Il difficile percorso contro il gioco d'azzardo
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Slot machines, "gratta e vinci", poker online, giochi apparentemente innocui, utili a strappare un sorriso in caso di vincita e a far sognare. Invece, sono da considerarsi come i nemici giurati di chi del gioco d'azzardo non ne fa un semplice passatempo, ma un vizio che, a volte, può diventare una vera e propria patologia.
I giocatori d'azzardo, anche di quei giochi definiti soft perché non necessitano di fiches o tappeti verdi, possono essere paragonati ai tossicodipendenti o agli alcolisti. Prima di rendersi conto del loro problema di dipendenza, spesso arrivano a scialacquare interi patrimoni, portando sul lastrico le loro famiglie, a volte diventando anche vittime degli usurai.
Ne abbiamo parlato con la professoressa Carmela Calandra, docente all'università di Catania che dirige l'Unità operativa di Psichiatria del Policlinico e che da un anno, nel suo dipartimento, ha attivato un ambulatorio che si occupa dell'ascolto e della cura delle vittime del gioco d'azzardo.
«In Italia - spiega la professoressa Calandra - a giocare d'azzardo, anche solo di rado, è l'80 per cento della popolazione ed un 3 per cento di queste persone si trasforma in giocatori patologici, aiutati anche dal fatto che giochi come quello del "gratta e vinci" o delle slot machines sembrano non avere niente a che fare con i tavoli da gioco. Sono infatti di facile accesso e, soprattutto, danno una risposta immediata al giocatore che può quindi ritentare la fortuna, fino a che glielo consente il portafoglio».
Quando stanno lontani dal loro vizio per qualche tempo, questi soggetti hanno tutti i sintomi dell'astinenza, così come accade a chi fa uso di droghe. Spesso, commettono atti illeciti per procurarsi i soldi necessari per sedersi davanti ad una slot machine. Se lontani dal loro vizio, manifestano malesseri fisici come tremori, ansia somatizzata, sudorazione fredda, sintomi tipici di chi è andato oltre un semplice passatempo.
Da quando l'ambulatorio catanese è stato aperto, ha in cura una decina di persone. I pazienti sono tutti uomini di età compresa tra i 30 ed i 35 anni che, ad un certo punto, dopo l'ennesima perdita ingente, si sono sentiti con le spalle al muro ed hanno deciso di cambiare rotta volontariamente o su suggerimento di una persona vicina.
«Da noi - dice la Calandra - arrivano uomini appartenenti a tutti i livelli sociali: gente facoltosa, ma anche persone con poche possibilità economiche. Single, sposati con figli, tutti disperati perché non sanno mettere la parola fine ad un vizio che li corrode e li porta a continui conflitti con il mondo che li circonda».
Spesso, il giocatore d'azzardo presenta anche altri problemi comportamentali.
Nell'ambulatorio del Policlinico di Catania, dove medici, psicologi e assistenti sociali lavorano fianco a fianco, il paziente viene sottoposto ad un colloquio, spesso arriva dopo una richiesta di psicoterapia del suo medico curante, oppure a seguito dell'insistenza di un coniuge o un parente. Per i medici è fondamentale che, da parte del paziente, ci sia la più completa disponibilità a farsi curare.
«Il primo passo - spiegano gli esperti - è quello di chiedere al soggetto quale sia il grado di motivazione, poi il paziente può essere sottoposto ad un programma farmacologico teso al riequilibrio dell'umore. Utilizziamo farmaci antidepressivi a basso dosaggio, con azioni antiossessive e anticompulsive».
Dopo la prima fase, alla terapia farmacologica si affianca quella psichiatrica. «Cominciano gli incontri settimanali singoli che servono al paziente per prendere coscienza di sé ed esprimere il suo disagio esistenziale. Con questi incontri cerchiamo di migliorare la lettura errata della realtà che il giocatore patologico ha fatto sua e tentiamo di fargli raggiungere la stabilizzazione interiore persa, facendolo uscire da quella depressione che lo ha portato alla richiesta di aiuto e alla consapevolezza di vivere uno stato alterato», sottolinea la professoressa Calandra.
Chi è dipendente dal gioco d'azzardo vive in due "mondi paralleli". Il primo è quello della quotidianità, difficile da vivere, dove spesso ci sono conflitti legati al bisogno costante e sempre maggiore di denaro. L'altro è il mondo "dorato" fatto dal gioco e dalla possibilità di un riscatto che possa coinvolgere se stesso e gli altri.
Dal vizio del gioco non si guarisce facilmente. I trattamenti sono lunghi, durano diversi mesi, fino a quando non si raggiunge la completa stabilizzazione. I pazienti sono sottoposti ad oltre venti colloqui con gli specialisti.
«Il rischio della ricaduta - avverte la Calandra - è altissimo. Mollare il paziente all'improvviso significherebbe condannarlo ad un ritorno nel girone infernale dal quale stava uscendo a fatica».