338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il rapporto tra personalità e sostanze psicoattive

cufrad news alcologia alcol alcolismo il rapporto tra personalità e sostanze psicoattive


Personalità e sostanze psicoattive
dr. Villa Daniele


Le sostanze psicoattive pervadono a più livelli il contesto sociale e la tradizione culturale in cui viviamo, indipendentemente dalle considerazioni di tipo legale, morale o personale che permeano i dibattiti e i punti di vista su questo complesso e sempre attuale argomento.


La domanda che molto spesso ci si pone è che cosa determina il tipo di rapporto che ogni persona sviluppa con le sostanze psicoattive, ovvero: premesso che ognuno di noi ha fatto esperienza almeno una volta dell'intossicazione acuta di diversi tipi di sostanze (basti pensare ad alcol, nicotina o farmaci), cosa fa sì che alcuni sviluppino comportamenti di abuso, altri rapporti di dipendenza, e altri di completa astinenza da una o più sostanze psicoattive? E ancora: perché un individuo instaura un rapporto di un certo tipo con una determinata sostanza psicoattiva e di un altro tipo con un'altra? Oppure: perché alcune persone abusano o sono dipendenti da più sostanze psicoattive (i cosiddetti poli-abusatori)?


Questi e altri interrogativi sollevano una questione molto complessa, per cui è necessario considerare molteplici variabili di tipo biologico, farmacologico, psicologico, sociologico; in questa sede tenteremo di fornire alcuni elementi scientificamente fondati che consentano di fare luce almeno su alcuni di questi elementi, senza alcuna pretesa di esaustività.


Il tipo di rapporto che ogni individuo sviluppa con le sostanze psicoattive è strettamente legato alle esigenze, alle attese e alle aspirazioni personali di ognuno rispetto a ciò che può ottenere dall'effetto della sostanza stessa. Ovvero, le conseguenze dell'intossicazione con ogni diversa tipologia di sostanza psicoattiva consistono in una sintomatologia particolare, specifica, che risponde in modo preciso e immediato ai bisogni e alle aspettative di chi la utilizza. Potremmo dire che tali aspettative e bisogni sono correlate ai tratti distintivi della personalità di ciascun individuo, e costituiscono un'espressione delle sue caratteristiche psicologiche, della sua storia personale, delle sue esperienze interpersonali, delle sue vulnerabilità.


Solo per fare qualche esempio, una sostanza psicoattiva può alterare lo stato di coscienza, modificare la percezione, influire sulle relazioni con gli altri, annullare le emozioni negative e amplificare quelle positive. Alla luce delle precedenti considerazioni, appare quindi evidente che la tipologia, il dosaggio, la frequenza e le conseguenze dell'utilizzo dipendono dalle risposte che una data sostanza psicoattiva fornisce ai bisogni di una persona.


In effetti, una persona assume una sostanza per ottenere un effetto positivo sotto qualche punto di vista: il rapporto diviene problematico (abuso, dipendenza) quando la sostanza diventa la maniera principale, se non l'unica, di gestire uno o più aspetti di sé. In altri termini, per utilizzare un'analogia semplice ma significativa, un individuo prende dall'esterno, in modo artificiale, qualcosa di cui sente la mancanza interiormente, e di cui non può fare a meno.


Esistono diversi criteri per classificare le sostanze psicoattive, a seconda degli autori e delle discipline prese in esame: ad esempio in base agli effetti farmacologici sul sistema nervoso centrale, alla struttura chimica, agli effetti psicologici e comportamentali, alle tabelle legali. Tuttavia, riteniamo fondamentale considerare in modo particolare gli effetti sulla sfera emotiva di una persona, in quanto essi costituiscono la motivazione principale, anche se spesso inconsapevole, dietro al rapporto problematico con una sostanza psicoattiva. Si potrebbe pensare alla questione immaginando che quando una persona assume una sostanza in realtà stia fumando, bevendo, inalando o iniettando uno stato mentale o un'emozione positivi.


Consumo occasionale vs. dipendenza


I dati che emergono dalla letteratura scientifica e dalle statistiche più recenti indicano indubbiamente che l'utilizzo di sostanze coinvolge direttamente o indirettamente fasce sempre più ampie di popolazione, radicandosi in tantissimi aspetti della nostra quotidianità, e della cosiddetta normalità, in particolare nell'età dell'adolescenza.
Rispetto a questo fenomeno, è necessario tenere conto di alcune riflessioni preliminari che riguardano il rapporto tra un individuo e una sostanza psicoattiva, in base alle evidenze scientifiche derivate dalla neurofisiologia, dalla psichiatria e dalla psicologia clinica. Vedremo che parlare della differenza tra consumatore occasionale, abituale, frequente o tossicodipendente riguarda più che altro una convenzione del senso comune, che tenta una distinzione descrittiva ma che tuttavia non tiene in debita considerazione alcuni elementi fondamentali.


Innanzitutto, che cos'è una sostanza psicoattiva? Non è altro che una sostanza che, introdotta nell'organismo, causa l'alterazione dello stato di coscienza o delle funzioni mentali di un individuo; per funzioni mentali intendiamo riferirci ad aspetti cognitivi (percezione, attenzione, memoria, pensiero, linguaggio) ed emotivi del nostro funzionamento psichico. Ovvero, rientrano in questa definizione svariate sostanze chimiche, da teina e caffeina fino a quelle comunemente considerate droghe, comprese le cosiddette sostanze legali come alcol, nicotina e psicofarmaci. Occorre aggiungere che l'effetto di una sostanza psicoattiva non è sempre il medesimo: varia in base ad una serie di fattori, tra cui la quantità e la modalità con cui viene assunta, la situazione ambientale in cui chi la assume si trova, la sua personalità e le sue condizioni fisiche e psicologiche.
Chiarito questo punto fondamentale, è necessario considerare che una persona può entrare in contatto con una sostanza psicoattiva secondo modalità estremamente diverse, con una serie di conseguenze qualitativamente e quantitativamente differenti. A tal proposito, sarà bene approfondire altri concetti essenziali.


Una intossicazione acuta avviene in qualsiasi situazione in cui si verifichi l'assunzione o l'esposizione ad una sostanza psicoattiva, e si sviluppi una sindrome reversibile e specifica. Ovvero, in tutte le situazioni in cui una persona assuma una sostanza che provochi dei sintomi, temporanei e particolari, a seconda della sostanza; ad esempio, quando si fuma una sigaretta, si beve un bicchiere di vino, o si prende un farmaco per addormentarsi.


Per abuso si intende una intossicazione ripetuta nel tempo, allo scopo di ottenere un effetto piacevole, che provoca disagi o problemi in una o più aree della vita di una persona (funzionamento lavorativo, scolastico, domestico; relazioni interpersonali; problemi legali; sofferenza psicologica; salute medica; situazioni di rischio fisico). Pensiamo ad esempio a coloro che bevono alcolici nei fine settimana, o a chi fuma ripetutamente spinelli nell'arco di una giornata.


La dipendenza, infine, è fondamentalmente un abuso caratterizzato dall'incapacità di controllare l'utilizzo della sostanza. Tale incapacità può essere motivata da aspetti di tipo fisico, per cui i recettori specifici di una sostanza sono modificati a livello biochimico e segnalano la carenza della sostanza stessa tramite l'insorgenza di sintomi di astinenza (ad esempio le dipendenze da nicotina o da benzodiazepine sono contraddistinte da significativi aspetti di tipo fisico). L'astinenza si contraddistingue per la comparsa di sintomi fisici, cognitivi o comportamentali dovuti alla cessazione o alla riduzione dell'assunzione di una certa sostanza dopo un uso prolungato ad elevati dosaggi. Un altro fenomeno che caratterizza gli aspetti fisici della dipendenza è la tolleranza, ovvero la necessità di assumere una quantità di sostanza progressivamente maggiore per raggiungere l'effetto desiderato, o un minor effetto a parità di quantità di sostanza psicoattiva assunta. L'instaurarsi di tolleranza è una delle ragioni per cui le persone sviluppano dipendenza: la tolleranza può variare da persona a persona, come risultato delle differenze neurologiche e biologiche di ciascun individuo, che si riflettono nelle caratteristiche di vulnerabilità allo stress e di personalità specifiche di ognuno di noi. Tuttavia i fenomeni di tolleranza e di astinenza non sono sufficienti né necessari per parlare di dipendenza: alcune persone possono essere dipendenti da una sostanza senza sintomi di astinenza o presenza di tolleranza.


Infatti, la dipendenza può essere contraddistinta da aspetti di tipo psichico, per cui una persona continua ad assumere e a ricercare una sostanza nonostante i problemi di diverso tipo che essa le causa, in quanto gli effetti della sostanza rispondono a precisi bisogni emotivi della persona (le dipendenze da cocaina o da cannabis presentano considerevoli aspetti di tipo psichico). Spesso tuttavia entrambe le componenti fisica e psichica svolgono un ruolo importante del rapporto di dipendenza che un individuo sviluppa nei confronti di una sostanza. In effetti, ciò che contraddistingue la dipendenza è la necessità di prendere una sostanza psicoattiva per compensare una modificazione, causata dalla sostanza stessa, dell'equilibrio biologico e psicologico di una persona: lo scopo è ottenere un effetto che riporta l'individuo ad uno stato di illusoria normalità, per cui non sono considerabili dipendenze quelle situazioni in cui è necessario assumere una sostanza per colmare uno squilibrio non causato dalla sostanza medesima. Ad esempio, non sono definiti fenomeni di dipendenza i casi delle terapie sostitutive ormonali, o i sintomi di astinenza da oppiacei nelle terapie del dolore, e strettamente nemmeno le reazioni da sospensione da alcuni classi di psicofarmaci: sono tutte situazioni in cui il sistema nervoso mette in atto processi di reazione ed adattamento per equilibrare i livelli biochimici modificati dall'assunzione continua della sostanza. Possiamo quindi concludere che il rapporto di dipendenza con una sostanza psicoattiva è sempre comunque caratterizzato, indipendentemente dalla presenza di meccanismi biochimici, da aspetti di investimento psicologico del soggetto sulla sostanza stessa.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)