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Il rischio Alzheimer aumenta se si prendono troppi ansiolitici

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Il rischio Alzheimer aumenta se si prendono troppi ansiolitici


Assumere per lungo tempo benzodiazepine, un tipo di farmaci contro l’ansia e l’insonnia, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza di Alzheimer. È quanto emerge da un articolo, appena pubblicato sul British Medical Journal da parte di un gruppo misto di ricercatori franco-canadesi. L’articolo riporta una ricerca realizzata nel Quebec su circa 9mila persone di età superiore ai 66 anni. Si tratta di un cosiddetto studio caso-controllo, quindi di una ricerca che ha verificato quante benzodiazepine hanno assunto in passato persone che hanno già sviluppato l’Alzheimer, confrontando poi tale livello con quello di chi con la stessa età e le stesse caratteristiche socio-demografiche, non ha assunto questi farmaci o li ha assunti in maniera occasionale. Ne è emerso che l’aumento di rischio di andare incontro a questa forma di demenza è correlato all’uso delle benzodiazepine per almeno 90 giorni, e il rischio aumenta ulteriormente se l’assunzione si è prolungata anche oltre, e se sono stati impiegati farmaci a lunga emivita (quelli che rimangono attivi nell’organismo per più tempo). Ad esempio, in questa categoria rientrano il diazepam e il flurazepam, mentre sono a breve durata d’azione il lorazepam, l’alprazolam e il midazolam. Fino ad oggi si sapeva che le benzodiazepine devono essere evitate o utilizzate con cautela da parte delle persone anziane, le quali, nei periodi di assunzione, sono esposte a possibili stati confusionali, a riduzione delle abilità cognitive, a cadute accidentali. Ma questo nuovo studio sembra indicare un rischio di danno cognitivo che permane anche dopo aver smesso l’assunzione.

Nel caso di questa ricerca ci sono due considerazioni da fare. La prima è che le benzodiazepine potrebbero essere state più prescritte agli anziani che poi avrebbero sviluppato l’Alzheimer proprio a causa dei primi sintomi di questa malattia, manifestatasi molto in anticipo rispetto alla diagnosi. Gli autori della ricerca però dicono che per ovviare a questo possibile fattore di confusione hanno rilevato l’uso delle benzodiazepine addirittura tra i 10 e i 5 anni prima della diagnosi di Alzheimer. La seconda possibile interpretazione è che le benzodiazepine siano state prescritte di più negli anziani che svilupperanno Alzheimer al fine di curare sintomi d’ansia o di depressione, anch’essi associati a questa forma di demenza. Tuttavia gli autori spiegano di aver tenuto conto di questi possibili fattori nell’analisi statistica, e quindi si dovrebbero poter escludere».

Per entrare più in dettaglio nei risultati dello studio, si può dire che il rischio di sviluppare l’Alzheimer è aumentato di circa il 50 per cento in chi ha assunto benzodiazepine ai livelli già indicati. «È come dire che c’è un aumento di prezzo di un vestito del 50%: è tanto o poco? - commenta il professor Barbui -. Dipende da quanto costava il vestito prima dell’aumento di prezzo. Lo stesso vale in questo caso: siccome il numero di persone che ogni giorno fa uso di tali farmaci è alto rispetto alla popolazione generale (quella che si chiama tecnicamente un’alta prevalenza), un aumento di rischio relativo del 50% può essere importante in termini di salute pubblica. Se l’incidenza annuale di Alzheimer nella popolazione generale è, poniamo, di 10 casi ogni 1.000 persone, lo studio suggerisce che l’incidenza salirebbe a 15 casi ogni 1.000 persone che usano benzodiazepine. Ma dato che sono tanti ad assumerle, l’impatto diventa molto significativo».

Ma quanti sono gli italiani che utilizzano correntemente le benzodiazepine?

«Difficile da dire precisamente, perché le benzodiazepine sono in fascia C e quindi le prescrizioni non vengono registrate con le ricette come per i farmaci di classe A - continua Barbui -. Secondo il rapporto OSMED del 2013 sul consumo dei farmaci in Italia, nel 2013 sono state consumate ogni giorno 54 cosiddette “dosi definite giornaliere” di benzodiazepine per 1.000 abitanti. Vuol dire che, in media, ogni giorno in Italia, ogni 1.000 abitanti, ce ne sono 54 che assumono un dosaggio “standard” di benzodiazepine. In realtà potrebbe anche voler dire che c’è un numero inferiore di persone che le usa, ma assumendo dosaggi maggiori, oppure più persone che assumono dosaggi inferiori a quelli standard. Sappiamo anche che dal 2005 al 2013 il consumo è in aumento, essendo passato da 50 a 54 persone. Risulta infine che si consumano più benzodiazepine al nord (Liguria, Veneto, Valle d’Aosta e Piemonte) e meno al sud (Basilicata, Molise, Puglia), e che l’utilizzo aumenta al crescere dell’età. Dati non italiani indicano che un ultra-sessantacinquenne ogni 10 usa abitualmente benzodiazepine».


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/14_settembre_29/rischio-alzheimer-aumenta-se-si-prendono-troppi-ansiolitici-0c3f3316-47d4-11e4-85be-0ddddac1a56f.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)