Gli emigranti dell'alcol
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Milano vieta consumo e possesso, under 16 pronti a scatenarsi nei comuni vicini. Il pellegrinaggio degli adolescenti fra Sesto e Bresso.
FRANCESCO SPINI
MILANO. Da domani si cambia movida. Meno colonne di San Lorenzo e più Parco Nord. Meno Duomo e più periferia (ex) operaia. Morale: per farsi una birra o un mojito si emigra da Milano. Dove? Nelle città dove ancora resiste l'alcol libero per i giovanissimi. A portata di metro, tram o (più spesso) motorino. «E che problema c'è? - ridacchia Samuel, 15 anni, in sella al suo cinquantino fermo in piazza San Babila -. Prendiamo lo scooter e andiamo a nord. Prima cinema alla Bicocca, poi allunghiamo fino a Sesto, che sta a meno di un chilometro, e nessuno potrà dirci nulla». Salva la birretta (o anche due, tre, quattro...), salvo il portafoglio di mamma e papà, che non rischiano di vedersi recapitare a casa la multa da 450 euro stabilita dal sindaco Letizia Moratti nel caso in cui il pupo sia trovato in flagranza di bicchiere.
Nella zona che separa i due capoluoghi «proibizionisti» - Milano a sud, Monza a nord - un po' allarmati sono. Sul sito «Sestonotizie.it» lanciano l'allarme: «Il grande rischio, Sesto San Giovanni "zona franca" per il consumo di alcolici». E di «zone franche» parla anche il presidente della Provincia, il Pdl Guido Podestà. «Ciò che da domani sarà proibito a Milano - dice -, sarà invece possibile in tutti i paesi dell'hinterland e questo si potrebbe trasformare in un nuovo fenomeno di migrazione notturna di molti giovanissimi verso i comuni limitrofi, aumentando così anche il rischio di incidenti stradali notturni». Per questo chiede di «adottare e prevedere al più presto politiche integrate e sicure».
A Sesto San Giovanni i locali attendono l'invasione dei motorini e promettono il massimo rigore. «Quando vediamo che arrivano 10 ragazzini e chiedono 10 cocktail gli chiediamo la carta d'identità. E immancabilmente se ne vanno - racconta Massimo Piromallo, titolare della Baracca -. Continueremo a fare così, siamo un locale tranquillo e vogliamo gente tranquilla. Il punto però è un altro. L'ordinanza di Milano colpisce l'alcol, ma troppo spesso capita di vedere ragazzini di 16 anni o giù di lì che arrivano nei locali già "fatti" di cocaina. Dire stop all'alcol, quindi, è un po' come bloccare un fiume quando c'è il mare che ti inonda. Servono più controlli nelle discoteche, nei parchetti...».
Il sindaco di Sesto, il Pd Giorgio Oldrini, non crede all'allarme "grande migrazione": «È ridicolo». Sull'ordinanza milanese è netto: «Milano conferma il solito vizio. Prende le decisioni senza consultarsi con gli altri e poi chiede a tutti di fare lo stesso. Lo schema secondo cui l'imperatore decide e i sudditi seguono non ci piace. Sarebbe molto più utile un coordinamento preventivo», scandisce Oldrini. Il quale non è per nulla convinto di adeguarsi: «Temo si tratti di una grida manzoniana. Se tra un mese i controlli finissero e tutto tornasse come prima, le istituzioni farebbero una figura da irresponsabili. Prima, dunque, voglio vedere gli effetti».
Ci si sposta di qualche chilometro, ai margini del Parco Nord. Ed eccoci a Bresso, 27 mila abitanti attaccati a Niguarda, una manciata di locali. C'è l'Officina della Birra dove, come spiega il titolare Claudio Poletto, «non abbiamo mai dato da bere a gente sotto i 16 anni e non intendiamo cominciare ora». Qualche centinaia di metri più in là e il nome diventa più evocativo: «La locanda del santo bevitore». A fare da pubblicità, una preghierina blasfema non esattamente pensata per chi passa le serate a chinotto: «Padre nostro che sei in cantina...», «...venga a noi il tuo buon vino...», «...sia fatta la tua volontà nel goderne in quantità...». Per chiudere con un «non ci indurre all'astemia ma liberaci dall'acqua, così sia». «Goliardia, anche il parroco ci sgrida sempre», dice il titolare Lucio Talarico, 44 anni. Qui le schiere di ragazzini si presentano già, tutte le sere fino alle 2 di notte. E per Talarico è un bel daffare tenere tutti a bada. «Anche se chiediamo i documenti, molti non li danno - racconta -.
Mandano avanti i più "vecchi" del gruppo e io che posso fare? E poi a quell'età sono tosti, sono aggressivi. Per sedare una rissa di sedicenni a colpi di caschi le ho prese anche io...». Lui non crede nei pellegrinaggi alcolici («a Milano i ragazzi si fanno una bella risata su quest'ordinanza») ma promette: «Staremo attenti».
E il sindaco di Bresso, Fortunato Zinni, pure lui Pd, non pensa di replicare l'ordinanza milanese. «Aspettiamo il contraccolpo. Per ora il problema dell'alcolismo non è prioritario nella nostra città. Ma se dovesse scattare l'effetto invasione ed emulazione, studieremo il da farsi insieme con le forze dell'ordine».