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I giovani e l'alcol, tra moda e disagio

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I giovani e l'alcool tra moda e disagio


dott.ssa Tiziana Di Scala


Il consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani è un fenomeno in costante aumento in Europa, e il nostro Paese segue questa tendenza. L'alcol, a differenza delle altre sostanze che causano dipendenza, come le droghe pesanti, ha la particolarità di essere generalmente tollerato dalla nostra società: in Italia la presenza del vino a tavola anche a pranzo è assolutamente comune, i momenti più importanti della nostra vita sono stati festeggiati stappando una bottiglia di spumante e siamo soliti terminare le nostre cene offrendo agli ospiti un bicchierino di limoncello. Insomma, nell'immaginario collettivo il consumo di alcol rientra nella normalità, purché sia moderato, e si associa spesso ad immagini positive di convivialità, amicizia e ospitalità. Sembra incredibile che quella sostanza presente in tutte le nostre case sia la stessa che, consumata oltre certi limiti, causa più danni dell'eroina e della cocaina. Le statistiche parlano chiaro: 35 mila morti ogni anno a causa della dipendenza dall'alcol, mentre i morti per eroina sono 1200; il 35% dei tossicodipendenti in Italia è alcol-dipendente; il 50% degli incidenti stradali è causato dal consumo di alcol.


Negli ultimi dieci anni sono profondamente cambiate le modalità di consumo delle bevande alcoliche: siamo passati da contesti conviviali e domestici a nuove forme di aggregazione sociale che si sviluppano intorno al consumo di bevande: l'happy-hour, ovvero quella fascia oraria, che in genere corrisponde al momento della giornata in cui si esce dal lavoro, in cui i bar servono alcolici a prezzo ridotto, e l'aperitivo, che è diventata una vera e propria moda negli ultimi anni.


Ma il dato più preoccupante che emerge dalle statistiche è il forte incremento nel consumo di alcolici da parte dei giovani e, a volte, anche dei giovanissimi: in Italia l'età media in cui viene bevuto il primo bicchiere è di 11-12 anni, la più bassa in Europa. Il 74% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni ha bevuto almeno una volta un superalcolico. Il 7% dei ragazzi dichiara di ubriacarsi almeno 3 volte a settimana.
L'abuso di alcol causa danni impressionanti e spesso irreversibili: l'organismo dei più giovani, soprattutto quello delle ragazze, non è in grado di smaltire l'alcol in maniera adeguata, con effetti devastanti su cervello, fegato, stomaco e cuore. I primi deficit cognitivi potrebbero emergere intorno ai 35-40 anni. Oltre a questi effetti a lungo termine, si possono avere danni molto seri anche nell'immediato, come ad esempio quelli causati dall'intossicazione acuta, con collassi da alcool e coma etilico.


Ma cosa spinge i giovani ad accostarsi con tanta facilità ad un'abitudine potenzialmente pericolosa?
Se intervistati, i ragazzi dichiarano di bere per lasciarsi andare e superare l'imbarazzo quando sono in mezzo agli altri: l'alcol li aiuta a sciogliersi, ad essere più disinibiti e loquaci. Con un bicchiere in mano i ragazzi si sentono più sicuri e acquistano visibilità. I giovanissimi, poi, sentono la necessità di trasgredire insieme ai coetanei e di infrangere i divieti posti dagli adulti per affermare la propria indipendenza. Chi corre dei rischi e disobbedisce è stimato e ammirato dai coetanei e appare più adulto e attraente rispetto a chi non osa trasgredire. A tutto questo contribuisce anche la pubblicità trasmessa dai media, in cui chi beve è bello, piace agli altri, si diverte ed è circondato da amici. Negli ultimi anni si è pericolosamente diffusa l'abitudine del binge drinking, ovvero l'assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un breve lasso di tempo, con lo scopo di ubriacarsi il prima possibile. Questa nuova moda, diffusa anche tra i giovanissimi, nasce in genere per spirito di emulazione e viene mantenuta nel tempo, ignorando gli effetti devastanti che può avere su un sistema nervoso ancora non completamente sviluppato. La tendenza a sottovalutare i rischi che si corrono sembra essere una caratteristica costante nei giovani bevitori, insieme ad una intolleranza per i limiti e a un'idea di onnipotenza e infallibilità. Altri elementi che caratterizzano questi giovani sono la mancanza di autocontrollo, l'immaturità, la fragilità, l'intolleranza al dolore e alla frustrazione, la bassa autostima e la scarsa fiducia nelle proprie capacità di reagire agli eventi stressanti.


E' importante chiedersi cosa c'è dietro questo fenomeno e quali sono le motivazioni profonde che lo sostengono. Il culto dell'alcol sembra nascere dal desiderio dei giovani di appartenere ad un gruppo: quando falliscono le classiche strategie di comunicazione e interazione che richiedono una personalità forte e sicurezza in se stessi, ci si affida all'alcol. Bere diventa allora un rituale che si ripete ogni weekend e che permette ai giovani di sentirsi parte di una piccola comunità, un modo di condividere con gli altri abitudini e modi di fare, un tentativo di sentirsi meno soli in un mondo del quale non ci si sente all'altezza.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)