338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il gioco d'azzardo patologico: intervista alla psicologa Emanuela Ciruzzi

cufrad news alcologia alcol alcolismo il gioco d'azzardo patologico. intervista alla psicologa Emanuela Ciruzzi


Le nuove frontiere della dipendenza: il gioco d'azzardo patologico

Intervista alla dott.ssa Emanuela Ciruzzi


Emanuela Ciruzzi (in foto) è psicologa cognitivo-comportamentale. Laureata all'università La Sapienza è attualmente impiegata presso lo studio "OfficinaMente" di Roma. A lei Ais ha chiesto un parere sul gioco d'azzardo patologico e sulle conseguenze per la salute.


Cos'è il gioco d'azzardo patologico?
Il gioco d'azzardo è un'attività ricreativa che ha accompagnato l'uomo nel corso della storia. Tuttavia oggi si inizia a parlare di una vera e propria patologia ad esso collegata, nel momento in cui la persona coinvolta mostra una perdita di controllo sul comportamento del gioco, sviluppando così una forma di dipendenza. Tutto ciò si ripercuote negativamente nei diversi ambiti di vita della persona (il lavoro, la famiglia, gli amici, la situazione economica, ecc.). Il gioco d'azzardo è un comportamento che implica il rischio di perdere denaro o oggetti di valore in previsione dell'esito di un gioco, il cui risultato è determinato dalla sorte. Il gioco d'azzardo o gambling diventa patologico quando la persona implicata presenta almeno cinque dei criteri previsti dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR). Si può parlare di gioco d'azzardo patologico quando la persona implicata è eccessivamente assorbita dal gioco d'azzardo; ha bisogno di giocare d'azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l'eccitazione desiderata; ha ripetutamente tentato con insuccesso di controllare, ridurre o interrompere il gioco d'azzardo; è irrequieta o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d'azzardo; gioca d'azzardo per sfuggire a problemi o per alleviare un umore disforico; dopo aver perso denaro al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora ("rincorrendo" le proprie perdite); mente ai familiari, al terapista o ad altri per nascondere l'entità del proprio coinvolgimento nel gioco; ha commesso azioni illegali per finanziare il gioco d'azzardo; ha messo a repentaglio o ha perso una relazione significativa, il lavoro o opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d'azzardo; fa affidamento sugli altri per reperire denaro o per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d'azzardo.


Quante e quali persone sono coinvolte in questo fenomeno?

Una recente indagine dell'Ifc-Cnr di Pisa evidenzia che il fenomeno del gioco d'azzardo cresce al ritmo del 13% in un anno, con 53 miliardi di euro puntati solo nel 2009. Dalla ricerca emerge che il giocatore tipo è maschio, con la licenza media inferiore, che beve alcolici e fuma. Se si considera che in questo studio il 42% della popolazione campionata ha giocato somme di denaro almeno una volta nel corso degli ultimi 12 mesi, quando si va a fare una proporzione sulla popolazione italiana, possiamo stimare che circa 17 milioni di persone giocano d'azzardo. Sempre secondo questo studio, gli adolescenti italiani sono sempre più propensi a giocare d'azzardo e sembrano essere particolarmente vulnerabili a sviluppare una condizione di gioco d'azzardo patologico.Quando si parla, appunto, di gioco d'azzardo patologico, dati attuali sulla prevalenza di questo disturbo variano dall'1 al 2% della popolazione negli Stati Uniti, in diverse parti del Canada, e in Europa e salgono al 5% quando si parla di persone che mostrano problemi legati al gioco d'azzardo.


Secondo altre ricerche, condotte a livello internazionale, non solo la categoria degli adolescenti, ma anche la popolazione degli anziani sarebbe a rischio, come del resto anche chi presenta una storia di abuso di sostanze (come alcol, cocaina, oppioidi e cannabis). Un'ulteriore popolazione a rischio è composta da persone che lavorano in contesti in cui c'è un'esposizione a situazioni di gioco o che possono facilmente accedere ad esse (ad esempio personale dei casinò).In generale, poiché le opportunità di giocare d'azzardo negli ultimi anni stanno aumentando nei paesi più industrializzati si stima che questi dati siano in crescita.


Come si diventa da giocatore ricreativo a giocatore d'azzardo patologico?
Il punto di vista che ha dominato la ricerca e la letteratura sul gioco d'azzardo negli ultimi anni è quello che considera il danno dovuto al gioco d'azzardo collocato su un continuum che va dall'assenza del gioco d'azzardo a gravi problemi con esso collegati o gioco d'azzardo patologico. A un'estremità del continuum si trovano coloro che giocano per motivi sociali o ricreativi, utilizzano denaro che non spendono per cose importanti e non superano il limite del budget che si sono autoimposti. Questi giocatori ricreativi non subiscono alcun danno economico, psicologico o interpersonale. Al centro del continuum si possono trovare giocatori che presentano alcuni sintomi del gioco d'azzardo patologico, ma senza soddisfare i criteri per la diagnosi. Al lato opposto del continuum si trovano coloro che soddisfano i criteri del DSM-IV e che presentano gravi ripercussioni a livello economico, lavorativo, interpersonale o giudiziario.


Robert Custer (1985) ha ipotizzato che il gioco d'azzardo patologico si possa sviluppare in fasi progressive e che si possono prevedere solamente quattro vie di uscita: il suicidio, la delinquenza (e l'incriminazione), la fuga o la richiesta d'aiuto.


La prima fase è la fase "della vincita", caratterizzata da gioco occasionale e da qualche vincita importante. Lo scopo del gioco è soprattutto il divertimento e la distrazione. Secondo Custer questa fase durerebbe dai 3 ai 5 anni, determinando un progressivo aumento dell'attività di gioco e dell'investimento psicologico ed economico su di esso, senza tuttavia che ciò determini particolari conseguenze per il giocatore.

In questa fase i giocatori sperimentano una grande energia, una notevole concentrazione sul gioco, un'accresciuta abilità con i numeri e sono interessati alle strategie del giocare d'azzardo. Molti attribuiscono le vincite iniziali alla loro destrezza più che alla fortuna. Molti giocatori traggono dal gioco una notevole quota della loro autostima e fanno assegnamento sul gioco come aiuto per gestire le delusioni e i cattivi umori. Il giocatore gradualmente si allontana dalla famiglia e dagli amici e utilizza sempre più tempo ed energie nel gioco.


Dopo questo periodo di tempo il giocatore entrerebbe nella cosiddetta fase "della perdita", caratterizzata da un gioco sempre più solitario, da periodi di perdita prolungati, dall'"eccessivo assorbimento" e dalla progressiva perdita di controllo sul comportamento. Inizia, inoltre, a evidenziarsi una sempre maggiore perdita economica, con il formarsi dei primi debiti e la richiesta dei primi prestiti.

In questa fase, che durerebbe circa 5 anni, il giocatore tenderebbe a puntare su giochi che gli offrano minori possibilità di vincita, ma che promettano vincite più elevate. Le perdite sono vissute come sfortuna e il giocatore inizia a rincorrere la buona sorte. E' in questa fase che s'innesca il fenomeno dell'inseguimento delle perdite (chasing). Il giocatore tenta di recuperare il denaro perso facendo puntate sempre più frequenti e con un quantitativo di denaro maggiore.


Il passaggio successivo è la fase "della disperazione", durante la quale c'è una totale perdita della capacità di controllo sul comportamento di gioco e la persona può commettere atti illegali, nel tentativo disperato di conquistare quella big win che è vista come l'unica possibile via di uscita. Sono comuni durante questa fase, un aumento dell'irritabilità, alterazioni del tono dell'umore repentine, attacchi di panico, fantasie di fuga o di suicidio; tuttavia il giocatore può ancora ostentare sicurezza, la quale viene riacquistata in particolare durante i momenti di gioco.


La fase della disperazione può infine per alcuni condurre ad una richiesta di aiuto. La fase "della resa" è caratterizzata da ricerca di aiuto o di una cura, spesso dietro insistenza del datore di lavoro, del coniuge e dei familiari. In questa fase possono essere presenti depressione, pensieri di suicidio e sintomi da stress, quali ipertensione, palpitazioni, insonnia e dolori gastrointestinali.


Sebbene la ricerca sul gioco d'azzardo patologico negli ultimi vent'anni sia estremamente ricca, tuttavia attualmente non esiste in letteratura un unico modello eziologico che spieghi in modo efficace il processo che porta alla perdita del controllo sul gioco d'azzardo e allo sviluppo di un quadro patologico, quali sono i fattori di mantenimento e quelli che favoriscono le ricadute. Blaszczynski (2001), ha proposto per il gioco d'azzardo patologico un modello che integra in un unico schema teorico generale fattori biologici, di personalità, cognitivi, della teoria dell'apprendimento e ambientali.


Cosa pensa una persona quando gioca d'azzardo?

Spesso sono presenti nel giocatore d'azzardo e soprattutto in quello patologico una serie di pensieri caratteristici. Tali pensieri sono disfunzionali e contribuiscono al mantenimento del comportamento disadattivo e sono caratterizzati dall'illusione del controllo sul gioco e da processi di pensiero irrazionali. Il giocatore patologico d'azzardo ritiene erroneamente che possiede grandi abilità di controllo sugli eventi di gioco, presenta una memoria selettiva a favore delle vincite rispetto alle perdite che lo portano a sovrastimare le vittorie, ha delle aspettative di vittoria in seguito a "sessioni di perdite", presenta credenze sulla "fortuna", comportamenti superstiziosi e ritiene di essere in possesso di particolari abilità di gioco. Inoltre possono essere presenti distorsioni cognitive relativi a pensieri quali: i soldi persi sono essenzialmente i suoi, solo attraverso il recupero (chasing) di tali perdite potrà risolvere la sua angoscia o risentimento per la perdita di denaro e che il gioco è l'unica soluzione possibile o la più semplice per ridurre il debito.


Qual è il decorso e la prognosi?

In letteratura non è stata identificata un'età di insorgenza tipica dei problemi legati al gioco d'azzardo, tuttavia è possibile sviluppare un disturbo dopo anni di gioco ricreativo in seguito ad una maggiore esposizione a situazioni di gioco o ad un evento stressante. Il gioco d'azzardo patologico ha numerose ripercussioni negative in diversi ambiti di vita della persona, ma quello maggiormente colpito è quello familiare. In molte famiglie dei giocatori d'azzardo patologici, oltre ad evidenziarsi consistenti problemi economici, sono presenti pensieri relativi alla separazione o al divorzio. I coniugi spesso prestano i propri risparmi personali al giocatore o sono costretti a chiedere prestiti per il sostentamento della propria famiglia. I bambini presenti in queste famiglie mostrano problemi comportamentali o di adattamento (ad esempio scarsi risultati scolastici). Una parte dei giocatori d'azzardo patologici sembra risolvere i propri problemi in maniera spontanea, tuttavia la maggior parte delle volte si deve ricorrere all'aiuto di un professionista.


Qual è il trattamento per il gioco d'azzardo patologico?

Alla luce di quanto emerge dalla letteratura scientifica, attualmente, la terapia cogntivo-comportamentale è l'unico intervento empiricamente validato e in quanto tale ritenuto efficace. L'intervento cognitivo-comportamentale si basa prevalentemente su due presupposti. Il gioco d'azzardo è un comportamento "disadattivo" che è stato appreso e che, in quanto tale, può essere disappreso attraverso le tecniche che fanno riferimento ai principi dell'apprendimento. Inoltre le cognizioni, le emozioni e i comportamenti agiscono in modo interdipendente tra loro. L'elaborazione dei pensieri a volte può portare come risultato a delle informazioni difettose, a schemi disfunzionali o a pensieri irrazionali, che svolgono un ruolo attivo nello sviluppo dei disturbi psicologici. I pensieri influenzano il comportamento, ma a volte tali cognizioni possono agire ad un livello poco accessibile dalla persona. Attraverso l'intervento, i pensieri possono essere portati a consapevolezza e monitorati. I pensieri disadattivi possono così essere modificati attraverso un processo di messa in discussione e sostituiti con uno stile di pensiero razionale e positivo (ad esempio: "Com'è che continui a perdere?"; "Come spieghi le tue perdite quando siedi alla tua sedia fortunata?"; "Se possiedi l'abilità di vincere, come spieghi le tue perdite?"; "Perché le tue abilità non sono costanti?"; "Quali sono le prove che tu sai manipolare la fortuna?";...). Di conseguenza l'intervento su tali cognizioni porta inevitabilmente ad una modifica del comportamento. Premesso che l'intervento deve essere sempre personalizzato, nel trattamento del gioco d'azzardo patologico altre procedure che possono essere utilizzate in modo efficace sono: psicoeducazione sui processi relativi al gioco d'azzardo, training di abilità sociali e di problem solving, terapia di coppia nei casi in cui emerga una perdita di fiducia e dove la conseguente perdita di diffidenza da parte del coniuge crei conflitto, consulenza finanziaria e pianificazione nella restituzione del debito, sostituzione del gioco con svaghi maggiormente adattivi e preferibilmente incompatibili con il gioco d'azzardo.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)