I giovani e il consumo di sostanze in Italia: tutti i dati nel Libro Bianco del Consiglio per le Scienze Sociali
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Droga. Libro Bianco sui giovani
Tre milioni di italiani, secondo cifre basate sulle stime relative al 2009, consumano regolarmente sostanze stupefacenti, mentre mezzo
milione sono "consumatori problematici", ossia consumatori abituali di cocaina, oppiacei o amfetamine con una lunga storia alle spalle. Ma
qual e' l'effettiva dimensione del fenomeno fra i giovani? A questa domanda cerca di rispondere il Libro Bianco "Il mercato delle droghe:
dimensione, protagonisti, politiche" realizzato dal Consiglio italiano per le Scienze Sociali e a cui sara' dedicato un ciclo di seminari in
diverse citta' del paese. Lo studio attraverso una ricognizione delle normative che si sono susseguite nel tempo e soprattutto attraverso
l'esame di evidenza empirica nuova o originale, contribuisce a colmare questo vuoto e a rispondere ai seguenti interrogativi: Quali
dimensioni assume effettivamente il consumo fra i giovani? E da quale eta'? E quali ne sono le principali motivazioni?; Quale giro di affari
produce il mercato della droga? E a chi affluiscono i profitti?; Stante il quadro normativo e le scelte sinora compiute, quale e' la
convenienza, anche sul piano economico, di strategie alternative di contrasto del fenomeno?
L'indagine alla base del Libro Bianco e' stata svolta nel 2010 dal Dipartimento per le Politiche Antidroga con L'Universita' di Roma "Tor
Vergata" su un campione di circa 38 mila studenti delle scuole secondarie. E ha messo in luce che il 27% degli alunni (di tutte le eta') ha
provato almeno una sostanza prima dell'intervista; mentre il 22% lo ha fatto negli ultimi dodici mesi e il 14% addirittura negli ultimi
trenta giorni.
Un terzo di questi ultimi ha usato droghe prima dei 15 anni: in generale cannabis, ma anche tranquillanti e cocaina. Il consumo aumenta con
l'eta' ed e' maggiormente diffuso tra quanti hanno scarso rendimento scolastico. Questo lascia ritenere che fra i giovani che abbandonano
precocemente la scuola il consumo sia maggiore. L'ampia diffusione appare legata allo spostamento della sottocultura della droga dall'area
della devianza a quella degli spazi-tempi aggregativi e ricreativi, al conseguente abbassamento della riprovazione sociale e alla limitata
percezione dei rischi connessi all'uso/abuso.
Per quanto concerne il mercato della droga, le stime del fatturato fino al 2009 oscillavano fra 6 e 11,4 miliardi di euro. Utilizzando
congiuntamente dati amministrativi e risultati di indagini e' stato possibile nel 2010 aggiornare la stima in circa 24 miliardi di euro. Gran
parte dei profitti vengono incassati dagli operatori delle fasi intermedie fra la produzione e la vendita al dettaglio (coordinamento della
produzione, traffico internazionale, grossisti nazionali); una quota rilevante e' trattenuta dai grandi spacciatori e dalle organizzazioni
criminali; una parte residuale va agli spacciatori al dettaglio "di strada", che spesso sono anche consumatori problematici e non hanno
sufficienti risorse economiche per soddisfare la loro dipendenza. Buona parte dei profitti viene riciclata in attivita' legali producendo
inquinamento e distorsione nell'economia legale.
Il Libro bianco analizza anche con quali politiche sia stato affrontato negli anni questo imponente fenomeno. Viene fuori che la prima legge
sulla repressione del commercio di sostanze stupefacenti in Italia e' del 1923: la linea e' quella della penalizzazione delle condotte
individuali di consumo. Nel 1975 viene varata la legge 685: l'assuntore di droga che non sia anche spacciatore e non detenga grandi
quantitativi di sostanze viene considerato come una persona da curare e riabilitare.
La legge 162/1990 (Vassalli-Russo Jervolino) da' inizio a una nuova fase, di breve durata, in cui prevale la disciplina sanzionatoria indotta
dall'esplosione dell'Aids. Tre anni dopo, nel 1993, un referendum abroga articoli significativi della legge 162: l'uso personale e la
cessione finalizzata al "consumo di gruppo" non sono piu' sanzionate penalmente.
Infine, la legge 309/2006 (Fini-Giovanardi) inasprisce le sanzioni ed elimina la distinzione tra droghe cosiddette leggere e droghe pesanti.
Stante il quadro ancora assai grave che, nonostante questo susseguirsi di norme, e' dato oggi osservare, il Libro Bianco ha analizzato, anche dal punto di vista dei costi e dei risultati economici, politiche che prevedono la depenalizzazione e la legalizzazione dell'uso di cannabis e l'utilizzo di strumenti legislativi per la riabilitazione e il reinserimento lavorativo dei consumatori problematici, che forniscono i maggiori introiti alle organizzazioni criminali.