I limiti bassi per l'alcol: osservazioni
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«E' vero: quella sera a cena per festeggiare un collega che si sposava avevo bevuto almeno tre bicchieri più del solito. Io il vino lo reggo bene: giuro che non ero ubriaco. In macchina con me c'erano due amici. Non stavo commettendo infrazioni quando la Stradale mi ha fermato e l'etilometro ha segnato 0,72. Un numero che non dimenticherò mai».
Giuseppe P., 48 anni, livornese, lavora per una azienda di servizi: dopo il test positivo c'è stata la sospensione della patente da parte del prefetto, la denuncia alla Procura e - dice - «è cominciato un vero calvario».
Mesi d'inferno. «Il mio ufficio è in provincia di Pisa, ma due volte alla settimana mi muovo fra Toscana, Liguria ed Emilia Romagna. Così mia moglie - prosegue Giuseppe - per sei mesi si è alzata con me all'alba e si è messa al volante per accompagnarmi quando a Genova, quando a Forlì, quando a Siena per non trascurare i contatti di lavoro se, oltre alla patente, non volevo perdere anche lo stipendio».
«Sono stati sei mesi d'inferno - prosegue - Mia moglie, che ha un lavoro part-time, per tutto quel periodo ha dovuto rivoluzionare le sue giornate: gli appuntamenti e i fascicoli si sono accumulati sulla sua scrivania e ne hanno risentito anche i figli. Non sto poi a raccontare le liti: si saliva in macchina alle 6 del mattino e alla prima fila in autostrada, lei era lì a rammentarmi ad alta voce e con tono aspro, con le mani strette al volante, quanto ero stato stronzo. Un giorno - ricorda - nella piazzola di un Autogrill abbiamo dato di matto: prima mezz'ora di litigata feroce, poi ci siamo presi a spintoni. Qualcuno voleva chiamare il 113. Ma lei era esasperata, sotto stress, e capisco cosa stava passando».
Gli esami dopo il test. «E' passato un anno da quel maledetto controllo - prosegue Giuseppe - ma più ci penso e più mi rendo conto che alla fine si colpisce nel mucchio. Non sono un alcolista, non guido come un folle, ma la rogna è capitata a me che non vado certo in giro il sabato notte con il piede pigiato sull'acceleratore come fanno tanti che chissà cosa hanno in corpo oltre al vino e ai liquori. Ah, dimenticavo: per riavere la patente ho dovuto fare la visita davanti alla commissione medica alla quale ho dovuto portare una serie di esami per dimostrare che non sono un bevitore abituale. Per ottenere l'idoneità, fra prelievi, prenotazioni e visita, ho perso cinque giorni di lavoro in tre settimane. E per essere sicuro mi sono fatto tutelare da un legale: meno male che è un amico e la notula è stata leggera».
Blog "terapeutico". Uno sfogo come altri mille, simile a quelli che si trovano anche su un blog specializzato (infoius.it): tutti riconoscono l'errore, ma non riescono a digerire di essere trattati alla stregua di "criminali" (chi sbaglia, secondo l'articolo 186 del codice della strada, commette infatti un "crimine" da perseguire anche in sede penale) e di restare appiedati fino a due anni (è il massimo previsto per la sospensione della patente: non si può salire in sella neppure ad un ciclomotore).