I numeri del gioco in Italia: i dati di una ricerca Codacons-Aams
cufrad newsalcologia gioco d'azzardo alcol droga
Roma - L'industria del gioco e' un business che in Italia non conosce crisi: il fatturato legale dopo avere sfiorato, nel
2008, 47,5 miliardi di euro, e avere raggiunto, nel 2009, 54 miliardi di euro (con un incremento del 14,4 per cento) si
prevede tocchera' quota 58-60 miliardi entro la fine di quest'anno pari a oltre il 3,7 per cento del Pil nazionale. Con un
introito per lo Stato pari a quasi nove miliardi di euro in un anno. Lo rivela la ricerca affidata a un pool di esperti dal
Codacons assieme con l'Aams (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) da cui emerge anche che l'80 per cento degli
adulti gioca sporadicamente, mentre il 30-35 per cento lo fa con frequenza. Ed e' un dato in aumento. D'altra parte l'offerta
di giochi e' ormai illimitata: se alla fine degli anni '90 c'erano solo pochi giochi legalizzati (lotto, scommesse ippiche e
concorsi a pronostici raccoglievano l'85 per cento del mercato) con appuntamenti settimanali, a partire dal 2000 nascono
nuovi giochi allo scopo di contrastare il mercato illegale fino a raggiungere un'offerta valida 24ore su 24 (attraverso
gratta e vinci e soprattutto i giochi on line). Il mondo del gioco cambia, precipitano le scommesse ippiche (-17,3 per cento)
raddoppiano quelle sportive (piu' 50 per cento tra il 2007 e il 2008). Ogni italiano spende in media piu' di mille euro
l'anno. Piu' di tutti gli abruzzesi (la media di 1.098 euro pro capite nel 2008 secondo dati Censis) meno la Basilicata (616
euro) e la Calabria (602 euro spesi). Senza contare il mercato illegale. Lo studio lo misura in 20miliardi di euro l'anno e
lega il sommerso ad altri business illegali: usura, truffa e riciclaggio. Il gioco, emerge infine, non comporta soltanto
introiti. I costi si pagano in termini sociali: una percentuale che va dallo 0,6 al 3% dei 35milioni di italiani coinvolti
nell'industria del gioco e' considerata patologica. Si tratta di giocatori soggetti a ludopatia che - si legge nello studio
presentato dal Codacons - sono piu' esposti al rischio tossicodipendenze e alcolismo, a episodi di violenza in famiglia e a
scarso rendimento nello studio e sul lavoro.