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Gli effetti della marijuana sulla salute

Gli effetti della marijuana sulla salute

Gli effetti della marijuana sulla salute

La cannabis ha svariati usi terapeutici, ma l’abuso crea dipendenza e può generare disturbi permanenti, soprattutto nei più giovani. Ecco quando una canna può farci del male, e quando invece è innocua

Dal primo gennaio di quest’anno l’acquisto e il consumo di marijuana sono diventati legali in Colorado, non solo per fini terapeutici ma anche per scopi ricreativi. In tutti gli Stati Uniti si prospetta una diffusione a catena della liberalizzazione della cannabis, a partire dallo stato di Washington. Nel sud America, il senato uruguaiano meno di un mese fa ha votato la legalizzazione della vendita di cannabis, con una legge che entrerà in vigore tra poco più di tre mesi (di seguito una mappa di come procede nel mondo la legalizzazione della marijuana).

Anche in Italia si è riaperto il dibattito sulla possibile liberalizzazione delle canne. Il confronto è concentrato soprattutto su aspetti economici e politici, ma quali sono gli effetti della marijuana sulla salute umana? Ne abbiamo parlato con Walter Fratta, ordinario di farmacologia dell’università di Cagliari, che ha definito la cannabis come una sostanza “a due anime, una positiva e una negativa”.

Il più noto principio attivo della cannabis è il Delta-9-tetraidrocannabinolo (detto Thc), isolato per la prima volta in Israele nel 1964 e considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi.

“Da un punto di vista medico c’è molta ricerca sulle potenzialità terapeuitche del principio attivo della cannabis. A livello biomedico già da alcuni anni ci sono prove che indicano che il Thc è un ottimo analgesico e può essere sfruttato per alleviare alcune forme di dolore. In particolare viene utilizzato per pazienti terminali quando gli altri analgesici non hanno più effetto”, ci racconta Fratta. In commercio a livello mondiale si trovano medicinali a base di componenti e derivati della cannabis: fra questi c’è il Sativex, già presente in undici Paesi fra cui anche l’Italia, che ha indicazioni specifiche per la sclerosi multipla.

“Altri studi riguardano gli effetti neuro-protettivi per malattie degenerative come il Parkinson, ma non sono ancora stati prodotti farmaci”, continua Fratta. Possiamo quindi considerare la cannabis come una sostanza terapeutica?

 “Solo l’uso medico controllato, e solo in casi specifici, può portare benefici dal punto di vista clinico. L’uso non controllato e l’abuso non portano ad alcun beneficio”, chiarisce il farmacologo. La cannabis, in altri termini, può essere considerata un medicinale solo se viene utilizzata come tale.

Già dalla medicina tradizionale è noto che la marijuana stimola l’appetito (la cosiddetta fame chimica), e per questo è utilizzata per le forme di inappetenza in pazienti terminali o per chi perde l’appetito a causa della chemioterapia. “Sono in corso diversi studi pre-clinici sugli animali anche per altre malattie dell’appetito come anoressia e bulimia. Esistono pubblicazioni cliniche del dottor Monteleone che hanno verificato che queste patologie agiscono sugli stessi recettori su cui agisce la cannabis“, racconta Fratta: “Non ci sono però, ad oggi, farmaci specifici approvati, perché mancano ancora studi che ne provino l’efficacia, la non tossicità e la mancanza di effetti collaterali. Se tutto va bene, dovremo attendere solo qualche anno prima di vederli negli scaffali”. Ammesso che – nel frattempo – qualche multinazionale farmaceutica decida di investire su questi medicinali.

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.wired.it/lifestyle/salute/2014/01/08/effetti-marijuana-salute/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)