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News di Alcologia

I ragazzini soli che bevono in casa

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Gli italiani a rischio di abuso sono 8 milioni e mezzo; tra questi, 750 mila sono adolescenti

WALL STREET ITALIA 25 settembre 2009

«Aspettavamo che la mamma della mia amica andasse ad accompagnare il fratello piccolo in palestra». Compagne di scuola, due ragazzine milanesi, una 15 anni e mezzo, l'altra sedici, studiavano insieme due volte a settimana. «Quando sua madre usciva, bevevamo quello che si trovava in casa. Altre volte portavo la vodka in una piccola bottiglia ». Amari, liquori, rum. Con i libri aperti sulla scrivania. Alle 5 del pomeriggio. «Una volta la mia amica si è addormentata, io sono tornata a casa ubriaca. Andavo giù pesante col profumo per evitare che i miei se ne accorgessero». Il racconto è di una studentessa di una scuola superiore milanese. L'hanno raccolto i medici del Centro per il disagio dell'adolescente dell'ospedale Fatebenefratelli, unica struttura pubblica in Italia che fa un lavoro specifico sull'abuso di alcol tra i giovani sotto i 16 anni. Le statistiche disegnano il contesto: 8 milioni e mezzo di italiani a rischio abuso; tra questi, 750 mila adolescenti; l'età media del primo bicchiere è 12 anni e mezzo; il 54,6 per cento dei ragazzi tra 15 e 19 anni ha già provato almeno una sbornia pesante (dati dell'Istituto superiore di Sanità e di una ricerca del Comune di Milano).
Nelle pieghe dei numeri però ci sono le storie: «Ragazzini delle medie che bevono nei bagni di scuola - elenca Luca Bernardo, direttore del centro del Fatebenefratelli - o appena escono di casa al mattino. In alcuni casi, a 13 anni si notano già i segni dell'alcolismo. È un tema sul quale non ci sono ancora ricerche approfondite, ma che di sicuro è molto più ampio di quel che si percepisce ». Alcol per adolescenti. Come rito di passaggio, sballo a buon mercato del sabato pomeriggio, benzina per superare la timidezza. Questa è solo una parte dell'abuso, su cui il mondo adulto ha comunque responsabilità pesanti: «Pensiamo al marketing degli alcolici - spiega Giovanni Greco, vice presidente della Società italiana di alcologia e responsabile dello stesso settore all'Usl di Ravenna -, è tutto giocato sulla catena trasgressione, sesso, festa, conquista. È il modello affermato: consumo di alcol legato all'effetto, non al gusto».
Primo obiettivo per chi si occupa di campagne sul «bere con consapevolezza»: «Disinnescare il sillogismo alcol uguale benessere ». Sbronza innocua e sbronza pericolosa: si può distinguere? È una questione di frequenza. E di contesto: «Un conto è che un adolescente, per una volta, si presenti a casa ubriaco dopo una festa - continua Greco - un altro è che faccia la stessa cosa alle sei del pomeriggio. In questo caso sta rifiutando tutti gli obiettivi e i progetti di vita che dovrebbe avere una ragazzo della sua età». Sbornia solitaria a 15 anni: ai padri sembra impossibile, ma basta fare un giro il sabato pomeriggio nel centro di Milano. «Ogni tanto troviamo un ragazzo che si ubriaca da solo, seduto su una panchina», racconta uno dei responsabili del Nucleo centro della polizia locale. Qualche settimana fa, uno studente aveva avvolto la bottiglia di birra in un sacchetto di carta. Perché? «L'ho visto fare nei film americani», s'è giustificato con gli agenti.
Bere fino a crollare, a 13 anni. È successo a una ragazzina bresciana in piazza Vetra, ritrovo dei giovani milanesi: era a un passo dal coma etilico, è caduta a terra spaccando la bottiglia, ha continuato a bere e col vetro rotto s'è tagliata le labbra. Era un sabato pomeriggio, con i vigili di pattuglia per applicare l'ordinanza che vieta vendita e consumo di alcol sotto i sedici anni (pena: 450 euro). Un provvedimento che ha sollevato polemiche. «Nessuno pensa di risolvere tutto con le multe - dice il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato -, ma se oggi questo problema è al centro del dibattito nazionale, ancora una volta il merito è di Milano». Aggiunge l'assessore alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna: «È mio dovere fare tutto il possibile perché la salute, soprattutto dei ragazzi, venga salvaguardata ». Durante i controlli, spesso i vigili si trovano di fronte ragazzini che barcollano e urlano: «Perché non andate a prendere chi spaccia? Cosa volete, che andiamo a drogarci?».