Ho 29 anni ed una dipendenza affettiva che sposto sulla sostanza, alcol e farmaci...
Mi chiamo N., ho 29 anni e ho una dipendenza da alcol, farmaci e relazioni; in realtà credo che gli affetti siano il mio tallone d'Achille e che la dipendenza relazionale sia proprio quella che mi caratterizza di più. Ho sempre avuto bisogno di una "stampella", di un uomo accanto a cui legarmi, a cui appoggiarmi, da cui farmi "salvare" e che decida per me in tutti i campi della mia vita.
L'alcol ed i farmaci arrivano dopo: quando sento che l'aspetto affettivo viene minato allora sposto il mio bisogno sulla sostanza.
Cammino da sempre sul filo del rasoio a causa del mio disturbo di personalità, faccio fatica a trovare un equilibrio, sono costantemente "discontinua" e le mie emozioni spesso prendono il sopravvento; lotto tutto il giorno contro i miei sbalzi d'umore e solo quando cala il tramonto e finisce la giornata mi sento davvero in pace con me stessa.
Molte volte ho pensato di scrivere un libro affinchè tutti questi pensieri potessero prendere forma ma il caos e le ambiguità che ci sono dentro di me non mi hanno permesso di realizzare questo progetto. Il titolo che darei però ce l'ho chiaro: "STRADE".
Se ripenso al qui ed ora, come al mio passato, mi domando questo: se in tutto ciò che cerco di inquadrare il senso è già sfocato, allora quale può essere la direzione per fissarlo? Credo che non sia importante quanto sia lunga l'esistenza ma le strade, i paesaggi... le emozioni che vivi.
Le strade, i percorsi, si sa, non sono uguali per tutti ed io credo che molti conducano indubbiamente un'esistenza migliore di altri ma credo che anche quella parte di persone abbia dovuto affrontare in qualche modo delle battaglie interiori di cui nessuno può sapere.
Non so da dove partire per riuscire a descrivere tutte le mie strade. Sono strade che alla fine ho voluto e scelto, anche se spesso con fortissimi condizionamenti esterni; alla fine però la decisione l'ho sempre presa io, anche la più difficile, anche la più triste, anche la più cruenta...o anche la più soddisfacente, la più positiva e la più gioiosa.
Non mi piace dare ad una profonda sofferenza un'etichetta quale disturbo bipolare, schizoaffettivo, istrionico o depressione... credo che alla fine si tratta semplicemente di sofferenza, di senso di vuoto, di angoscia, di fragilità... Per quanto mi riguarda certo non avrei mai immaginato un cammino di questo tipo; mi è difficile ad esempio accettare di avere una laurea in Scienze dell'Educazione e di dover essere allo stesso tempo un'utente di comunità...
Ed ora sono qui, al CUFRAD per rielaborare i miei vissuti e cercare di guarire dal mio malessere.
Ho spesso seguito l'istinto arrivando a camminare su un filo...e sotto di me il vuoto; come in un oceano, sola con le mie forze per poter soltanto rimanere a galla.
Il mio problema più grande è la mancanza di affetto, questo vuoto che non mi dà tregua soprattutto quando mi ritrovo da sola con la mia anima. Scavando e riscavando dento di me ho capito che il mio continuare a cercare ciò che non riesco ancora a trovare mi fa reagire in modo violento e ribelle; ed eccomi quindi ancora qua, a scavare di nuovo, e a voler parlare con questo "amico" alcol che non voglio nascondere più... perchè penso che nessuno possa cambiare il mondo ma che ognuno di noi possa cambiare un pezzo di mondo dentro di sè.