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Il fumo fa male,le prediche anche...

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Il fumo fa male,le prediche anche

Fumare fa male. È un dato elementare quanto importante, da evidenziare senza eccessi e partigianerie. È scientificamente provato che esiste una diretta correlazione tra il fumare e l'insorgere di malattie polmonari e/o cardio-vascolari. Diversi studi hanno richiamato l'attenzione sulla discrepanza presente tra fumatori e non-fumatori in relazione a chi potrà morire a causa di un tumore ai polmoni (4 persone su 1000 per i non-fumatori, 89 persone su 1000 tra i fumatori), di un infarto (87 contro 100), di una polmonite e tumori di varia natura (anche se qui la differenza si riduce notevolmente). Ogni anno il fumo provoca spannometricamente non meno di 450.000 - 500.000 morti (anche sovrastimando i danni). Tutto questo provoca ovviamente dei costi. Costi che vanno a ricadere direttamente sui vari sistemi sanitari nazionali, di matrice pubblica/mista, e che dovranno essere in qualche modo coperti; tale copertura viene principalmente assicurata (o così si cerca) con

l'imposizione di accise (che si sommano all'usuale IVA) sui tabacchi. Chi assume dunque uno stile di vita più "pericoloso" e "dannoso" che

può comportare costi aggiuntivi per la comunità, deve pagare un sovraprezzo fiscale. Un'imposizione logica ed equilibrata, quando necessaria per correggere e internalizzare i costi aggiuntivi dati - appunto - dal consumo dei tabacchi. Ma tale internalizzazione è già avvenuta: allo stato attuale, le accise sui tabacchi coprono complessivamente il 12% dei costi annui del Sistema Sanitario Nazionale; se poi si considera

che la riduzione dell'aspettativa di vita causata dal fumo provochi (per quanto macabra e cinica tale considerazione possa apparire) un

risparmio previdenziale, è lapalissiano che il contributo delle attuali accise sia in superavit rispetto alle esternalità prodotte.
Tenendo ben fermo questo concetto possiamo analizzare due notizie di attualità, proveniente da due paesi lontanissimi tra loro

(geograficamente e culturalmente) ma ugualmente foriere di danni. La prima: l'attuale manovra-bis contiene (manco a dirlo) nuove accise sui

tabacchi, accettate bipartisan-amente data la natura "immorale" e dannosa del fumo stesso. Ma che cosa succede quando le accise sono

eccessive e sproporzionate (se la manovra andasse definitivamente in porto, un pacchetto da 20 sigarette superebbe i 5€)? Semplice: vi

sarebbe una riduzione del consumo di tabacco legale, accompagnata da una crescita vertiginosa del consumo di tabacco illegale; il fumatore

medio sarebbe più propenso - ove le accise sono sproporzionate - a considerare "legali" attività che legali non sono (mercato nero) e a

favorire gli affari delle organizzazione criminali. Allo stato attuale, il mercato nero rappresenta il 10% del mercato complessivo dei

tabacchi; innalzare ulteriormente le accise (come stabilisce la manovra-bis) fa più male che bene e avvantaggia il contrabbando e lo spaccio

dei tabacchi, come ben evidenziato in un briefing paper dell'IBL.
La seconda notizia: i cinque big produttori di sigarette statunitensi sono scese sul piede di guerra contro la Food and Drug Administration.

Il casus belli risiede nella decisione di quest'ultima di stampare (dal settembre 2012) sui pacchetti di sigarette, immagini truculente che

paiono non aver nulla da invidiare alle copertine degli album death metal (un neonato semi-deforme in un'incubatrice, un cadavere, il torace

di un uomo dopo un'operazione chirurgica), a scopo informativo sui rischi e i danni del fumo. Il tutto a spese dei produttori stessi, i quali

sostengono a spada tratta che "il governo non può imporre che un pacchetto di sigarette diventi una piccola bacheca per la propria campagna antifumo", per quanto affermano pacificamente che esso "possa richiedere di apporre avvisi che siano schietti e incontrovertibili".

Denunciando l'effetto emotivo teso a spaventare, inquietare e deprimere i consumatori (oltre che annichilire l'effetto grafico e la capacità

attrattiva dei singoli pacchetti) hanno dunque invocato una lesione del Primo Emendamento e avviato - in concerto - un'azione legale. È un

dibattito tutt'altro che superficiale e che non deve essere letto come una lotta all'arma bianca delle avide corporations tese a preservare i

propri affari - di morte, direbbero i più cinici.
Bisogna infatti ricordare che trattare i cittadini alla stregua di bambini continuamente bisognosi delle indicazioni (o delle minacce, vista

la litania delle suddette minacce) di un "adulto" è terribilmente pericoloso, in quanto rende impossibile l'esercizio della libertà (che

altro non è che la capacità di poter decidere per sé) e spalanca le porte del paternalismo giuridico. Non tutti i fumatori sono epidemologhi

od oncologici, ma la stragrande maggioranza è a conoscenza - per quanto vagamente e approssimativamente - dei danni, letali, provocati dal loro piacere spirituale. È dunque necessario spaventarli come fossero degli adolescenti irresponsabili a suon di campagne e di inserzioni

sempre più aggressive che trascendono dal mero obbligo - per quanto forte - informativo, puntando tutto sull'emozione e sulla paura? È

necessario punirli con accise sempre più alte ed esose? Logico non lo è di sicuro, se si compie - come più sopra - una riflessione sul ruolo

ricorperto dalle accise e sulla stridente incompatibalità di simili misure con la supposta capacità degli individui a decidere per sé. Tali

misure diventano logiche solo in presenza di un orrido, gargantuesco, tentacolare e mastodontico Stato Etico.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)