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"Il nostro lavoro è da sempre a rischio": i tassisti si raccontano

"Il nostro lavoro è da sempre a rischio": i tassisti si raccontano

Rapine, aggressioni, insulti. Comportamenti sballati da alcol e droga. Le strade di Milano vivono episodi di violenza cieca, immotivata, rabbiosa. I

tassisti, uomini e donne, lavorano su queste strade giorno e notte. In alcuni casi le temono: «La politica si accorge dei pericoli solo dopo un episodio

grave». Questo è il racconto, in prima persona, degli ultimi mesi nel traffico.
La rissa nel posteggio di Linate - Roberto G., 44 anni: «Ho avuto un diverbio con una donna, a Linate. Camminava col trolley sul posteggio taxi, intralciava

il lavoro, le ho chiesto: "Per cortesia, si può spostare?". Un uomo si è avvicinato, è scoppiato un litigio: spintoni, schiaffi. Sono finito a terra, mi sono

rotto un braccio. Operato alla Santa Rita, ho passato quattro mesi a casa. Fermo. Senza poter lavorare».
Il massacro a fine corsa - Sabino P., 52 anni: «Ho accompagnato tre ventenni da piazza Firenze a Pompeo Castelli. Lì mi hanno minacciato: "Dacci i soldi".

Non riesco più a dimenticare la scena: mi hanno immobilizzato al posto di guida, e mi hanno pestato duro. Fortuna che un residente, alla finestra, ha urlato

e li ha fatti scappare. Io sono finito al Fatebenefratelli. Dieci giorni di prognosi».
Il «soccorso rosa» dei colleghi - Antonietta G., 46 anni: «Ho preso a bordo un uomo che mi sembrava a posto, tranquillo. Solo dopo mi sono accorta che era

alterato, drogato perso. Ho allertato la Centrale radio, che ha seguito i miei spostamenti: in viale Abruzzi ho aperto la portiera e mi sono buttata giù,

mentre i colleghi e la polizia circondavano la macchina. Il tizio se l'è presa con i clienti di un bar. Pensava fossero tassisti».
Le conseguenze di una rapina - Cesare T., 44 anni: «Stavo caricando una cliente in via Paolo Sarpi, davanti al portone del palazzo. Ho aperto il bagagliaio

per sistemare una valigia, alle 5 del mattino, quando sono stato colpito alle spalle. Erano in tre, delle furie, mi hanno massacrato di botte per rubarmi

l'incasso. Sono stato ricoverato in ospedale con una fortissima lesione alla scatola cranica. Ho rischiato di perdere la vista da un occhio».
Il duello sulle strisce pedonali - Giuseppe L., 49 anni: «Alcuni ragazzi hanno iniziato a insultarmi mentre attraversavano le strisce pedonali in corso

Sempione: sostenevano che avessi frenato tardi, non c'era verso di spiegarsi. In un attimo ho avuto le loro mani addosso, mi hanno preso a pugni, hanno

tirato calci alla macchina. Sono stato salvato da gente di passaggio».
Lo sfregio e l'inseguimento - Sergio P., 41 anni: «Un uomo, su una Panda, mi ha inseguito per chilometri, da un semaforo di Cesano Boscone a via Lorenteggio.

Era furioso, urlava dal finestrino: "Pezzo di merda, mi hai tagliato la strada, ti uccido". A uno stop si è affiancato e mi ha sputato addosso. Avevo a bordo

una donna, era terrorizzata. Le ho detto: "Mi scusi, signora. Purtroppo succede».