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Harvard Medical School: tumori, più della metà dei pazienti non smette di fumare dopo la diagnosi

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Tumori, più della metà dei pazienti non smette di fumare dopo la diagnosi

Troppi fumatori non riescono a smettere anche una volta ricevuta una diagnosi di cancro. L'allarme è lanciato da una ricerca pubblicata dalla rivista Cancer, secondo cui il fenomeno, che in qualche caso supera il 50% dei pazienti, si presenta anche in caso di tumori palesemente correlati al fumo come quello ai polmoni.
LO STUDIO - Lo studio della Harvard Medical School di Boston ha analizzato il comportamento di 5.338 pazienti colpiti da cancro ai polmoni e al colon-retto: al momento della diagnosi il 39% dei primi e il 14% dei secondi era un fumatore, mentre cinque mesi dopo il tasso di fumatori era sceso rispettivamente al 14 e al 9%. Smettere di fumare è risultato più difficile per le persone con un'educazione minore e un più basso supporto emotivo da parte della famiglia: «Molti dottori sanno quali sono i benefici dello smettere di fumare per i pazienti oncologici -scrivono gli autori dello studio - ma pochi agiscono attivamente in questo senso. Con le nostre osservazioni speriamo di aver fornito un'idea di quali siano i pazienti che necessitano di maggiore supporto». (Ansa)
LA SITUAZIONE ITALIANA - Ogni anno in Italia muoiono a causa del fumo dalle 70.000 alle 83.000 persone; tra loro una su quattro ha un'età compresa tra i 35 e i 65 anni. Lo rivela il rapporto 2011 sul tabagismo stilato dal ministero della Salute, che ricorda come il tabacco sia una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra cui broncopneumopatie croniche ostruttive e patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme, cardiopatie, vasculopatie. La mortalità e l'incidenza per carcinoma polmonare sono in calo tra gli uomini ma in aumento nelle donne - si legge sul focus titolato "Attività per la prevenzione del tabagismo" - tra le quali questa patologia ha superato abbondantemente quella del tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per cancro, dopo mammella e colon-retto. Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito a una graduale diminuzione dei fumatori, in Italia il fumo attivo «rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile», dicono gli esperti del ministero. Il rapporto ricorda i dati Istat e sottolinea come su 52 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni i fumatori siano circa 11,6 milioni (22,3%) di cui 7,1 uomini (28.4%) e 4,5 donne (16.6%). Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8% (31% uomini e 17,4 donne) con un calo complessivo dell'6,3% (-8,4 uomini e -4,6 donne); è da 7 anni, quindi, che il numero di fumatori in Italia oscilla intorno a valori compresi tra il 22% e il 23%, senza che si riesca a ottenere una riduzione più significativa.

 


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)