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I costi del fumo in Italia

I costi del fumo in Italia

I costi del fumo in Italia

I drammatici effetti del fumo sulla salute sono ormai ampiamente dimostrati scientificamente da almeno quattro decenni. Data la varietà di condizioni patologiche conseguenti non è però semplice stimare l’impatto economico che l’abitudine di fumare comporta sia sui sistemi sanitari nazionali per l’assistenza ospedaliera necessaria che sulla produttività lavorativa per i giorni di lavoro perso. Di questo si occupano diversi studi, come ad esempio l’indagine Fumo e salute: impatto sociale e costi sanitari (pdf 345 kb), curata da Rosaria Russo e Emanuele Scafato, dell’Iss, che analizza diversi tipi di costi economici e finanziari.

L’Analisi dell’impatto economico e sociale delle patologie fumo-correlate in Italia è stata pubblicata nell’ottobre 2001 dal centro ricerche oncologiche Giovanni XXIII dell’Università Cattolica di Roma, ed è disponibile sul sito dell’Osservatorio sul tabacco dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano. Lo studio quantifica i costi a carico del Ssn per il trattamento delle patologie riconducibili, secondo una estesa analisi della letteratura scientifica che è inclusa nella pubblicazione, all’uso di tabacco, in base alle Sdo disponibili fino all’anno 1997.

Le strategie vincenti e i benefici

Identificare le strategie più corrette per promuovere la riduzione e la cessazione dell’uso di tabacco è un compito non semplice. Esistono quindi diversi studi e revisioni al riguardo. In attesa di vedere quali saranno le decisioni prese in Italia per attuare il divieto previsto dalla legge 3/2003, proponiamo due contributi pubblicati su riviste internazionali che dimostrano l’efficacia di alcuni strumenti.


Il British Medical Journal ha dedicato al tema una serie di articoli nei primi mesi del 2004, ABC of smoking cessation (EpiCentro ha tradotto in italiano gli abstract di questi articoli e mette a disposizione la versione integrale in inglese). Gli articoli analizzano le motivazioni che inducono le persone a fumare e, successivamente, le strategie messe in campo per ridurre la dipendenza da tabacco e per aiutare la popolazione a smettere di fumare, valutandone l’efficacia e confrontandone l’attuazione in diversi casi.

Negli Stati Uniti, un’equipe dell’Università del Missouri-Columbia ha monitorato per tre anni gli effetti dell’introduzione del divieto di fumo sul posto di lavoro. Lo studio è stato pubblicato, ed è consultabile a pagamento, sulla rivista Tobacco control nel 2001 (Vol. 10, p. 267-272) con il titolo “A prospective investigation of the impact of smoking bans on tobacco cessation and relapse”. I risultati dell’indagine dimostrano che più lavoratori smettono di fumare se il divieto è introdotto. Lo studio, però, ha anche rilevato che la percentuale di persone che riprendono a fumare è la stessa indipendentemente dalla presenza o meno del divieto.

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.nurse24.it/chi-fuma-e-scemo/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)