I giovani, l'alcol e le regole
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I GIOVANI, L'ALCOL E LE REGOLE
di STEFANO BLANCO
Chiunque di voi si rechi spesso all'estero si sarà accorto, frequentando bar, locali o simili della quantità di volte in cui viene richiesta
ai ragazzi la carta di identità prima di somministrare alcolici. Perfino nell'ineffabile sin city (città del peccato) per eccellenza come Las
Vegas è esperienza comune e ricorrente. E a Milano? Quante volte vi è capitato di vedere la sera in una discoteca o in un locale chiedere a
ragazzi che ordinavano serenamente alcolici o superalcolici una carta di identità per verificarne l'età (l'ordinanza comunale prevede almeno
i 16 anni)?
Non sarò un grande frequentatore di locali, ma a me non è mai capitato e francamente neanche ai tanti più o meno giovani che conosco.
L'ex sindaco Letizia Moratti aveva istituito l'ordinanza che vietava il consumo e la vendita ai minori di 16 anni... ma poi? L'impressione
(più che un'impressione) è che pochi la rispettino e che ancor meno la facciano rispettare. Siamo alle solite perché dovremmo pretendere che
i nostri ragazzi rispettino una norma che gli adulti sono i primi a non far rispettare in nome di qualche incasso in più.
Si tratta di un problema serio per almeno due aspetti. Un primo riguarda la salute degli adolescenti e le loro abitudini, che possono
diventare dipendenza. Secondo le stime, a Milano circa il 40% dei ragazzi di 14 anni ha avuto qualche problema con l'alcol. Aumentano sempre più i ragazzi che si vedono vagare per la città con un bottiglia in mano (anche questo in violazione delle norme). Aumentano le ragazze che eccedono con il bere anche in giovane età, presentando un nuovo e serio tema diffuso ormai in tutta Europa.
È ovvio che nei loro confronti il primo approccio debba essere di tipo educativo e preventivo, ma se a questo non segue poi un ferreo
rispetto delle norme a poco sarà valso tutto il lavoro precedente di educazione e prevenzione.
E veniamo al secondo aspetto. Il rispetto delle regole che ci siamo dati. Continuiamo a viverle come un'imposizione da evitare, non vi è un
impegno fermo al loro rispetto. Perché anche con l'alcol non facciamo un salto di qualità civica come è successo con la legge sul fumo e come
stiamo cercando di fare con le soluzioni contro smog e traffico? Per molti aspetti i locali milanesi sono visti, anche a ragione, da tutta
Italia come il meglio per il divertimento e la qualità dell'intrattenimento; questo rende ancora più grave ciò che dentro vi avviene, perché
ha un effetto eco sul resto del territorio. Chi vende alcolici ai minori di 16 anni, semplicemente, dovrebbe vedersi chiuso il locale per un
tempo congruo, niente di più e niente di meno. Smettiamo di chiudere gli occhi di fronte a questo fenomeno che correttamente abbiano normato e che ridicolmente nella pratica quotidiana non viene rispettato. Semplicemente perché l'esperienza delle serate milanesi racconta che questo problema quasi nessuno se lo pone: avventori e venditori.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)