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I junk food aumentano l'aggressività e creano dipendenza

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I junk food aumentano l’aggressività e creano dipendenza
 
I cibi che mangiamo hanno un effetto diretto sul nostro stato d’animo e sui nostri  modelli comportamentali.
Un  recente studio condotto ad Oxford nel Regno Unito, ha rivelato che il consumo di junk food (cibo spazzatura come quello dei fast food, per intenderci) può portare ad aggressività, irritabilità ed allo svilupparsi di un carattere tendenzialmente violento, oltre ovviamente ad obesità e dipendenza.

Secondo il Dr. Drew Ramsey, che ha condotto lo studio, una delle principali cause di disturbi del comportamento alimentare  è la carenza di nutrienti.
Infatti, senza le sostanze nutrienti adeguate, il corpo non può produrre i nutrienti e gli ormoni necessari per avere un pensiero chiaro e positivo ed uno stato d’animo equilibrato, con la conseguenza di confinare in comportamenti irrazionali ed a volta pericolosi.Le carenze di sostanze nutritive, di magnesio, manganese, vitamina C e vitamine del gruppo B possono quindi rendere una persona iperattiva.
Uno studio svolto presso l’Università di Navarra in collaborazione all’Università di Las Palmas ha mostrato una correlazione tra consumo di junk food e sindromi depressive. E’ stato analizzato per 6 anni un campione di 8964 volontari volontari, che non avevano mai accusato depressione né assunto farmaci anti-depressivi.  È emerso che il consumo di hamburger, patatine fritte, bibite zuccherate e merendine aumenta il rischio (fino al 51%) di incorrere in disturbi mentali: 493 sono stati i nuovi casi di depressione. Secondo i ricercatori, alla base del malessere vi sarebbero gli acidi grassi trans, presenti in quantità significative nei prodotti industriali.
Un altro studio condotto dairicercatori della Penn State ha individuato che gli individui già soggetti a sbalzi d’umore hanno ancora più probabilità di avere uno stato d’animo cupo se mangiano junk food.

Secondo tale studio, gli stati d’animo negativi vengono amplificati notevolmente dopo il consumo di cibo spazzatura.
I grassi trans sopra citati sembrano interferire con il metabolismo degli acidi grassi omega-3, i quali sono correlati ad effetti positivi su umore e comportamento.
Eliminare il cibo spazzatura come zucchero, dolci, bevande zuccherate e fast food può aiutare a prevenire gli sbalzi d’umore, ancora meglio se sostituiti con alimenti che hanno un basso indice glicemico e che possono essere digeriti lentamente, evitando grandi sbalzi nella curva glicemica.
In aggiuntava ciò, è emerso anche che i junk food creano dipendenza al pari della droga. Infatti, se ad attirare è il loro sapore “buono” determinato dall’abbondanza di grassi ezuccheri, a creare dipendenza sono gli stimoli che questi creano nel cervello, molto simili a quelli determinati da altre dipendenze, come la droga, l’alcol ed il fumo.
Secondo i dati raccolti di recente dagli scienziati dell’Università della Florida: “cibo e droghe producono nel cervello gli stessi meccanismi di rinforzo” che stimolano il piacere e il desiderio di averne una dose maggiore. Così coloro che sono dipendenti da droghe o alcolperdono interesse per il cibo e iniziano a dimagrire, ma nel momento in cui smettono, iniziano ad ingrassare proprio per compensare la “mancanza”.  Atteggiamento analogo albinge eating desorder ed alla fame emotiva.

Lo studio mostra inoltre come lo stimolo generato da un cibo carico di zucchero e grassi sia ben diverso da quello legato ad una frutta o verdura o altro alimento salutare. I ricercatori della Florida hanno infatti notato che la visione di una marca di fast food accende nel cervello lo stesso stimolo che si crea in quello di un alcolista quando si trova davanti al proprio alcolico preferito.
I soggetti più a rischio sono coloro che fanno uso consolatorio e/o compulsivo di junk food, che fornisce un effetto di soddisfazione immediata, ma genera dipendenza e malessere fisico (problemi cardiovascolari) e psicologico, dopo. Ciò che si ingerisce per appagamento personale e sollievo crea, al contrario, irritabilità e insoddisfazione.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)