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Giovani e salute: eyeballing, l'ultimo sballo

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Eyeballing: l'ultimo "sballo"

Bicchieri di vodka o di whisky usati come un collirio. Superalcolici versati come se fossero gocce negli occhi per raggiungere in pochi

minuti lo "sballo" puro. È questo l'ultimo capitolo dell'extreme drinking, il bere estremo che tenta sempre più i giovani. Una pratica

impressionante che è appena arrivata anche in Italia. Si spalancano gli occhi, si fa aderire il collo della bottiglia o il bordo del

bicchiere pieni di alcol e si versa. Se volete farvi un'idea dell'eyeballing vi basta cliccare sul web dove impazza. Il passaparola tra i

giovani è arrivato su Facebook e su Youtube si trovano spiegazioni su questa nuova moda che spopola nei rave party. Una pratica pericolosa nata in Francia, che si è diffusa in Gran Bretagna, per poi sbarcare nel nostro paese. Ma spesso i giovani non sanno a che rischi vanno incontro, perché se ubriacarsi fa male, assorbire superalcolici dagli occhi, può rendere ciechi in modo definitivo.
Un falso mito. "È una pratica stupida e dolorosa. I ragazzini pensano che assorbire l'alcol dalla mucosa oculare porti allo sballo immediato,

in funzione della vicinanza con il cervello, ma non è così" spiega Emanuele Scafato, gastroenterologo, epidemiologo dell'istituto superiore

di Sanità e presidente della Società italiana di alcologia. "Di solito, per ubriacarsi, i ragazzi bevono 5-6 bicchieri di bevanda alcolica,

una quantità che è letteralmente impossibile far passare dagli occhi. In realtà i giovani fanno eyeballing quando sono già ubriachi".
Pericoli per la salute. Ma quali sono i pericoli per la salute? "Se si mette il collo della bottiglia sul bulbo oculare e si applica una pressione" continua Scafato, "l'occhio risulta immediatamente danneggiato sia per un danno meccanico diretto alla cornea, sia attraverso una ischemia dovuta allo scarso afflusso del sangue a causa della compressione. Ma non è tutto. Quando si versa l'alcol la situazione peggiora.

Il contatto con il liquido fa molto male irrita la congiuntiva e peggiora l'abrazione della cornea già danneggiata. In funzione di quantità

di alcol e di durata dell'esperienza si può arrivare immediatamente alla cecità irreversibile". In Italia il 14,4% delle intossicazioni da

alcol coinvolgono minori di 14 anni, mentre il 25,4% sono giovani fra i 25 e i 35 anni.
Mode 'estreme'. Ma perché i ragazzi cercano pratiche così estreme? "Oggi l'alcol è una nuova dipendenza, ma non quella dei nostri nonni, una

ben più subdola e non sufficientemente stigmatizzata. I giovani si danno appuntamento su Facebook e si trovano in una piazza per ubriacarsi insieme. C'è una compulsività collettiva, una esigenza patologica di intossicazione collettiva. Un rito che spinge i teenager a incontrarsi

non più per socializzare ma per intossicarsi nell'indifferenza della collettività. Una droga a basso costo e di vasta portata che sta

sconvolgendo i giovanissimi che sono candidati a un incrementato rischio di demenza precoce a causa del bere, proposto sempre e costantemente come un valore positivo. L'alcol è sempre presente nei grandi eventi e la pubblicità suggerisce che non è possibile divertirsi senza

superalcolici. Si tratta di un messaggio sbagliato, rafforzato anche da alcuni personaggi dello spettacolo, beniamini dei

giovanissimi, che neutralizzano con poche, irresponsabili battute, il lavoro delle istituzioni, degli operatori , gli investimenti pubblici

di milioni di euro delle campagne di prevenzione. Il tutto a dimostrazione della mancanza di cultura e di sensibilità sulla prima causa di

morte tra i giovani in Italia".
I dati. Nel nostro paese ci sono 66mila alcol dipendenti e fra loro l'1,1% ha meno di 19 anni. Alla lunga l'uso dell'alcol influisce sul

cervello, indebolisce la memoria. A rischio anche il fegato che viene danneggiato e alla lunga può portare alla cirrosi epatica o al tumore.
Messaggi sbagliati. L'alcol è facile da reperire ed è anche una sostanza economica. "A volte sembra che non ci sia divertimento senza

superalcolici. I giovani fanno collette alcoliche come regalo per un compleanno, fanno spese collettive al supermercato e poi si nascondono a

bere". I ragazzi sono lasciati troppo soli di fronte a questo problema. C'è una responsabilità degli adulti? "Va considerato che sono

lievitati gli investimenti pubblicitari in questo settore: erano 169 milioni nel 2007 e sono diventati 307 nel 2010" spiega Scafato. "Happy

hours, pub's crawl, open bar, 'drink as much as you can' erano fenomeni commerciali in voga nei paesi anglosassoni ma sconosciuti sino a

pochi anni fa da noi. E si è fatto poco per contrastare l'aumento vertiginoso della disponibilità di alcol ai giovani e ai minori. Ad

esempio, nonostante il codice penale vieti la somministrazione di alcolici ai minori di anni 16, gli stessi sindaci sono costretti ad

ordinanze comunali, spesso "creative" e sicuramente disomogenee rispetto al territorio di competenza, per vietare ciò che è nei fatti già

vietato. Questo testimonia una debolezza delle forze in campo. C'è molto da recuperare per tutelare i giovani".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)