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Gli italiani malati di gioco d'azzardo: osservazioni

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«Gli italiani malati di gioco d’azzardo»

Inquietanti gli aspetti emersi nel corso di un seminario tenutosi a Firenze. Il 70-80 per cento della popolazione adulta coinvolta nel fenomeno. A rischiare maggiormente le fasce sociali più deboli
Gli italiani preferiscono mangiare meno per tentare il colpo che può cambiare la loro vita. Sono sempre più poveri, ma i soldi per il gioco riescono sempre a trovarli. È quanto è emerso durante il seminario “Per un gioco legale e responsabile: aspetti sociali e ruolo della Polizia” che si è svolto oggi presso la sede della Regione Toscana a Firenze. Organizzato dalla Sipl, Scuola interregionale di Polizia locale (Emilia Romagna, Liguria e Toscana), in collaborazione con il Forum italiano per la sicurezza urbana e Avviso Pubblico (Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie), il convegno ha messo nel mirino il fenomeno del gioco in Italia e in Toscana, con particolare riferimento al gambling compulsivo, la dipendenza da gioco d’azzardo. Sono stati evidenziati i dati dell’Istat sul crollo dei risparmi, sul calo delle spese alimentari (nel 2010, il 65,35% delle famiglie ha comprato meno cibo e il 13,6% ne ha diminuito pure la qualità) e sull’impennata vertiginosa per il gioco. Siamo passati dai 14,3 miliardi di euro del 2000 ai 24,8 del 2004, ai 47,5 del 2008, ai 79,9 miliardi del 2011 con una stima per l’anno corrente di ben 130 miliardi di euro.
IL GIOCO PER RICICLARE IL DENARO SPORCO – Durante il convegno si è parlato di come gli enti locali possano favorire un approccio responsabile al gioco, ma è stato affrontato anche il tema dei fenomeni criminali ad esso connessi. Il mercato che si è creato intorno al gioco costituisce una grande attrattiva per la criminalità organizzata e per le mafie, che ne approfittano per riciclare il denaro sporco.
LE CIFRE DEL FENOMENO – Secondo i dati del Rapporto Eurispes 2009, in Italia il gioco d’azzardo coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta (circa 30 milioni di persone), soprattutto gli uomini tra i 20 e i 60 anni. L’anno scorso nel nostro Paese sono stati spesi quasi 80 miliardi di euro mentre per il primo trimestre del 2012 c’è un aumento di spesa del 28,9% rispetto a dodici mesi fa. Ben il 56,3% del fatturato totale è stato raccolto da slot machine e videolotterie, seguite da Gratta e Vinci (12,7%), Lotto (8,5), scommesse sportive (4,9), Superenalotto (3%), bingo e puntate ippiche.
IL GIOCO COME DROGA E PATOLOGIA – Secondo il presidente dell’associazione onlus Centro sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia, Matteo Iori, «sono le persone più fragili e le fasce sociali più deboli a rischiare di più». Infatti, risulta che a giocare maggiormente sono le persone con titolo di studio più basso: l’80,3% di chi ha la licenza media, contro il 70,4% di chi possiede un diploma e il 61% dei laureati. Ma chi si perde nelle “macchinette” sono i minori e chi vive nell’insicurezza perché non ha garanzie lavorative: l’86,7% di chi è in cassa integrazione contro l’80,3% dei lavoratori saltuari e il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato. Secondo una ricerca epidemiologica del Cnr, il 2,2% della popolazione italiana è a rischio o ha già contratto il cosiddetto Gap (Gioco d’azzardo patologico), con le stime che parlano del raddoppio di questo dato nel giro di pochissimi anni. Nonostante ciò, l’Italia non garantisce il diritto di cura per i giocatori patologici perché è molto arretrata sul riconoscimento di questa malattia.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)