Giovani e donne, le emergenze del fenomeno alcol
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Si beve fin dai 13 anni, si associa a droghe. Secondo l'Oms è la prima causa di morte tra i giovani
Sempre più persone ubriache finiscono nei guai dopo un intervento delle forze dell'ordine. Lo attestano le ultime cronache
locali. Giovani e spesso donne.
La ricerca di un'integrazione, di un migliore rapporto con gli altri, sarebbe questa la motivazione che spingerebbe, secondo
gli esperti, sempre più ragazzi, fin dall'adolescenza, a bere alcolici, dai più "banali" aperivi, come le birre, ai
superalcolici.
Sono soprattutto ragazzi, ma sempre più il fenomeno interessa le femmine.
Una indagine Istat dà conto del fatto che tra i 14 e i 17 anni, tra il '98 e il 2007, il consumo di alcol è passato dal 12,6%
al 20,5 %. Cresce il consumo fuori pasto soprattutto tra le ragazze (dal 9,7% al 17,9%), ma rimane più diffuso tra i maschi
(dal 15,2% al 22,7%). Il trend ferrarese sarebbe in sintonia con quello nazionale. I giovani cominciano a bere in gruppo,
durante le sere di festa, nei bar, durante la cena, come nei pub e in discoteca, per fare nuove amicizie, "per attaccare
pezza". Sperando di essere meno timidi, più disinibiti e disinvolti, anche nei confronti dell'altro sesso. Gli esperti
sostengono sia dovuto a un sempre più endemica e diffusa insicurezza, che spingerebbe ad assumere l'alcol in associazione a
sostanze stupefacenti, dall'hashish alla cocaina. Si parla di ‘politossicomania' per indicare la commistione tra alcol,
droghe e farmaci, che ha luogo sempre più di frequente tra le nuove generazioni.
"La pubblicità - sostiene un membro dell'associazione Alcolisti Anonimi - purtroppo non aiuta il percorso di
sensibilizzazione che conduciamo da anni: anzi, gli inserzionisti considerano i giovani e le donne il target prediletto per
le loro campagne di marketing, investendo sempre più risorse in questa direzione, proponendo modelli che associano al bere a
valori come il successo, la ricchezza, la creatività, le amicizie, il divertimento, il sesso e addirittura la salute".
Non va trascurato, sottolinea l'ex alcolista ferrarese, "anche il fatto che il prezzo degli alcolici incentivi il loro
consumo e che - aggiunge - l'acquisto presso i supermercati, possibile in modo anonimo anche da parte di minori, contribuisca
a stimolarne l'uso. Quando andiamo nelle scuole - continua il referente di Aa -, nel corso degli incontri di informazione con
i più giovani, raccogliamo racconti anonimi di ragazzini anche 13enni, che ci testimoniano un abuso sempre più diffuso tra le
giovani generazioni". Un fatto molto grave, se si considera, come sottolinea l'ex alcolista, "che l'alcol, sul fisico degli
adolescenti, interfisce con il normale sviluppo neuro-cognitivo".
L'aperitivo si fa anche tutti i giorni, e non solo durante il weekend: "Iniziano a bere - riferisce l'operatore - solitamente
intorno alle 19, uno, due, cinque aperitivi, spesso fino alle prime ore del mattino, quando purtroppo alcuni si mettono al
volante per tornare a casa". Si riforniscono al supermercato, per spendere meno, e per evitare i divieti di vendita ai minori
di 16 anni applicati nei locali - ma spesso disattesi, come riferirebbero gli adolescenti intervistati nel corso di una
ricerca effettuata tra i 15enni ferraresi, da Promeco, nel 2005 -, ubriacandosi almeno una volta a settimana (il 10,2% degli
giovani intervistati, mentre, con la stessa frequenza, il 24,7% berrebbe superalcolici). In occasione degli incontri nelle
scuole, gli studenti segnalano come le risse nei locali notturni, coinvolgerebbero, di frequente, le persone ubriache.
"Rifiutare di ‘farsi' una birra con gli amici contribuirebbe a percepirsi come emarginati rispetto al gruppo", come sostiene
il referente di Aa, che si fa testimone dei racconti dei giovani studenti. "Dalla birra - sostiene l'associato -, il passo
per una ‘canna' è breve. Manca la consapevolezza del rischio di intraprendere una strada di pericolosa dipendenza, perché la
sensazione è quella di emanciparsi, copiando i comportamenti altrui in modo da integrarsi meglio e sentendosi così
‘normali'". Il gruppo avrebbe una funzione disinibente, ma anche contenitiva: "Dà il limite - spiegano gli operatori di
Promeco - a chi non riesce a fermarsi, indica il giusto mezzo tra un ferreo autocontrollo e un lasciarsi andare distruttivo e
molesto".
Gli esperti segnalano una diffusione di un fenomeno recente tra i giovani tra i 13 e i 24 anni, definito con il termine di
‘binge drinking': si tratta di bere almeno 5 bevande alcoliche fuori pasto nell'arco di 2 ore. Su 26 fattori di rischio per
la salute individuati dalla Organizzazione mondiale della Sanità, l'alcol si colloca al terzo posto, dopo tabacco e
ipertensione. Per i giovani, invece, rappresenterebbe la prima causa di morte: un decesso su 4 tra i ragazzi tra i 15 e i 29
anni. Su 170mila incidenti sulle strade italiane, 50mila sarebbero causati all'alto tasso di alcol nel sangue, di cui 6mila
riguardano giovani. Una relazione del Ministro della Salute del 2006, riferiva che 24mila morti alcolcorrelate colpirebbero
gli over20, di cui 7mila donne. In altri termini, sarebbe la causa del 6,23% dei decessi tra gli uomini e del 2,45% tra le
donne.
Le sanzioni per ebbrezza non sarebbero, secondo l'ex alcolista, una soluzione: "L'alcolismo non va trattato come reato, non
bisogna trattare gli ubriachi come delinquenti. L'etilismo - sostiene il referente di Aa - è una malattia ed insieme un
problema sociale, causa di incidenti, infortuni sul lavoro e comportamenti violenti, da affrontare indicando un percorso di
uscita presso centri opportuni, dai Sert alle comunità, fino alle associazioni di auto-aiuto come la nostra".