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Il ruolo della donna e i disturbi alimentari: osservazioni psicologiche

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Il ruolo della donna e i disturbi alimentari

Luca Mazzucchelli
L'anoressia e la bulimia sono patologie in cui il processo d'integrazione dell'identità "devia da un progetto psicologicamente e

culturalmente adeguato" (Confalonieri, Gavazzi, 2002) per seguire un percorso d'insicurezza che riflette non solo caratteristiche

individuali, ma anche "elementi di confusione presenti in un quadro culturale più ampio e complesso, in cui la donna è chiamata a rintracciare il proprio ruolo e la propria identità" (Confalonieri, Gavazzi, 2002).
Nell'epoca moderna, ovvero della globalizzazione, si tende sempre più ad omologare i ruoli e i comportamenti sessuali e questo conduce ad

un'indifferenziazione delle varie funzioni, comprese quelle materna e paterna (Barbuto, 1999). In questa situazione la donna non percepisce

più la sua natura essenzialmente diversa rispetto all'uomo (Barbuto, 1999) e, in particolare, la ragazza adolescente trova difficile

confrontarsi nel suo genere sessuato: ella non sa rispondere alla domanda circa il suo essere donna.
È in questo contesto che l'anoressia e la bulimia, con il loro ideale del corpo magro, possono rappresentare sia una risposta alla domanda

"come mi vuole l'altro? come mi desidera?", una strategia per risolvere la questione sulla propria soggettività e femminilità (Grando, 1999)

sia una modalità per ricercare il segno della differenza sessuale (Barbuto, 1999). Appare quindi un modello femminile "il cui rapporto col

desiderio si regola come quello di un rapporto con l'oggetto del consumo" (Barbuto, 1999).
La questione femminile riguarda anche, quindi, la madre della paziente anoressica: "l'assenza del padre ha come partner un'altra assenza che, paradossalmente, non è quella della madre ma quella della donna" (Barbuto, 1999).
L'evoluzione della questione femminile ha fatto emergere una tipologia di madre che ha mutato il suo ruolo e la sua funzione: non appare più come la classica "madre chioccia" ma come madre che, ad esempio, si veste come la figlia volendo apparire come un'amica di quest'ultima.

Attuando questa modalità di relazione con la figlia, la madre fallisce: "manca della mancanza del poter parlare dell'amore e del rapporto col

proprio desiderio" (Barbuto, 1997). Di conseguenza, la figlia anoressica, tramite il suo sintomo, vorrebbe in qualche modo rendere la madre

impotente attraverso il suo rifiuto del cibo (Barbuto, 1997).
Il ruolo della donna è quindi profondamente connesso alla relazione che la madre instaurerà con il figlio e influisce anche sulla relazione

tra i coniugi. Un padre assente è spesso il risultato "di un'interazione a livello della coppia genitoriale in cui la madre non è

sufficientemente contenuta nelle sue attese immaginarie rispetto al figlio e che tale mancanza di limite, non soltanto la fa essere assente

come donna nel rapporto col proprio compagno, ma la conduce ad essere, inoltre, una madre tendenzialmente simbiotica" (Barbuto, 1999).
Accade spesso che quando la coppia è debole, si crea un vuoto al suo interno in cui il bambino si pone: i genitori, in questo modo, risolvono

i loro problemi e la fragilità coniugale in nome del "ruolo dei genitori" (De Clercq, 1997). La coppia dovrebbe sottrarsi alle manovre che il

bambino mette in atto per attirare l'attenzione dei genitori, dando priorità alla coppia ma dimostrando allo stesso tempo l'affetto che il

figlio necessita per crescere ed effettuare il processo di separazione dai genitori (De Clercq, 1997).
Il sintomo anoressico-bulimico trae le sue origine anche come strategia e tentativo di mettere ordine in questa situazione anomala ed

ambigua, "per richiamare l'attenzione del padre, chiamarlo in causa, ricordargli che può, che deve svolgere la sua funzione di compagno della

madre"(De Clercq, 1997). Di conseguenza, la funzione del padre non si limita solo a separare la coppia madre-figlia che si è formata in modo

anomalo ma deve fungere anche da riferimento terzo, oggetto del desiderio della madre così che, "in quanto amante della madre, la fa apparire differente: donna in rapporto con un uomo" (Brusset, 1995).
Con questo ultimo articolo si è conclusa la riflessione su un tema di grande rilevanza per l'ambito clinico nell'epoca contemporanea.

Inizialmente è stato analizzato il collegamento tra la patologia anoressica e gli elementi socio-culturali della società passata e odierna:

dopo aver individuato, nel primo articolo, l'associazione tra la "santa anoressia" e la patologia attuale si può ipotizzare che, dato che l'

incidenza della santa anoressia diminuì notevolmente proprio in concomitanza del cambiamento della definizione di santità, anche l'incidenza

dell'anoressia nervosa forse calerà quando "gli ideali culturali della bellezza femminile [...] non dipenderanno più dalla magrezza" (Davis,

1987).
E' stata trattata la rilevanza che il padre ha nell'insorgere dei disturbi alimentari: egli dovrebbe svolgere una funzione di Legge, ponendo

i limiti per cui il godimento possa diventare regolato, e allo stesso tempo dovrebbe rilanciare il desiderio. Nella società consumistica

attuale, in cui è assente proprio la funzione di Legge, si assiste alla nascita delle nuove forme di sintomo. La dipendenza appare come

strategia per negare la dipendenza strutturale che il rapporto con l'Altro porta inevitabilmente con sé: i legami con delle sostanze (cibo,

alcool,...) possano essere utilizzati come "tappi" per altri legami.
Analizzando come Freud abbia trattato la posizione della donna e accennando ai suoi studi sull'isteria, si evidenzia un interrogativo

fondamentale: da quando l'isteria è stata eliminata dal DSM IV, dove si gioca la questione femminile? Si può affermare che essa abbia assunto nuove forme in cui manifestarsi, di cui una è indubbiamente l'anoressia-bulimia.
Alessia Besana


BIBLIOGRAFIA
Barbuto M., Padri assenti?, in "ABA news. Trimestrale dell'associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia, i disordini

alimentari", N°18, 1997
Barbuto M., Far sintomo della domanda: la famiglia come preliminare, in Maiocchi M.T. (a cura di), Il lavoro di apertura: per una strategia

dei preliminari, FrancoAngeli, Milano, 1999
Brusset B., Il padre negli stati limite, in Aa.Vv., La funzione paterna, Borla, Roma, 1995
Confalonieri E., Gavazzi I. G., Adolescenza e compiti di sviluppo, Unicopli, Milano, copyr.2002
Davis, W.N., Epilogo in Bell R.M., La santa anoressia: digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi, Laterza, Roma Bari,1987
De Clerqc F., Un appello al padre, in "ABA news-trimestrale dell'associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i

disordini alimentari", annoV, N°18, 1997
Grando G. (a cura di), Nuove schiavitù. Forme attuali nella dipendenza, FrancoAngeli, Milano, 1999


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)