Il mondo non brinda ... Giù il commercio e il consumo di vino...
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Giù gli scambi commerciali in volume di vini. E anche il consumo, a livello globale, soffre di inappetenza Non negli Stati Uniti, però, dove si beve di più, ma low cost. Tradotto: la crisi economica agita anche i calici, almeno secondo le statistiche sul 2008, presentate dall'Oiv, due giorni fa a Zagabria, in occasione del Congresso mondiale della vigna e del vino. Federico Castellucci, direttore generale dell'Oiv, l'organizzazione planetaria del vitivinicolo con sede a Parigi, ha parlato chiaro ai rappresentanti degli stati membri dell'organizzazione: "La crisi internazionale non ha risparmiato il vitivinicolo mondiale", punto. Nessuna illusione, dunque, che il nettare di Bacco possa farla franca. Cosa fare, dunque, per evitare il collasso globale della domanda? Una speranza c'è: "Gli stati membri Oiv stanno attuando un piano strategico disegnato dall'organizzazione che", rivela Castellucci, "dovrebbe ristabilire gli equilibri, attraverso uno sviluppo sostenibile del settore". Poche chiacchiere: senza il protagonismo delle amministrazioni statali la contrazione della domanda non si batte. "Le sfide che colpiscono il settore", chiosa il direttore generale Oiv, "richiedono più che mai partecipazione attiva degli stati e maggiore capacità di proposta".
America amara. Intanto, gli States non riservano nulla di buono all'Italia del vino: l'export in Usa va giù del 10,8% in quantità e del 21,1% in valore nei primi quattro mesi 2009. L'Italia perde il primato di primo paese esportatore, superata in volume dall'Australia, che ha fatto registrare una performance da salto triplo: +58,6% in quantità. A cui però non corrisponde una crescita in valore, anzi: -3,2%. I dati sono quelli dell'Italian wine & food istitute, rimbalzati dal sito www.winenews.it. E raccontano di una virata del consumer Usa verso il risparmio, ma non di un crollo delle vendite. Infatti, se da un lato il consumo complessivo di vino aumenta (+19,3%), dall'altro scende il valore delle transazioni (-14,4%). In sostanza, si beve di più, ma a costi bassi. Un trend, questo, che fa il gioco di Cile, Argentina e Nuova Zelanda, produttori di vini a prezzo medio-basso, E i grandi produttori Ue? Più orientati sulla qualità e penalizzati da Euro forte e costi di produzione elevati, assistono al crollo in valore delle loro esportazioni: Francia (-39,1%), Spagna (-28,8%) e Germania (-21,2%).