338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il Metodo D per stimare il tasso alcolemico

cufrad news alcologia alcol alcolismo il metodo D per stimare il tasso alcolemico

Il Metodo D per stimare il tasso alcolemico


Il "Metodo D" per stimare la propria alcolemia - messo a punto presso l'Istituto Superiore di Sanità nel 2009 - è basato sul calcolo semplificato della quantità assunta di alcol e richiede soltanto l'uso di una calcolatrice, senza altre strumentazioni particolari. Si tratta della prima formula veramente accessibile al grande pubblico dopo il metodo messo a punto da Widmark nella prima metà del Novecento.

 

Il Metodo D per stimare il proprio tasso alcolemico (e altre possibilità per aumentare la consapevolezza dei conducenti)
Gli effetti sulla salute derivanti da un consumo eccessivo di alcol sono di tale evidenza scientifica da costituire una convinzione ben radicata anche in ampi strati della popolazione. Tuttavia la presenza nel nostro Paese di circa 1 milione di alcolisti e di 3 milioni di bevitori eccessivi, purtroppo in crescita (1), mette in luce come l'abuso di bevande alcoliche rappresenti anche un rilevante problema di carattere "sociale". E questo non solo per l'estrema diffusione delle patologie alcolcorrelate, ma per il fatto che l'alcol influisce negativamente, oltre che sulla "salute", anche sul "comportamento" di chi ne abusa, uscendo dalla sfera privata dell'individuo e agendo come fattore determinante di molti incidenti ed episodi di violenza.


Ciò è particolarmente vero nel campo della circolazione stradale dove l'assunzione di alcol, anche tra i consumatori meno abituali, compromette seriamente le capacità di guida del conducente ed è all'origine di un numero particolarmente elevato di incidenti, spesso gravi o mortali (2). Nessuna meraviglia quindi se la legislazione, che proprio per questi motivi persegue come reato la "guida in stato di ebbrezza", ne abbia progressivamente inasprito nel tempo le sanzioni, rivedendo al ribasso il limite del tasso alcolemico consentito alla guida (sceso nel 2003 da 0,80 a 0,50 grammi di alcol per litro di sangue) e prevedendo per il futuro ulteriori modifiche restrittive al Codice della Strada.


Accanto agli interventi di natura normativa si è operato con particolare intensità negli ultimi anni anche sul versante della prevenzione e dell'educazione stradale, con campagne comunicative a volte di grande impatto che - seppure non abbiano certo sradicato il fenomeno - hanno contribuito fortemente ad innalzare la soglia di attenzione verso questo problema e a ridurne con ogni probabilità le conseguenze. E poiché è noto che anche al di sotto del tasso alcolemico consentito il consumo di bevande alcoliche pregiudica in ogni caso le condizioni psico-fisiche di guida, l'invito rivolto ai conducenti è stato ed è nella sostanza quello di non bere prima di porsi alla guida di un veicolo. Insomma: "o bevi o guidi!".


Non vi è motivo per non essere d'accordo con tale messaggio. Peraltro il calcolo del tasso alcolemico, a causa delle tante variabili che occorre considerare, ha sempre rappresentato un'operazione talmente complessa da non offrire in realtà molte alternative.


Più recentemente, alcune iniziative, soprattutto rivolte ai più giovani, hanno anche realizzato campagne basate sul concetto di un "consumo responsabile", fornendo alcuni riferimenti (in unità alcoliche consumabili) per determinare i livelli di alcolemia teoricamente raggiunti o raggiungibili.


In questa direzione, il decreto legge 117/2007 ("Disposizioni urgenti modificative del Codice della Strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione") ha disposto che venissero affisse in tutti i locali pubblici alcune "tabelle" per la stima del tasso alcolemico conseguente al consumo di bevande alcoliche. Tramite queste tabelle - prodotte a partire da una formula di Widmark modificata (3) - è possibile stimare orientativamente la propria alcolemia in base al tipo e alla quantità di bevande alcoliche assunte, al peso, al sesso e alle modalità di assunzione (a stomaco pieno o a digiuno).


In queste tabelle il calcolo dei consumi di alcol è basato su volumi standard (una lattina di 330 cc, un bicchiere di 125 cc, ecc.) e su gradazioni alcoliche standard (birra speciale: 8°, vino: 12°, ecc.), offrendo ad ognuno una sufficiente gamma di riferimento per valutare il valore presunto dell'alcolemia raggiunta. Le tabelle consentono ad ognuno di stimare indicativamente la propria alcolemia riferendosi più semplicemente ad unità standard di bevande alcoliche piuttosto che alla quantità in grammi di alcol ingerito (più complessa da determinare).


Va considerato tuttavia che esistono numerose occasioni in cui il consumo di bevande alcoliche non avviene in locali pubblici e il ricorso alle tabelle ministeriali non è sempre possibile.


Per questa ragione è stato messo a punto presso l'Istituto Superiore di Sanità da Giancarlo Dosi, Franco Taggi e Teodora Macchia, un metodo - il Metodo D - che può consentire a chiunque, senza fare uso di quelle tabelle, di stimare la propria alcolemia. Poiché nella individuazione di questo metodo le alcolemie sono state dedotte proprio dalle tabelle ministeriali la coincidenza tra i tassi alcolemici calcolati sulla base di quelle tabelle e quelli calcolati con il nuovo metodo è praticamente assoluta (4).

Questo metodo comporta il calcolo della quantità di alcol (in grammi) assunta, mentre le due fondamentali variabili di riferimento rimangono il sesso (uomini/donne) e le modalità di assunzione (a stomaco pieno/a digiuno).


L'alcolemia cercata si ottiene in questo caso dividendo la quantità in grammi di alcol assunto per una determinata percentuale del proprio peso, ed esattamente:

•- per gli uomini il 70% del proprio peso se si è a digiuno (il 120% a stomaco pieno)
•- per le donne il 50% del proprio peso se si è a digiuno (il 90% a stomaco pieno).


Volendo utilizzare una formula, questa sarà:


A = Pa/P*c


dove

A = Alcolemia del soggetto (espressa com'è noto in grammi di alcol per litro di sangue)

Pa = peso in grammi di alcol ingerito

P = peso in kg del soggetto

c = coefficiente variabile in funzione del sesso del soggetto (maschio/femmina) e delle sue condizioni fisiche (a digiuno/a stomaco pieno)


Questo coefficiente, come detto, è uguale a:

- per gli uomini

•0,7 se a digiuno
•1,2 se a stomaco pieno

- per le donne

•0,5 se a digiuno
•0,9 se a stomaco pieno

 

Il calcolo della quantità in grammi di alcol assunto

A differenza delle tabelle ministeriali, questo metodo - come si diceva - richiede il calcolo della quantità in grammi di alcol assunto, e quindi la preventiva trasformazione in grammi del volume ingerito di alcol. L'operazione può essere effettuata utilizzando una procedura semplificata particolarmente efficace, denominata "moltiplica per 8!" (5). In questo caso, per determinare quanti grammi di alcol sono contenuti in un litro di una bevanda alcolica, la gradazione alcolica (che esprime appunto la percentuale in "volume" di alcol contenuto in un litro di quella bevanda) va moltiplicata per 8, determinando così il "peso" in grammi di alcol contenuto in quello stesso litro di bevanda (ad esempio, in un litro di birra a 5° ci sono 40 grammi di alcol: 5*8 = 40) (6). Il valore ottenuto (che, è bene ricordare ancora una volta, è relativo ad un litro di quella bevanda alcolica) va poi rapportato alla quantità realmente assunta. Per rimanere all'esempio: se bevo mezzo litro di birra a 5° i grammi di alcol ingeriti saranno 20.


Alcuni esempi

Per mettere meglio a fuoco il "Metodo D", stimiamo, ad esempio, il tasso alcolemico di due soggetti a digiuno (un uomo di 80 kg e una donna di 60 kg) derivante dall'assunzione di mezzo litro di birra a 5°. La quantità in grammi di alcol assunto è, come si è visto, di 20 grammi. Per l'uomo il calcolo sarà dunque: 20 diviso il 70% di 80 kg (20/56 = 0,35: al di sotto del limite attuale di 0,50 grammi per litro di sangue). Per la donna il calcolo sarà: 20 diviso il 50% di 60 kg (20/30 = 0,66: al di sopra del limite attuale di 0,50 grammi per litro di sangue).


Anche se questo computo può apparire inizialmente complesso, con l'uso si rivela estremamente semplice. Peraltro la conoscenza della quantità in peso di alcol assunto ha anche un risvolto di allerta particolarmente importante sul versante della salute, consentendo di limitare il consumo di alcol alle quantità suggerite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (per i soggetti adulti in buona salute: un massimo di 40 grammi al giorno per gli uomini e di 20 per le donne).


Sul versante più specifico della sicurezza stradale, all'autovalutazione dell'alcolemia consentita dal "Metodo D" si è affiancata più recentemente un'ulteriore iniziativa che consente di stimare rapidamente, in relazione al proprio tasso alcolemico, il rischio di provocare un incidente stradale grave o mortale, rischio che - com'è intuibile - cresce in relazione all'aumento dei valori di alcolemia riscontrati (7). Come è noto il "rischio relativo" (cioè il rapporto tra la probabilità di provocare un incidente da parte di un conducente con un determinato valore di alcolemia rispetto alla corrispondente probabilità da parte di un conducente sobrio) aumenta molto rapidamente all'aumentare dell'alcolemia del conducente, passando da 1 (alcolemia < 0,50 g/l) a 2 (alcolemia 0,50-0,80), a 4 (alcolemia 0,80-1,00), a 8 (alcolemia 1,00-1,25), a 16 (alcolemia 1,25-1,50), ecc.


Tale corrispondenza tra alcolemia del conducente e detto "rischio relativo" è stata sintetizzata in una semplice tabella che, secondo gli autori, potrebbe affiancare le tabelle ministeriali già esistenti.


Si è cercato, anche in questo caso, di fornire un utile segnale di riflessione e di allerta non solo per una guida più responsabile ma anche per decidere con cognizione di causa se farsi o meno accompagnare in auto da un conducente che presenti una certa alcolemia.


Come visto, accanto ad azioni di repressione, sono possibili anche azioni volte ad aumentare la consapevolezza dei conducenti, come pure quella dei trasportati. E' nostra speranza che in futuro questi metodi abbiano una sempre maggiore diffusione affinché quanto previsto dalla legge si concretizzi il più possibile nei comportamenti dei conducenti.


Note:

(1) Dati della Società Italiana di Alcologia

(2) Studi epidemiologici condotti in molti paesi stimano che l'abuso di alcol sia all'origine di circa il 30% degli incidenti gravi o mortali.

(3) La formula introdotta da Widmark già nella prima metà del Novecento considera il rapporto tra la quantità ingerita di alcol e il peso del soggetto, corretto da alcuni coefficienti in relazione al rapporto esistente tra peso corporeo e volume di sangue, negli uomini e nelle donne.

(4) Il "Metodo D" è stato elaborato nel 2009 dall'Istituto Superiore di Sanità nell'ambito delle attività del "Sistema Ulisse" per il monitoraggio dei comportamenti di guida a rischio, condotte in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e da questo finanziato con i fondi del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale. Cfr. in particolare Giancarlo Dosi, Franco Taggi, Teodora Macchia, "Un metodo per stimare la propria alcolemia quando non si disponga delle tabelle ministeriali", in Ann. Ig. 21: 467-478 (2009). La "D" del metodo è appunto tratta dal cognome del primo autore.

(5) Cfr. Franco Taggi, "Quanto alcol sto bevendo? Moltiplica per 8!", in Salute e sicurezza stradale: l'onda lunga del trauma, C.A.F.I. Editore, Roma, 2007.

(6) Questo fattore 8 nasce dal fatto che il peso specifico dell'alcol - da utilizzare nella trasformazione del "volume" in "peso" - è vicinissimo a 0,8.

(7) Cfr. Franco Taggi, Giancarlo Dosi, Marco Giustini, Pietro Marturano, Teodora Macchia "Alcol e guida: dall'autovalutazione dell'alcolemia all'autovalutazione del rischio di rendersi responsabili di un incidente stradale grave o mortale"


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)