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I disturbi alimentari: la bulimia

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I disturbi alimentari: la bulimia

I disturbi alimentari colpiscono i giovani dai tredici ai trent’anni, ma non solo. Iniziamo il percorso di conoscenza di queste patologie con un problema alimentare diffuso, la bulimia, poco trattato e riconosciuto come patologia seria dagli specialisti.

Il termine bulimia deriva dal greco “bous”, cioè bue, e “limos” che significa fame; letteralmente quindi, “fame da bue”, che è l’atteggiamento tipico di chi ne soffre.   Spesso la bulimia viene considerata l’altra faccia dell’anoressia, in quanto possono manifestarsi nello stesso periodo, in maniera alternata, oppure l’una può seguire l’altra (spesso la bulimia segue l’anoressia, o viceversa).

Le grandi abbuffate, che ricordano i banchetti degli imperatori romani che mangiavano fino a scoppiare, sono di solito seguite dal vomito, ma non è sempre così. Il sintomo allarmante è tuttavia il bisogno di mangiare abbondante cibo in un periodo di tempo brevissimo, di solito meno di un’ora, e di continuare a ingerire alimenti fino a scoppiare. La persona che ne soffre perde totalmente il controllo delle sue azioni e del tempo che impiega a svolgerle, fino a che non abbia soddisfatto totalmente il bisogno. Il comportamento compensativo rispetto all’abbuffata, si manifesta subito dopo. Non è detto che il bulimico rigetti il cibo attraverso il vomito indotto, che tuttavia di solito si manifesta; i metodi utilizzati, anche inconsapevolmente, sono molteplici e vanno dall’assunzione continua di lassativi all’eccessiva attività fisica, dall’abuso di farmaci diuretici fino al digiuno totale.

E’ necessario fare attenzione anche quando ciò avviene una volta sola, ma affinché si parli di patologia il comportamento disturbato si deve manifestare per almeno due  volte alla settimana per almeno tre mesi. Uno degli aspetti principali di questo sintomo,  in comune con l’anoressia, è la bassa autostima che possiede colui che ne soffre. Il bulimico non si piace  e vede il proprio corpo deforme, o esalta negativamente parti della propria fisicità. Il circolo vizioso che si viene a creare con la bulimia, conduce il malato al rifiuto totale di sé e alla distorsione delle propria immagine che diventa irrealista.

L’atteggiamento più diffuso del bulimico rimane il vomito autoindotto. Questo, se da un lato elimina le sostanze nutritive ingerite e quindi permette l’ingerimento del cibo senza conseguenze alla linea, dall’altra, produce danni ben più gravi che non tutti conoscono. Uno di questi è la presenza di spasmi muscolari, provocati dallo sviluppo di alcalosi metaboliche, dovuti ai bassi livelli di cloro e potassio nel sangue, e alti livelli di bicarbonato.  La bassa concentrazione di magnesio nel sangue invece, provoca altre anomalie renali ed elettrolitiche come ipomagnesiemia. A livello gastrointestinale il vomito frequente può produrre ipertrofia (rigonfiamento) delle ghiandole salivari e problemi esofagei causati dal succo gastrico acido che provoca infiammazioni alla mucosa esofagea e ai denti.

Sono diverse quindi le complicanze dovute al sintomo bulimico provocato dal vomito, ma anche l’abuso di lassativi è pericoloso per la salute umana. L’organismo, infatti, ha bisogno di conservare i fluidi corporei, ma non potendolo fare a causa dei farmaci, va incontro ad ipopotassiemia, una delle cause principali delle aritmie cardiache.

il disturbo bulimico spesso non è riconosciuto all’interno di un contesto familiare, e il più delle volte viene negato per vergogna. Il soggetto  che ne soffre, inizialmente, non ha sintomi evidenti del malessere, come dimagrimento eccessivo per cui è facile camuffare il comportamento alimentare, anche di fronte  ad dei genitori distratti. Il bulimico non è grasso, per cui avendo un peso normale, non ritiene di rivolgersi ad un esperto. In realtà, ciò che bisogna osservare è il comportamento di fronte al cibo. Anche se non è la norma, e degli atteggiamenti alimentari sono solo il segno di un’attenzione alla propria salute, l’eccessivo rifiuto e la tendenza ad ingoiare il cibo con nervosismo, vanno sottoposti a controllo familiare e medico.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)