pratica normale e quindi il problema si annulla, diventa vago e questa spirale del silenzio è la problematica da combattere, ma di cui nessuno sembra accorgersi. 13 anni. Questa in Italia l’età media in cui i giovani iniziano a consumare per la prima volta delle bevande alcoliche. Il 17,6% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni ha consumato bevande ad alto tasso alcolico e questa percentuale è tra le più alte in Europa, dove il primo bicchiere è fissato intorno ai 14-15 anni. Questo dato è contenuto nella Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati dal Ministero della Salute in materia di alcol tra il 2007 e il 2009 da cui si legge, anche, che sono il 70,7% i giovani tra i 18-24 anni che consumano regolarmente bevande alcoliche.

Secondo la ricerca del Ministero emerge poi che anche il consumo fuori-pasto è in aumento e nei maschi sarebbe il 31,7% e nelle donne il 21,3%, in un’età compresa tra gli 11 e i 24 anni. Un’altra indagine intitolata “Il Pilota” dell’Osservatorio Nazionale Alcol Cnesps mette in evidenza poi un dato nuovo, quello del binge-drinking ovvero l’abbuffata di alcol volontaria, soprattutto nei week end, per arrivare all’ubriacatura e il 41,7% dei ragazzi e il 20,8% delle ragazze al di sotto dei 18 anni sarebbero vittime di questa pratica. Secondo la ricerca Cnesps è elevata anche la media dei bicchieri consumati in una serata tipo e nella notte del sabato un ragazzo consuma in media 4 bicchieri e una ragazza poco più di 3 in una fascia d’età compresa tra i 19 e i 22 anni. Ancora più preoccupanti i dati se si prendono in considerazioni i giovani sotto i 18 anni e così i bicchieri salgono a 5 per i maschi e 6 per le ragazze.

Da queste statistiche emerge l’età come snodo fondamentale ed è allarmante come i minorenni siano il target che fa crescere in modo esponenziale i valori di queste ricerche. Ricerche che dimostrano come più si cresce e più si abbassano queste pratiche di abuso. Il problema alcol quindi ha il suo passaggio più forte, cosa impensabile alcuni anni fa, nelle generazioni più giovani. Un discorso da non sottovalutare è quello legato anche al sesso femminile. I dati Cnesps dimostrano come il vino diventi la bevanda “da sballo” preferita dai giovani soprattutto nelle ragazze al di sotto dei 18 anni, prima, durante o dopo la serata del sabato tra wine bar, pub e discoteche in abbinamento, oltretutto, ad altre bevande alcoliche.

Una tendenza che si sta trasformando in moda soprattutto col fenomeno del “buletton” così tipica in Spagna, con damigiane di vino e alcolici comprate a basso costo nei supermercati e consumate in gruppo. Perché sono proprio i giovanissimi i protagonisti in negativo di queste ricerche? Di cosa sono vittime e chi può fare qualcosa e in che modo? I dati dimostrano che sono i più adulti, man mano che cresce l’età, a ridurre il consumo di alcol e questo è legato al fatto che i più grandi spesso devono far fronte sempre più spesso a più impegni economici legati alla vita quotidiana, come un mutuo per esempio, e così destinando meno denaro ai divertimenti.

Cosa che non coinvolge i più giovani che possono usare i soldi a disposizione soprattutto per i divertimenti, quindi soprattutto per lo sballo del sabato sera. Un altro ruolo lo ha sicuramente la pubblicità che si insinua nel solco del problema trasformandolo in valore positivo, rendendo l’alcol uno strumento di divertimento e affermazione sociale. Le bevande alcoliche diventano così protagoniste di un marketing spregiudicato abbinando il loro uso ai concetti di moda e spensieratezza senza nessun limite, di cui i giovani sono il target preferito.

Non dimenticando il ruolo della famiglia, sicuramente importante e fondamentale ma che “sfugge” quando i giovani escono in gruppo e questo diventa l’agente di socializzazione più importante, non bisogna tralasciare il concetto di “limite” su cui in Italia nessuna campagna di sensibilizzazione si basa. In questo modo i ragazzi non sentono il bisogno di demarcare un confine oltre cui non andare e questo comportamento diventa parte integrante del vivere comune. Non bisogna sottovalutare poi il consumo del vino, così tipico nelle nostre famiglie e prima forma di “socializzazione” di gruppo verso l’alcol, che diventa un rito normale per i giovani sommandosi poi, nei sabati sera, al consumo di altri alcolici creando quel poli-consumo così dannoso. In Italia sono solo i morti nelle stragi del sabato sera il punto di contatto con la realtà dannosa dell’abuso di alcol e i più giovani lo vivono come un disco già sentito, terribile sicuramente, ma che dà un senso di assuefazione alla notizia che paradossalmente diventa quasi invisibile.

Anche le leggi sono ancora troppo morbide verso questa piaga, leggi che colpiscono chi guida ubriaco ma dimentica chi è in macchina con lui e che quindi può venire raggirata lasciando alla guida l’unico amico lucido permettendo agli altri di bere senza limiti. Possibilità economiche, vuoto istituzionale, pubblicità feroce che trascura il problema, poca attenzione della famiglia, rito di gruppo, in sintesi sono questi i motivi che rendono incontrollabile il problema alcolismo rituale tra i giovani e che rende labile il confine sottile tra svago episodico e dipendenza. Chi si accorge davvero quando il bere diventa qualcosa di necessario? E’ davvero così facile, per un ragazzo, percepire se un qualcosa è irrinunciabile quando viene assimilato come un uso dovuto e normale?

Tassare di più le bevande, mettere dei limiti chiari che non è facile aggirare, sensibilizzare di più sul concetto di limite sin dai primi anni di scuola visto che l’iniziazione al bere, come hanno dimostrato i dati, avviene già nel periodo della scuola media, dare dei limiti alle pubblicità di alcolici che sono sempre più sinonimo di accettazione sociale e divertimento. Questi sono solo alcuni dei campi su cui si potrebbe intervenire ma purtroppo il problema alcol-giovani sembra sempre un discorso accessorio, mai davvero preso in mano dai chi ci governa perché fa meno notizia, almeno sulla carta. Secondo una ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano l’alcol è la terza causa di morte in Italia con 30.000 decessi ogni anno e in Europa è la prima causa di decesso per i giovani sotto i 30 anni. Qualcuno vuole iniziare a prendere appunti?

 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)