338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Il ruolo del vino nella società: da atto di cultura a mero bene di consumo

cufrad news alcologia alcol alcolismo il ruolo del vino nella società: da atto di cultura a mero bene di consumo

“IL VINO, DA ATTO DI CULTURA, OGGI È DIVENTATO MERO BENE DI CONSUMO”. A WINENEWS, IL PUNTO DI VISTA SUL RUOLO DEL VINO NEI NOSTRI GIORNI DEL FILM MAKER USA JONATHAN NOSSITER, AUTORE, NEL 2004, DI “MONDOVINO”


Quale è il ruolo del vino nei nostri giorni, dopo il passaggio dal mondo agricolo a quello industriale, che ha segnato il diciannovesimo secolo? WineNews lo ha chiesto al film maker americano Jonathan Nossiter, che nel 2004, con “Mondovino”, aveva aveva affrontato l’impatto della globalizzazione sul mondo enoico, e l’influenza di Robert Parker e Michel Rolland nel definire e imporre uno stile internazionale comune.


“Il vino, dai tempi di Omero e della Bibbia fino a pochi decenni fa, ha avuto un ruolo diverso a quello che ha oggi: bere vino era prima di tutto un atto di cultura. Agricoltura e cultura condivisa, sociale. Un tempo - spiega Nossiter - guardavamo al vino come all’avanguardia dell’attività agricola, fondamentale per la comprensione del mondo”. Oggi è diverso, e “ormai ci siamo rassegnati ad accettare il fatto che il valore monetario è l’unico parametro di valutazione che conta, e di conseguenza ogni cosa viene trattata come un bene di consumo. Il vino non sfugge a questa regola demoralizzante, e la conseguenza - conclude Nossiter - è che il nostro acquisto ha un significato soltanto in relazione alla nostra personale soddisfazione, trattando il vino come un feticcio”.


“Una bottiglia di vino, oggi, è come una borsa di Gucci: l’originale costa una cifra ingiustificata, poi ci sono tutta una serie di imitazioni più o meno a buon mercato. In una società che tratta il denaro come fosse la risposta a ogni domanda, è perfettamente logico - continua Nossiter - che l’atto di acquistare sia l’azione più significativa di cui un individu1o può essere capace. Non pensare, amare o essere. Comprare. Ed ecco che il circolo vizioso narcisistico si chiude. Compriamo vino soltanto per il piacere di berlo e per l’effetto collaterale sociale che l’etichetta, e il suo costo, hanno sugli altri. Consideriamo il vino come un feticcio, e ascoltiamo presunti esperti che ci spiegano quali sono i vini buoni basandosi esclusivamente sul prezzo e sul gusto (il loro gusto o quello dei titani dell’industria a cui obbediscono fedelmente). Un sogno del libero mercato che si avvera”.


Il punto di svolta nella storia delle vicende umane, spiega ancora nella sua dissertazione Nossiter, è stata “la rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo, che ha cambiato l’equilibrio del potere economico, e negli ultimi 150 anni abbiamo assistito a un’erosione progressiva dell’attività agricola. La percentuale di lavoratori agricoli in Francia e Italia, per esempio, è passata da oltre la metà della popolazione nel 1900 al 20 per cento del 1970, e oggi si ferma al 3%. Non c’è da stupirsi, dunque, se non pensiamo più all’agricoltura quando si parla di vino. Ma la verità è che il vino resta un prodotto agricolo. Che sia francese, italiano, americano o brasiliano, il vino è forse l’indicatore più preciso di ciò che una terra è in grado di esprimere in termini di caratteristiche e tradizioni. Per questo dovrebbe essere (e storicamente lo è stato) un’espressione affidabile e duratura di ciò che accade nelle campagne (beviamo vini vecchi di cinquant’anni ma non mangiamo neppure il pane di cinque giorni). Per migliaia di anni i popoli di Italia, Francia, Germania, Portogallo e Spagna sono stati consapevoli che ogni cento metri la natura può presentare colossali differenze, rispecchiate dalle caratteristiche dell’uva. I secoli hanno insegnato agli agricoltori e agli abitanti delle città che la trasformazione magica del succo d’uva in vino è una trasformazione dell’agricoltura pura in cultura, in tutti i suoi aspetti. Il vino è, infatti, l’espressione delle capacità di un artigiano, un uomo che sa plasmare, in parte, la natura a sua immagine. Il viticoltore è il cugino di campagna di tutti gli artisti che scrivono, dipingono, filmano, ballano e scrivono musica, e per questo motivo il vino è una specie di museo vivente, il testamento di uno specifico pezzo di terra. Il tempo e le piante racchiudono la storia, la cultura e le pratiche sociali di ogni regione e sottoregione. La meraviglia del vino sta nella sua capacità di cavalcare l’agricoltura e l’arte. E, insieme al suo effetto inebriante, ha contribuito per ottomila anni a creare una società più civile. Ma oggi, quando condividiamo una bottiglia di vino, sappiamo ancora da dove viene e perché?”.


http://www.winenews.it/news/32950/il-vino-da-atto-di-cultura-oggi-diventato-mero-bene-di-consumo-a-winenews-il-punto-di-vista-sul-ruolo-del-vino-nei-nostri-giorni-del-film-maker-usa-jonathan-nossiter-autore-nel-2004-di-mondovino


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)