Il modello islandese: lo sport fa calare il consumo di droga
Il modello islandese, più sport fa calare il consumo di droga
L’idea è semplice, anche se richiede tempo per essere efficace e un contesto territoriale magari non troppo esteso. Sostiene, quell’idea, che più gli adolescenti sono impegnati nelle attività extrascolastiche — magari assieme agli adulti di riferimento, cioè i genitori — meno tempo libero hanno per fare altre cose, a partire da quelle negative, come ubriacarsi, fumare e assumere sostanze stupefacenti. Non solo. Perché più faticano nel pomeriggio, prima andranno a letto, a dormire, stanchi come sono. Ne sanno qualcosa in Islanda dove il governo s’è inventato un vero e proprio programma nazionale messo di fronte ai dati drammatici raccolti sul campo: nel 1997 il 25% dei ragazzi fumava ogni giorno, il 40% si era ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese. Oggi, dopo meno di vent’anni, i teenager islandesi vengono considerati tra i più «salutisti» d’Europa: la percentuale di 15-16enni che abusa di alcol è crollata dal 48% al 5%, quella che fuma cannabis dal 17% al 7% e sigaretta dal 23% al 3%.
Dalla teoria alla pratica
L’ipotesi — frutto di anni di studio sulla dipendenza condotto negli anni Settanta al Metropolitan State College di Denver — è stata poi applicata sul campo per la prima volta nella città americana nel 1992, come ha ricostruito Mosaic Science (ripreso poi dalla rivista The Atlantic). E partiva da un presupposto: la dipendenza si sviluppa in seguito a cambiamenti chimici generati dalle sostanze stupefacenti. Cambiamenti che, sottolineava Harvey Milkman — tra gli esperti del Metropolitan State College — si verificano anche dopo aver praticato attività come fare sport, giocare, suonare, dipingere. Quando Milkman venne chiamato dal governo di Reykjavik l’esperto non soltanto lanciò l’allarme, ma scoprì anche dove si trovavano le scuole con i dati più drammatici, riuscendo a dividere abbastanza in dettaglio gli istituti che offrivano attività extrascolastiche da quelle che non prevedevano nulla: gli iscritti dei primi presentavano tassi di dipendenza da alcol e fumo quasi nulli, gli studenti dei secondi in alcuni casi richiedevano addirittura il ricovero in un centro di recupero.
Il progetto allargato
Viste le cifre venne avviato nel 1998 «Youth in Iceland», il programma che consentì a tutti i minorenni di partecipare a una vasta gamma di attività alternative a quelle scolastiche. In parallelo vennero coinvolti pure i genitori, ai quali venne chiesto di trascorrere più tempo con i figli e possibilmente partecipare alle attività sportive e ludiche.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)