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Il disagio giovanile, tra desiderio di libertà, voglia di crescere e provocazione

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IL DISAGIO GIOVANILE
Dott. Daniele Novara
Quando c'è un gruppo, qualsiasi comportamento è un comportamento sociale; l'insegnante dovrebbe cercare di valorizzare quello

che ognuno dei ragazzi ha, evitando di appiattire. Nel gruppo classe bisogna aumentare il senso di appartenenza del gruppo e

favorire le attività di gruppo, in cui i bambini e i ragazzi abbiano la possibilità di apprendere in modo reciproco grazie

all'imitazione.
Per creare appartenenza al gruppo vi sono degli strumenti specifici che aiutano il gruppo ad interagire (l'ideale è farlo nei

primi 15 giorni di scuola) come ad esempio con delle interviste, facendo la "carta d'identità". Un altro strumento importante

è quello di mantenere un rituale di inizio, in base alla fascia di età, può essere ad esempio una filastrocca, un episodio

tratto dal "diario di classe" o dal giorno precedente, sfruttando la logica di gruppo esperienziale.
Con il Centro Psicopedagogico il Dott Novara ha creato alcuni strumenti pedagogici come il "cestino della rabbia" e le "carte

dei conflitti" su questo argomento.
In un contesto di gruppo coeso, il "bullo" non rientra, perchè in una classe in cui c'è "senso di appartenenza al gruppo" non

è consentito il sommerso, la prevaricazione di uno sugli altri. A questo punto prende la parola Elisa Mendola, Tutor della

Scuola Genitori di Piacenza che introduce il tema del "disagio giovanile". La prima precisazione che viene fatta è che oggi

più che mai c'è confusione sull'interpretazione dei comportamenti degli adolescenti di oggi e bisogna cercare di

interpretarli senza creare allarmismi.
In età adolescenziale c'è una grande discrepanza tra l'immagine che ha di sè l'adolescente e quella che hanno di loro gli

adulti di riferimento, per loro è molto difficile da sostenere e da accettare; questa situazione crea in loro un conflitto

che poi è in realtà percepito da loro come una situazione di confronto. Sebbene le dipendenze più conosciute siano le droghe,

oggi esiste un altro gruppo di dipendenze legate a oggetti o attività non chimiche: le dipendenze comportamentali (New

Addictions) che comprendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l'uso di sostanze chimiche. (ad esempio

la dipendenza da nuove tecnologie, gli autoferimenti, i comportamenti trasgressivi). In questo caso l'oggetto della

dipendenza è spesso un comportamento lecito e socialmente accettato.
Tra le varie forme di disagio, le più comuni sono:
- Solitudini, depressione, violenza
- Autolesionismo: è un fenomeno nuovissimo, è un tema poco conosciuto, in pratica il giovane vuole causare intenzionalmente

un danno al proprio corpo in modo ripetuto. Vi sono varie forme di questo disagio:
- Automutilazione Grave - molto rara - che produce danno irreversibile (es sfregio permanente in viso)
- Automutilazione Leggera - la più diffusa - che si manifesta col tagliarsi, bruciarsi, strapparsi i capelli
- Automutilazione latente - la più subdola - perchè si nasconde nelle forme di dipendenza come la tossicodipendenza, la

bulimia, l'attività fisica eccessiva.
Ferirsi in adolescenza (farsi piccoli tagli, bruciarsi la pelle) spesso è un modo simbolico per prendere possesso del proprio

corpo (rif. Le Breton 2002) e difendere la propria identità ristabilendo i confini corporei (Jeammet 1995). L'acting aiuta

l'adolescente a comunicare con il mondo esterno e a fronteggiare conflitti interni sostenibili. Esistono inoltre forme di

autolesionismo culturalmente accettate come piercing e tatuaggi.
Ciò che sottende questo atteggiamento è occuparsi del dolore fisico sottraendo l'attenzione da quello interiore; mostrare

agli altri in modo concreto e tangibile la sofferenza interiore che altrimenti non si vedrebbe (non a caso i ferimenti spesso

riguardano parti del corpo ben visibili tipo polsi o viso); provare a sè stessi di essere ancora "vivi" provando dolore,

percependo il proprio corpo; come punizione per le proprie azioni o sensi di colpa ed infine come sostituto del desiderio di

suicidio.
Il Dottor Novara prosegue quindi con alcune indicazioni che ritiene possano essere indispensabili per prevenire situazioni di

disagio, a partire da quelli che provengono da situazioni educative problematiche. Oggi assistiamo a forme nuove come l'

isolamento tecnologico (videogiochi, computer ecc ) che inducono una vita desensorializzata; l'astinenza da televisione, la

riluttanza del cibo. E' molto importante evitare di avere in camera un computer ad uso esclusivo dei ragazzi, che è uno

strumento incontrollabile, utile invece averne uno da condividere con la famiglia, anche perchè è noto che diminuisca la

concentrazione ed influisca negativamente sul sonno. Tutte queste problematiche sono legate ai comportamenti dei genitori,

bisogna mantenere un il proprio ruolo educativo in modo responsabile: bisogna ascoltare i figli, non discutere, bisogna dare

un indirizzo, un orientamento ai propri figli al fine di dare loro gli strumenti per affrontare la vita. Inoltre è essenziale

fare gioco di squadra tra padre e madre, decidere insieme le cose importanti relative all'educazione ed essere dei chiari

punti di riferimento; non bisogna drammatizzare le situazioni, bisogna avere fermezza nelle proprie scelte educative. Altro

passo fondamentale è mantenere dei rituali della comunità familiare come elemento di coesione familiare, come occasione di

confronto e di scambio di esperienza (es. pranzo della domenica, discussione sull'attualità).