338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Grosseto, inchiesta choc: il primo bicchiere a otto anni

alcol alcolismo

Sempre più minori in Maremma cadono in trappola. E il pericolo, spiegano gli esperti, non è nei locali ma in famiglia.
I dati Asl confermano, l'età del rischio si abbassa. E si comincia a bere dentro casa
GROSSETO. In provincia di Grosseto il primo assaggio di alcol non avviene nei locali della movida notturna, ma si consuma in famiglia, a tavola coi genitori. L'età del consumatore precoce è scesa addirittura sotto ai 10 anni (generalmente 8-9 anni), e i bicchieri sono riempiti non di superalcolici ma di vino. Aumentano, insomma, i baby-alcolisti e sono sempre più precoci.
Sono alcuni dati-chiave emersi ieri a Villa Pizzetti nel corso dell'Alcohol prevention day, giornata clou del mese di prevenzione alcologica promosso dal ministero della salute in collaborazione con Società italiana di alcologia, Aicat (associazione club alcolisti in trattamento) ed Eurocare. Secondo l'Asl 9 è proprio in famiglia che si concentra il cuore delle abitudini sbagliate o a rischio. Ed è qui che va puntato il mirino l'arma della prevenzione per contrastare il boom maremmano dei giovani consumatori di alcol.
A livello nazionale le ricerche (riferite al 2003 e condotte dall'istituto superiore della sanità sulla base di un'indagine Istat) rilevano come «la tendenza al consumo di alcolici tra i giovanissimi e gli anziani (fascia d'età tra i 15 e 25 anni e ultra 65enni, soprattutto donne) sia cresciuta», spiega Giuseppe Corlito, coordinatore del dipartimento per la prevenzione e la tutela del disagio dell'Asl 9. Tutto confermato a livello provinciale, dove i dati sono irrobustiti da una inchiesta recente e soprattutto condotta "sul campo". L'indagine, finanziata dal Cesvot, promossa dall'Acat di Grosseto e dalla rete dei servizi, ha coinvolto 1002 studenti delle scuole superiori sotto forma di questionario anonimo.
«Contrariamente a quanto si riteneva finora sulla base di un'errata campagna mediatica - dice Corlito - emerge come il primo bicchiere non sia consumato nei locali, ma in famiglia. E in calo è anche l'età, visto che il primo bicchiere lo si beve sotto ai 10 anni». Il consumo ha il suo picco tra i 10 e 14 anni, mentre a 16 i ragazzi sembrano "stabilizzare" il rapporto con l'alcol. Altro dato: «I giovani maremmani consumano alcool nell'85% dei casi e in dosi dannose per gli stessi adulti, ovvero 2 unità standard (20 grammi di alcol puro) al giorno per i maschi, e 1 unità (10 grammi di alcol puro) per le ragazze. In più del 50% dei casi non si tratta del superalcolico, ma del vino consumato durante i pasti, a tavola. Gli stessi ragazzi, nel 50% dei casi (quindi 500 studenti), hanno dichiarato di aver sperimentato almeno un episodio di ubriachezza nei 12 mesi prima dell'inchiesta». Si tratta, in ogni caso, di persone "a rischio" su più fronti, che hanno confessato un rendimento scolastico insufficiente, hanno un basso livello di autostima e rischiano grosso, alla guida delle due ruote. Dati interessanti forniti dall'unità funzionale dipendenze del distretto area grossetana (Sert) mostrano come negli ultimi anni emerga un costante aumento del numero di pazienti che si rivolgono all'ambulatorio alcologico. Negli anni la media è stata costante e superiore alle 100 unità (140 nel 2009), e indica soprattutto un aumento della percentuale di donne, che dal 14,3% del 2005 è salita al 20% del 2009. In realtà è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno più diffuso. Sono molte le persone e le famiglia che non trovano la forza di chiedere aiuto al centro di ascolto o all'ambulatorio alcologico».