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"Il gioco è una cosa seria": progetto dell'ASL piemontese TO3, parla il dr.Jarre

“Il gioco è una cosa seria”: progetto dell'ASL piemontese TO3, parla il dr.Jarre

Gentili Amministratori,
Vi scrivo nel mio ruolo di responsabile scientifico del progetto nazionale per la sperimentazione di modelli di "gioco

responsabile" Il gioco è una cosa seria. Si tratta di un progetto volto alla validazione di interventi per il contenimento

dell'impatto del gioco in denaro, finanziato dal Ministero della Salute alla Regione Piemonte come regione capofila, del

quale l'ASL TO3 (e nello specifico il Dipartimento "Patologia delle dipendenze" che dirigo) è l'Ente esecutore.
Il fenomeno del gioco d'azzardo sta assumendo nel nostro paese dimensioni spaventose; quando mi riferisco all'azzardo intendo

accomunare il cosiddetto gioco legale in denaro (dal Lotto ai 'gratta e vinci', dal Win for Life alle slot machine e così

via) - che solo un'ipocrisia nominalistica evita, per non incorrere nelle previsioni del Codice Penale, di definire azzardo -

ed il gioco illegale. Nel 2010 gli italiani si saranno giocati, del tutto legalmente, l'incredibile somma di 60 miliardi di

euro, perdendone quasi 20; per avere un'idea delle proporzioni basti pensare che la spesa globale per l'acquisto di

autovetture in Italia è di 40 miliardi di euro all'anno e la spesa complessiva per tutti i consumi di ogni genere è di 800

miliardi. Ogni anno la somma gettata nel gioco dagli italiani aumenta di oltre il 10%, presto supereremo l' incredibile

limite del 10% di tutti i consumi.
Si tratta di un fenomeno che impoverisce il paese, colpendo in particolare i ceti più bassi, le persone con minore livello

culturale e socio-economico; rovina centinaia di migliaia di famiglie, arricchisce, del tutto provvisoriamente, pochissimi

vincitori, fa una concorrenza sleale a qualsiasi altro tipo di commercio, devasta culturalmente e moralmente le nuove

generazioni, garantisce pochissima occupazione (non più di 60.000 addetti a fronte dell'oltre 1 milione di addetti

dell'industria automobilistica e del suo indotto) e, cosa meno nota, garantisce complessivamente poche entrate all'erario.

Meno di 10 miliardi di quei 60 alla fine dell'anno saranno entrati nelle casse dello Stato, meno del 20 % dell'IVA di

qualsiasi prodotto tangibile.
In Italia si sta ballando sul ponte del Titanic; nei prossimi anni ci si dovrà rendere conto che il costo sociale della

sciagurata scelta di promuovere senza limiti (suonano del tutto ipocrite le tardive avvertenze pubblicitarie tipo 'gioca

senza esagerare" e così via dopo anni di martellanti 'ti piace vincere facile'..) la crescita del gioco in denaro sarà

enormemente più grande di quello dell'intero affare droga.
Riferendoci ai dati relativi al territorio della Provincia di Rimini - circa 290.000 abitanti - possiamo stimare che nel 2010

saranno stati "investiti" in tutte le forme di gioco legale oltre 150 milioni di euro, praticamente qualcosa di simile alla

somma di tutti i Bilanci comunali dei 27 Comuni che lo costituiscono.
Riferendoci alle stime epidemiologiche commissionate dal nostro progetto al CNR oltre 120.000 saranno le persone che avranno

giocato soldi almeno una volta nella vita, di queste almeno 20.000 in condizioni di rischio; tra queste oltre 5.000 giocatori

problematici e quasi 1.000 giocatori patologici.
Il gioco in denaro, qualsiasi tipo di gioco in denaro compreso l'acquisto di un 'gratta e vinci' o la giocata di un ambo al

Lotto è vietata ai minorenni; tutti quanti assistiamo giornalmente a minori che comprano oggetti di gioco, magari incentivati

dai propri genitori, entrano nei luoghi del gioco, sono bombardati da messaggi pubblicitari, vivono immersi in una cultura in

cui il denaro si vince o si perde e non si guadagna e si investe, una cultura che sbeffeggia la prudenza (chi non l'ha ancora

fatto si guardi una puntata di quel orrendo gioco televisivo che si chiama "Affari tuoi", scempio in onda tutte le sere su

RAI 1).
Nonostante il divieto circa la metà degli adolescenti italiani scolarizzati dichiara di aver fatto giochi in denaro

nell'ultimo anno; già a 15 anni il fenomeno riguarda oltre il 50 % dei maschi e nel passaggio tra il 2008 ed il 2009 il tutto

è cresciuto di quasi il 20%.
Nel territorio della Provincia di Rimini, circa 10.000 studenti delle scuole superiori, oltre 4.000 hanno gettato soldi

nell'azzardo negli ultimi 12 mesi; 1.500 in condizioni di rischio significativo, circa 400 tra problematici e patologici.
Non si può più restare indifferenti di fronte a questo disastro, che, prima ancora che economico, è culturale ed educativo.
I servizi di cura possono occuparsi, è vero, dei malati, ma per ora sono ancora poche decine quelli che vi si rivolgono; e

poi bisogna intervenire prima, perché molti di quelli che diventano malati dopo anni di gioco potrebbero, vivendo in un

contesto di maggiore attenzione collettiva, essere fermati in tempo.
Il nostro progetto Il gioco è una cosa seria, che stiamo implementando in oltre 50 Comuni di 9 Regioni italiane, nelle

Province di Torino, Varese, Monza, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro-Urbino, Roma, Salerno, Barletta-Trani-Andria, Taranto e

Palermo, prevede di costituire nelle realtà interessate dei tavoli di concertazione per la riduzione dell'impatto del gioco

in denaro tra tutti i portatori di interesse nel settore; le Amministrazioni comunali (sulle spalle delle quali ricade una

fetta importante dei costi, in termini di minor sicurezza, maggiori fenomeni di criminalità tra i quali l'usura, maggiori

oneri per l'assistenza economica...), i Servizi Sociali e Sanitari, i commercianti del settore (spesso abbiamo trovato in

giro per l'Italia tabaccai, baristi, ristoratori molto scontenti del mutare della loro clientela, della riduzione della loro

sicurezza, delle pressioni non sempre gentili dei concessionari nazionali quali Lottomatica, Sisal, SNAI e così via per

installare tutto l'armamentario di dispositivi spillasoldi da loro gestito...), le Associazioni dei commercianti degli altri

settori, i media locali, le Scuole, i consumatori stessi e così via.
Abbiamo fatto decine di corsi di formazione (in Provincia di Rimini tra novembre e dicembre 2009, hanno partecipato anche

alcuni amministratori e funzionari dei Comuni di Rimini, Riccione, Bellaria) che, per gli Amministratori comunali, erano

rivolti in particolare all'emanazione di nuovi ed aggiornati Regolamenti comunali del gioco.
Già, perché, contrariamente a quanto pensano i più, l'Ente locale non ha affatto pochi poteri nel contrasto del fenomeno; la

stessa Direttiva della Comunità europea 123/2006 sulla liberalizzazione del commercio, recepita con Decreto L.vo n.59

26.03.2010, recita all'articolo 12 che "nei casi in cui sussistano motivi imperativi di interesse generale (definiti alla

lettera h) dell'art.8 come: ragioni di pubblico interesse tra le quali....l'incolumità pubblica, la sanità pubblica....la

tutela dei consumatori...) l'accesso e l'esercizio di un'attività ....possono ...essere subordinati al rispetto di...requisiti

quali: restrizioni quantitative o territoriali ... in funzione della popolazione o di una distanza geografica minima

tra...l'obbligo per il prestatore di fornire ...altri servizi specifici."
Alcuni Comuni già negli scorsi anni avevano cominciato ad organizzarsi; storicamente i primi 2 cui si fa riferimento sono

quelli di Pioltello (Mi) e Verbania; in particolare quest'ultimo ha emanato, oramai 5 anni fa, un regolamento, tutt'ora in

vigore in quanto confermato dall'attuale amministrazione di diverso colore politico, passato al vaglio di 3 ricorsi al TAR

vinti, con cui vengono stabilite 3 cose molto semplici:
- una limitazione degli orari di funzionamento delle slot machine (spente negli orari di più facile accesso di pensionati e

studenti);
- una distanza minima da luoghi sensibili quali scuole, centri di aggregazione di ragazzi ed anziani e così via;
-l'obbligo di apporre sui giochi e nei locali avvertenze per i clienti sulla pericolosità del gioco.
A partire dallo scorso autunno diverse altre Amministrazioni comunali, in parte come esito del nostro lavoro, hanno approvato

nuovi regolamenti comunali, alcuni sulla falsariga di quelli già esistenti, altri con elementi di novità: Padova, Empoli,

alcuni Comuni del padovano e del veneziano, Samarate e Tradate in provincia di Varese, hanno già deliberato e emanato le

ordinanze, Bolzano, Salerno, Trani ed altri Comuni pugliesi e campani si apprestano a farlo. Diversi degli amministratori di

questi Comuni sono disponibili a prestare assistenza ai propri colleghi che in altre parti d'Italia decidano di incamminarsi

sulla stessa strada.