I giovani e il bere problematico
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LO SBALLO? ADESSO E’ LOW COST
Bere fino all'incoscienza si sta diffondendo anche da noi. Oggi, poi, molti locali praticano forti sconti che non favoriscono l’uso moderato degli alcolici.
In questo caso le promozioni non aiutano. Questi fenomeni sono talvolta incentivati da promozioni commerciali tra le quali quella del low cosi è la più diflusa: non solo e non tanto vino, ma aperitivi ad alta gradazione e intrugli di superalcolici venduti a pochi euro per incrementai Il consumo. Basso prezzo e cattiva qualità di bevande consumate in quantità smodata costituiscono un mix pericoloso, che talvolta si coniuga con inauditi episodi di violenza. Come accaduto alcuni giorni fa a Mesi re dove Cabriolè Sinopoli, (rateilo del famoso direttore d'orchestra morto nel 2001, è Unito perché picchiato da un gruppo di giovani ubriachi dopo u " serata a base di spritz low cosi. Si tratta di uno dei tanti comportamenti a rischio che, secondo l'Istat, coinvolgono quasi 8,2 milioni ragazzi italiani tra gli 11 e i 15 anni, cioè ben l'I 1,9% dei giovani in quella fascia d età. BINGE DRINKING: 5 BICCHIERI IN UN SORSO II binge drinking consiste nel consumo di cinque o più bevande ad alto tasso alcolico in un intervallo di tempo molto breve. Gli scopi principali di queste abbuffate alcoliche (così si traduce, letteralmente, l'espressione inglese) sono l'ubriacatura immediata e la conseguente perdita di controllo. A causa degli effetti a lungo termine, il binge drinking è considerato uno dei più grandi problemi di salute dei nostri giorni. Uno studio americano condotto su ragazzi tra i 18 e i 25 anni ha infatti dimostrato che questa pratica porta a un assottigliamento della corteccia prefrontale, cioè di quell'area del cervello che regola funzioni come mantenere l'attenzione, elaborare emozioni, prendere decisioni e regolare gli impulsi. PUB CRAWLING: PIÙ BEVI MENO PAGHI Si tratta di maratone alcoliche per gruppi numerosi di ragazzi, soprattutto stranieri, con tanto di guida, che toccano un certo numero di locali e che vanno molto di moda a Roma, sebbene un'ordinanza comunale ne abbia vietato la pratica già dal 2011. Pub crawl significa "arrancare per pub". Un nome, un programma, se si pensa che quest'estate un diciannovenne americano è annegato nel Tevere a seguito di uno di questi circuiti alcolici. Reclutati attraverso internet o il passaparola, all'inizio del tour i ragazzi pagano circa 20 euro: poi, più bevono, più ottengono bevute, naturalmente gratis... IL PRIMO BICCHIERE A 13 ANNI Secondo un'indagine Doxa condotta per conto dell'Osservatorio permanente sui giovani e l'alcol, il primo assaggio avviene in media verso i 13 anni, mentre il consumo vero e proprio inizia a 15. Tra gli italiani con più di 13 anni, solo il 20% si dichiara astemio, mentre il restante 80% ha consumato alcolici almeno una volta negli ultimi tre mesi. Un focus sulla popolazione tra i 13 e i 24 anni (il 15% degli italiani) evidenzia il consumo di alcol nel 70% dei casi, con un'alta percentuale di giovani a rischio di abuso (23%). Tra questi rientrano i casi di binge drinking: una pratica sperimentata già a 16 anni dal 14,6% dei ragazzini, percentuale che sale al 21% nella fascia d'età tra i 20 e i 24 anni. Parallelamente, l'Istat ha rilevato che la quota di ragazzi tra i 14 e i 17 anni che consuma alcol fuori pasto è passata, dal 2001 al 2011, dal 15,5 al 18,8%. Mossi da insicurezza e solitudine Alla base di un uso pericoloso dell'alcol, ci sono soprattutto ragioni psicologiche e sociali: l'assenza di punti di riferimento, l'incertezza di lavoro e prospettive, l'incapacità di saper gestire le sconfitte, la solitudine. «L'alcol disinibisce e ci permette di essere ciò che non siamo. Soprattutto nell'adolescenza è facile avere la tentazione di ricorrere a qualcosa che faccia sentire uguali agli altri. Oggi, poi, i giovani sono iperstimolati e crescono con sempre meno regole. Tutto ciò li destabilizza e l'alcol può diventare un modo per trovare una collocazione nella società» dice la psicoioga Cristina Caligiuri. Le ragioni degli eccessi Una premessa è necessaria. A differenza delle droghe, delle quali è riconosciuta la pericolosità e condannato l'utilizzo, l'alcol è una sostanza socialmente accettata, vista come fattore di aggregazione e convivialità. La tradizione enogastronomica italiana e la nostra abitudine "culturale" ai piaceri della tavola, compreso il vino, spiega in parte il minore controllo da parte degli adulti rispetto ad eventuali condotte a rischio dei propri figli. «Rispetto a comportamenti socialmente accettati cresce nei più giovani la mancanza di consapevolezza. Ciò perché i consumi si sono globalizzati» spiega Michele Contel, vicepresidente dell'Osservatorio permanente sui giovani e l'alcol. «Nella nostra tradizione si bevevano prevalentemente vino o birra, ai pasti, insieme alla famiglia. Fenomeni come il binge drinking o il puh crawling derivano da tradizioni del Nord Europa, dove il bere ha valore di iniziazione o è legato a un'idea trasgressiva di movida. Il fatto che i nostri ragazzi siano abituati a viaggiare e ad avere contatti frequenti con altre culture ha fatto attecchire anche da noi queste pratiche». Anche chi vende è responsabile Agevolare l'accesso all'alcol favorisce il consumo anche tra chi non è in grado di gestirlo e rischia di alimentare comportamenti a rischio. Le promozioni a basso prezzo o il consumo a costi forfettari (strategie rese possibili dallo smercio di enormi quantità di bevande e, magari, dalla scelta di prodotti di scarsa qualità) vanno purtroppo in questa direzione. Tuttavia «non si tratta di demonizzare coloro che vendono bevande alcoliche, ma tutti i comportamenti che fanno leva sulle debolezze delle persone per trame guadagno sono da condannare. Non è accettabile abbassare i prezzi a livelli stracciati o premiare chi beve di più, magari con ulteriori opportunità di bevute. Viceversa non si può neppure pensare di risolvere le cose aumentando i prezzi, perché in questo modo si penalizzano soprattutto coloro che bevono correttamente» spiega Contel. L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE La carta da giocare, l'unica realmente efficace, è invece quella educativa. Si tratta di coinvolgere tutti, famiglia, scuola, istituzioni, commercianti, in un percorso che insegni a chiunque, soprattutto ai giovani, a bere con consapevolezza. «Bisogna investire sulla prevenzione per recuperare e trasmettere il valore alimentare dell'alcol» sostiene il vicepresidente dell'Osservatorio. «Ed è un lavoro da iniziare in età molto precoce. Parallelamente bisogna riorganizzare il contesto di vita dei giovani, dal territorio, alla scuola, al tempo libero fino ai servizi di presa in carico dei ragazzi che presentano specifiche vulnerabilità, così da rispondere in modo efficace al loro bisogno di relazioni e punti di riferimento. Se, viceversa, si lasciano soli, il disagio è destinato a crescere». LE ALTERAZIONI TEMPORANEE Premesso che la tolleranza alle bevande alcoliche è in parte soggettiva, perché dipende da fattori biologici che possono rallentare o accelerare l'assorbimento dell'alcol, bere molto porta sempre conseguenze negative all'organismo, perché la molecola dell'alcol si diffonde e raggiunge ogni organo. Gli effetti più "leggeri" sono quelli a breve termine, legati alla contingenza del consumo. Essi sono di tipo cognitivo e comportamentale: si riduce la capacità di ragionare, si rallentano i riflessi e si allentano i freni inibitori. Tutto questo si verifica anche prima di essere ubriachi e sono sufficienti 0,50 g di alcol per litro di sangue (che è il limite fissato dalla legge italiana per poter guidare). Dalla sbronza alla violenza Non si può certo stabilire un automatismo tra consumo eccessivo di alcol e comportamenti violenti. Questi due fattori, però, possono correlarsi quando si combinano la riduzione dei freni inibitori data dal bere, attitudini personali tendenti all'aggressività e l'esaltazione imitativa che può scattare quando si è in gruppo. Quando questi elementi si mixano, allora possono scatenarsi reazioni violente al minimo stimolo. • «II fatto che nelle città si creino spontaneamente luoghi deputati al consumo smodato di alcol è un problema, perché sebbene bere molto non induca necessariamente ad essere aggressivi, una personalità già tendenzialmente violenta perde le inibizioni» dice Michele Contel. «Si creano cosi "zone franche" nelle quali lo sballo è un fattore di richiamo e che diventano potenzialmente pericolose, generando anche un cortocircuito tra allarme sociale e sicurezza che fa scattare divieti a raffica, tensione tra norme di difficile applicazione e buon senso». I DANNI PERMANENTI «A livello cerebrale favorisce un invecchiamento precoce del cervello e lesioni degenerative che determinano encefalopatia e polineuropatia tossica; a livello del fegato può causare steatosi, cirrosi e tumore» spiega il dottar Marco Viaggi, medico di Medicina intema al Sertdi Budrio (Bo). «Inoltre, favorisce l'infiammazione del pancreas (pancreatite) e agisce anche sull'apparato cardiocircolatorio (aumento della pressione)». L'abuso di alcol può portare a tumori del cavo orale, soprattutto se associato al fumo e, in gravidanza, può causare la sindrome alcolfetale, che porta malformazioni della struttura ossea e degli organi interni del feto. Infine, inibisce la capacità sessuale e può portare all'impotenza. 5 regole di sicurezza Bere con moderazione e, soprattutto, prodotti di qualità e dei quali si conoscano origine e provenienza. Una raccomandazione è arrivata recentemente anche dal ministero della Salute in seguito alle notizie di intossicazione da metanolo industriale provenienti dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia. Il metanolo è infatti una sostanza molto pericolosa: anche solo un sorso può determinare cecità, coma irreversibile e morte.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)