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Giovani e alcol, un'accoppiata per nulla vincente

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Giovani e alcol, un'accoppiata per nulla vincente - l'inchiesta

Ore 5 del mattino, una macchina parte a tutta velocità, è la fine di una bella serata, i tre ragazzi a bordo sono felici e anche un po' su di giri. La macchina è nuova, veloce. Troppo veloce. Chi guida non è molto lucido la serata era troppo bella per restare sobri. C'è una curva alla fine del viale alberato, l'automobilista non la vede in tempo, la reazione è lenta, e in attimo la macchina finisce contro un albero. Nessuno sopravvive. Gli accertamenti riveleranno che tutti e tre i ragazzi avevano bevuto, conducente compreso. Tre vite quella notte sono state spazzate via dall'alcol. Ma è stata una notte come molte altre, i tre ragazzi potevano essere i figli di chiunque, i fratelli di tutti.

Sempre più giovani infatti ammettono di consumare alcolici. Dai dati analizzati delle Indagini Multiscopo ISTAT relative a "Stili di vita e condizioni di salute" risulta che il 33,4% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 18 anni ha dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica negli ultimi 12 mesi con una maggior prevalenza per giovani di sesso maschile (37,5%) rispetto a quelli di sesso femminile (29%). Inoltre secondo l'indagine internazionale HBSC, svolta in collaborazione con l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sui comportamenti dei ragazzi in età scolare di 40 Stati europei, i ragazzi italiani sono ai primi posti per il consumo settimanale di alcol. L'indagine europea ESPAD ci dice poi che la percezione della disponibilità di bevande alcoliche è, tra i giovani studenti italiani, fra le più alte in Europa.La televisione, prima fonte di informazione per i giovani di oggi, non aiuta. Una ricerca effettuata dall'Osservatorio Nazionale Alcol e condotta nel 2000-2001 in collaborazione con l'OssFAD ha evidenziato che in 3mila ore di programmazione dei palinsesti televisivi in chiaro la presenza di scene o situazioni inerenti il consumo di alcol si registra in media ogni 13 minuti.


L'alcol fa dunque parte della nostra cultura ma l'abuso non è certo da incoraggiare. I danni che può fare allo sviluppo sono enormi, l'abuso di alcol da parte di un giovane provoca distruzione delle fibre nervose, soprattutto a livello centrale del cervello, con delirio, allucinazioni, aggressività e diminuito controllo dei movimenti. Mentre a livello periferico provoca neuropatie,distrofie a livello muscolare, tremori fini e persistenti. Le conseguenze possono però protrarsi anche in età adulta. il danno a quel punto avverrà a livello epatico, gastrico ed intestinale. Si possono manifestare infarti, ictus, e si arriva alla cirrosi epatica ed in fine alla morte. Eppure i giovani bevono e scelgono soprattutto vino e super alcolici, i più dannosi ma dal sapore dolce e quindi più affine ai loro gusti ancora giovani. Il problema poi non è solo il bere ma anche in quali quantità. È stato accertato che non esiste una soglia quantitativa sotto la quale non si presentano problemi. Quindi la soluzione è una sola: non bere. Campagne di sensibilizzazione ogni anno arrivano da televisioni e cartelloni pubblicitari ma i consumi non sembrano subirne l'effetto, la domanda è banale ma sorge spontanea: perché i ragazzi,pur a conoscenza dei rischi, bevono? Perché l'alcol unisce, fa gruppo ed è fico. L'alcol fa divertire, si ride di più e si pensa anche meno. Nell'era dei social network in cui i giovani socializzano attraverso la protezione sicura dello schermo la vita vera fa un po' paura e magari andare a parlare con quella ragazza che piace tanto non è poi tanto facile come scriverle in chat.


Come se non bastasse sono poi nate delle mode come il binge drinking moda americana del bere lontano dai pasti un numero non inferiore ai 5 drink in meno di due ore, o più recente ma non meno pericoloso l' "eyeballing" che prevedeva di versare le vodka negli occhi. Con questa pratica i ragazzi pensano di ubriacarsi più velocemente. Ma a parte la pericolosità, si è scoperto che è anche perfettamente inutile. Tra gli adolescenti emergono relazioni dirette tra l'approccio alla sostanza alcolica e l'abilità nel trovare soluzioni alle difficoltà che si presentano nella quotidianità. Le strategie messe in atto dai forti bevitori si limitano per lo più alla fuga dai problemi. Forte influenza nella scelta del consumo di alcolici viene dall'ambiente familiare e dal gruppo di amici. Se tutti bevono birra anche io bevo birra. Esiste poi quella che gli studiosi chiamano "personalità da alcol". È un carattere artificiale, creato dal'alcol stesso che può cambiare le abitudini e la personalità del bevitore inducendolo a provare una segreta ostilità e un antagonismo represso nei confronti delle altre persone. Gli effetti dell'alcol non si riflettono però solo sulla persona che beve ma anche su chi gli sta intorno, sugli amici, sulla famiglia, creando così un girone infernale dove è l'alcol dettare le regole. Senza contare gli incidenti d'auto. Sempre secondo l'ISTAT ogni anno sono attribuibili direttamente o indirettamente all'alcol il 45% degli incidenti stradali.


Il fatto che l'alcol in Italia sia facilmente reperibile anche per i minorenni non aiuta, come non aiuta il fatto che questo, a differenza delle droghe, sia legale. E forse sarebbe anche una generalizzazione dire che la dipendenza da alcol è solo il preludio a una dipendenza da altre droghe ma a volte è anche questo. Spetta agli adulti il compito assai arduo di educare i figli in questa società in cui si sentono soli e fragili, senza mete, a volte con nulla da desiderare perché hanno tutto; sono stati preceduti anche nei desideri, ma tutto ciò non li ha resi né più felici, né più forti ma solo più deboli, paurosi, e senza grandi iniziative. Sarebbe importante chiedere agli adulti una maggiore coerenza: rispetto alle leggi, alle pubblicità, agli esempi in generale. Sentiamo e leggiamo tante belle parole, ma poi non c'è nessun esempio su larga scala che tenga i giovani lontani dall'alcol, né ci sono stati finora programmi di prevenzione per l'alcol; sembra che ancora non sia chiara l'emergenza che invece gli addetti ai lavori già segnala da tempo.


Alessandra Raimondi


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)