Il Giappone è troppo tollerante verso l'alcolismo
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Quando il funzionario giapponese Yoshiyuki Takeuchi si vedeva costantemente scavalcato dai suoi colleghi di lavoro, l'unica cosa a cui sentiva di potersi affidare era l'alcool, e così diventò una delle ultime vittime di una dipendenza ancora poco conosciuta in Giappone. "Le persone che hanno cominciato a lavorare dopo di me possono andare molto più avanti nella carriera, dato che loro hanno finito il college, mentre io non ho potuto permettermelo". "Così ho cercato di bloccare quel senso 'perchè sempre a me?' tramite l'alcool". Poichè il consumo di liquori è cresciuto di sei volte negli ultimi 50 anni, andando di pari passo con la ricchezza economica, l'alcolismo è diventato un problema crescente ma ancora poco compreso. Le bevande alcoliche sono facilmente reperibili nei "convenience store" e nei distributori automatici. Le pubblicità di liquori passano spesso in tv la sera e c'è l'abitudine di stringere rapporti sul lavoro andando a bere qualcosa.Katsuya Maruyama del Centro Alcolismo di Kurihama, un centro medico leader per il trattamento della dipendenza da alcool, sostiene che il Giappone è troppo tollerante quando si tratta di eccesso nel bere alcool, il che rende difficile sia per la società, sia per gli alcolisti, rendersi conto dell'esistenza di un problema serio. "Non c'è nessun vero messaggio adeguato che spieghi quanto l'alcool possa essere pericoloso, per cui nessuno prende l'alcolismo come una malattia". Fu così che si sentì il funzionario Takeuchi quando tornò al lavoro dopo sei mesi in ospedale. Messo da parte e ignorato da tutti per quasi un anno, ha detto "Non c'era la minima comprensione nei miei confronti" . Analisi rivelano che la perdita economica per problemi di alcolismo raggiunge i 6.6 mila miliardi di yen (73 miliardi di dollari) l'anno. Si stima inoltre che circa 800 mila persone, lo 0.6 per cento della popolazione, sono alcolisti. "Il problema è che avere a che fare con l'alcool è ancora una cosa che non è ben compresa nè categorizzata". Alcuni esperti dicono che recenti casi di alcolismo di personaggi noti potrebbero aiutare nel riconoscere che l'alcolismo è una seria malattia, dimostrando che non capita solo ad una manciata di persone, ma che chiunque può caderci. La recente morte del 56enne Shoichi Nakagawa, ex ministro delle finanze che si dimise dopo essere stato costretto a negare che era ubriaco durante una conferenza del G7 di febbraio, per esempio ha spopolato tra i media. Gli esperti dicono che è stata un'occasione mancata per dimostrare che è possibile un recupero dalla dipendenza da alcool. Tra gli illustri alcolisti spicca anche il Principe Tomohito, 63 anni, cugino dell'Imperatore, che ha pubblicamente dichiarato nel 2007 che era un alcolizzato. "Gli alcolisti sono visti come persone con problemi di personalità" ha detto un operatore di un gruppo di assistenza. "Questa è una società troppo indulgente sull'uso di alcool, ma è anche una società in cui una volta che una persona fallisce, allora questa persona viene sistematicamente esclusa", sostiene un operatore di un altro gruppo di supporto per dipendenze. La prevenzione e l'intervento sono i punti deboli e persino il personale medico spesso non capisce che la semplice identificazione dei disturbi fisici causati dall'alcolismo non indurrà le persone a smettere di bere.