Gotta: il ruolo del'alimentazione
cufrad news alcologia alcol fattori di rischio
Gotta, ruolo dell'alimentazione e cure
La gotta è una malattia delle articolazioni che deriva dalla deposizione di cristalli di acido urico. Questo, se eccessivamente presente nel
sangue, porta forme acutissime di artrite; gli attacchi tendono a diventare sempre più frequenti fino a giungere a una forma di artrite
cronica.
Quali sono i sintomi della gotta? Un attacco di artrite dolorosissima e improvvisa, a volte con febbre, solitamente all'articolazione alla
base dell'alluce: problema che solitamente si risolve nel giro di qualche giorno.
Questi attacchi possono arrivare "di sorpresa", solitamente di notte, ma a volte possono essere dovuti a eccessi alimentari o di bevande
alcoliche (la birra in particolare), o a camminate molto stancanti che causano uno stress importante delle articolazioni. Alcuni cibi in
particolare favoriscono la gotta: le carni rosse, i crostacei, i formaggi fermentati, ma anche gli alcolici, le bevande zuccherate che
contengono fruttosio, grossi quantitativi di frutta.
La gotta è una malattia che si conosce fin dall'antichità, ma oggi è più frequente rispetto a 20-30 anni fa. Si sta diffondendo in
particolare nei Paesi in via di sviluppo o di recente boom economico (come la Cina), dove l'alimentazione è fortemente cambiata negli ultimi
decenni portando la percentuale di gottosi al livello di quella italiana. Anche l'uso di alcune medicine può favorire l'iperuricemia
(accumulo di acido urico).
Infine, le cure. La gotta, è una malattia da cui si può guarire e la terapia segue due linee: prima è necessario far cessare gli attacchi
acuti di artrite (con antinfiammatori) e quindi abbassare i livelli di acido urico nel sangue con l'allopurinolo, oppure con il più recente
febuxostat, farmaco oggi disponibile in Italia. Con un'avvertenza: il trattamento con questo farmaco può portare a un intensificarsi degli
attacchi per lo sciogliersi dei depositi di cristalli, dunque questa parte della terapia va integrata con antinfiammatori per almeno 3-6
mesi.