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Giovani, è l'alcol la vera droga

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Giovani, è l'alcol la vera droga

Si chiama "Capodanno thailandese". Rappresenta una delle nuove frontiere dello sballo alcolico fra i giovani. Uno dei riti dell'eccesso che

hanno accompagnato l'arrivo del nuovo anno portando con sé nuove vittime, soprattutto giovani, in un viaggio ad altissimo livello alcolico. E

ad altissimo rischio per molti ragazzi che, secondo le cronache di questi giorni, sono stati ricoverati nelle diverse strutture ospedaliere

in "coma etilico".
Il nuovo cerimoniale non conserva nulla del lontano paese esotico. Tanto più che in Thailandia, il Capodanno si festeggia a metà aprile. Quel

che conta, è che il nuovo festeggiamento, il nuovo confine del "binge driking", lo sballo che porta alla sbornia, anticipa i brindisi di

mezzanotte e l'inizio delle libagioni nel pomeriggio dell'ultimo giorno dell'anno. Molti ragazzi si sono dati appuntamento per iniziare le

"relazioni alcoliche" con largo anticipo in un cerimoniale iniziato con un bel "botto" già all'ora della merenda.
Ma altri dati allarmanti emergono da un importante studio intitolato "Intossicazione acuta alcolica in età adolescenziale nella provincia di

Pordenone" condotto da un'equipe di esperti: Paolo Cimarosti, responsabile del servizio di alcologia dell'Ass 6 insieme a Franco Puppin,

responsabile del pronto soccorso pediatrico, Elisabetta Miorin della pediatria, Francesco Moscariello, direttore del pronto soccorso degli

ospedali riuniti di Pordenone e Valentina Furlan del servizio di alcologia e Carlo Francescutti del servizio gestione e innovazione

tecnologie informatiche dell'Ass 6.
I dati sono stati analizzati e raccolti dall'1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2011 e riguardano gli episodi di accesso e dimissione dai pronto

soccorso della provincia di Pordenone per i giovani da 0 a 18 anni per offrire una fotografia dell'evento acuto portato all'attenzione dei

pronto soccorso ospedalieri (intossicazione acuta alcolica). I casi totali segnalati sono stati 116 e nei 4 anni analizzati, il fenomeno si è

confermato stabile con una media quindi dai 2 ai 3 ragazzi il mese. Il 90% dei casi si riferisce a bambini adolescenti oltre i 14 anni dove

il rapporto fra maschi e femmine è di 2 a uno: 40 femmine e 76 maschi. Nei casi in cui l'alcolemia è stata rilevata, il valore medio è

risultato pari a 194,6 mg/ dl, con un valore medio superiore nelle femmine rispetto ai maschi ed è evidente una maggiore percentuale dei casi totali nei giorni festivi (94 casi pari all'81,03%).
Perché questa escalation e, soprattutto, questo coinvolgimento dei giovanissimi? «La nostra società schizofrenica - ha commentato Cimarosti -ancora non si è chiesta la ragione del bere. E gli adulti spesso sottovalutano il problema. Pretendiamo dai ragazzi dei comportamenti responsabili in merito al rapporto con l'alcol e manca un vero modello tra gli stessi adulti. Quante volte sentiamo dire che "un goccetto di alcol fa bene alla salute"? Ormai è sparita la tradizione mediterranea di bere solo durante i pasti mentre si è fatta largo, la consuetudine di un uso sociale degli alcolici. Nell'abuso dell'alcol, è poi sparita la distinzione fra adulti e giovani e fra donne e uomini mentre dilaga il rito del "binge drinking", il meccanismo che porta a bere fino allo sballo. Il ruolo delle famiglie (il primo esempio per i giovani) e delle istituzioni si conferma fondamentale. In quest'ultimo caso, ad esempio, in riferimento all'applicazione delle leggi come quella che proibisce la vendita di alcol ai minori di 16 anni. Quanti locali pubblici controllano davvero l'età dei giovani cui somministrano gli alcolici? E' necessario intervenire ponendo mano in maniera decisa alla cultura del bere informando e formando le persone che devono intervenire contro questo "lubrificante sociale" che, come si dimentica troppo spesso, dà dipendenza come una droga, causa il cancro e rappresenta la prima causa di morte fra i giovani attraverso le morti in incidenti stradali.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)