338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il consumo di alcolici aumenta pericolosamente tra gli under 16

cufrad news alcologia alcol alcolici giovani under 16


Il consumo di alcolici aumenta pericolosamente tra gli under 16
I ragazzi bevono più spesso fuori pasto e, in alcuni casi, sei bicchieri a serata
MILANO- Ormai diversi studi hanno dimostrato che più a lungo si tengono i ragazzi alla larga dall'alcol meglio è e non a caso la legge vieta

di somministrare alcolici al di sotto dei sedici anni. Peccato che si tratti solo di teoria perché oggi i giovani iniziano ad appassionarsi

alle bevande alcoliche appena usciti dalle elementari con un trend in aumento come rivelano il recente rapporto Istat su "L'uso e abuso di

alcol in Italia" e il rapporto epidemiologico annuale dell'Osservatorio nazionale Alcol CNESPS i cui dati sono stati trasmessi dal Ministro

della Salute al Parlamento. Dalle indagini è emerso che negli ultimi 10 anni tra i giovani sono aumentati i consumatori occasionali, quelli

che bevono fuori pasto e consumano altri alcolici oltre a vino e birra, mentre si sono ridotti i consumatori giornalieri e quelli che bevono

solo vino e birra. Nel complesso i comportamenti a rischio nel consumo di alcol (consumo giornaliero non moderato), binge drinking (sei o più

bicchieri di bevande alcoliche in un'unica occasione) e consumo di alcol da parte dei ragazzi di 11-15 anni riguardano 8 milioni e 624 mila

persone, il 16,1% della popolazione di 11 anni e più. E anche se i cambiamenti in atto nelle modalità di consumo dei giovani sono più

evidenti tra i 18-24 anni, non va sottovalutata la forte crescita del consumo di alcol fuori pasto tra gli adolescenti: se nel 2000 consumava

alcolici fuori pasto il 14,5% dei 14-17enni, nel 2010 la quota si attesta al 16,9%.
UN FENOMENO IN ESPANSIONE - «Quello del consumo di alcolici nei giovani è in effetti un fenomeno in espansione, probabilmente sottostimato - fa notare Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell'Istituto superiore di sanità -. Se si fanno indagini nei luoghi a rischio frequentati dai ragazzi (discoteche, bar) salta subito all'occhio che i giovani che bevono sono molti di più e, soprattutto, bevono molto di più. Alcuni dati raccolti dal nostro Osservatorio in collaborazione con la Società Italiana di Alcologia mostrano, per esempio, che se nei giorni della settimana il consumo di alcol è molto limitato, non si può dire altrettanto nei fine settimana dove sale all'85 per cento. Il sabato sera i ragazzi arrivano a bere anche 4 bicchieri e le ragazze oltre 3, ma chi preoccupa di più sono le preadolescenti che riescono a "mandar giù" anche più di 6 bicchieri. Tra le 11-15enni si registra una media di consumatrici a rischio nettamente superiore alla media femminile italiana, tripla rispetto a quella delle donne adulte e comunque superiore a quella registrate per le varie classi di età».
TASSARE GLI SPOT DEGLI ALCOLICI - Ma cosa spinge le giovanissime si attaccarsi alla bottiglia? «All'alcol viene dato un valore "d'uso" per essere più brillanti, per richiamare l'attenzione. Per le ragazzine si parla del fenomeno dello "starring": con un bicchiere in mano, una bottiglia nei jeans si sentono delle dive, più alla moda, pensano di fare più colpo, hanno più visibilità, come ci dicono» spiega Scafato. In realtà, "abbuffandosi" di alcol i giovanissimi rischiano solo di danneggiare se stessi perché bere esageratamente non causa solo ubriachezza, ma è uno stato di intossicazione estremamente nocivo: prima dei 16-18 anni l'organismo non è infatti capace di metabolizzare l'alcol. «Purtroppo l'alcol viene sempre più spesso presentato in accostamento a modelli positivi e la pubblicità di bevande alcoliche promuove il bere secondo modalità di autoregolamentazione contestate nelle sedi formali in termini di aderenza alle direttive europee: in Italia nel 2007 sono stati spesi 169 milioni di euro per campagne pubblicitarie, saliti a più di 300 milioni nel 2010 - ricorda l'esperto -. Per controbilanciarne gli effetti è stato proposto di tassare le pubblicità per ottenere risorse da investire in campagne di prevenzione regolamentando contemporaneamente fenomeni come "happy hours" e le "nuotate" tra i pub».
Antonella Sparvoli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)