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Il tempo dei "tossici-fantasma": cambiamenti in atto nel mondo delle dipendenze

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Droghe: l'ondata dei tossici-fantasma

I dati del Serd: nel 2011 gli utenti in terapia sono aumentati del 16%. Hanno un lavoro e restano "invisibili". Quasi tutti mescolano le sostanze


di Enrico Comaschi


Sono fantasmi inconsapevoli. Si riconoscono soltanto se incrociano lo sguardo di altri fantasmi come loro. Sono migliaia di fantasmi dolenti e inconsolabili sempre alla ricerca. Vagano e comprano, provano. Inghiottono, sniffano, leccano, fumano, si bucano.


Spendono, si sfasciano il cervello e spendono tutto, anche gli affetti. Spendono per distruggersi, per bruciarsi. Magari solo per una sera, due sere. Che poi diventano tre, quattro. Diventano tutti i giorni. Così lo sfascio è completo, e non c'è più bisogno di nulla. Solo di annientarsi.


Tutto questo succede sotto i nostri occhi ingenui ed ignari o forse indifferenti, gli occhi di noi genitori, di noi figli e di noi nonni, di noi amici, di noi colleghi di lavoro, di noi compagni di squadra, di noi innamorati e di noi semplici conoscenti.


Fantasmi: ecco cosa sono i nuovi tossici, almeno fino a quando non ne possono più, fino a quando non si ammalano, o fino a quando intervengono le famiglie o vengono beccati dalla polizia mentre guidano strafatti. Allora i fantasmi tornano vivi, visibili: da sfuggenti provano a collaborare per uscirne.


Il dato del Servizio dipendenze dell'Asl (Serd) testimonia che nel 2011, rispetto al 2010, il numero di chi si è rivolto alla struttura è aumentato in media del 16%, essendo passato da 1002 a 1129. E non ci sono segnali che la tendenza possa frenare.

Qualche numero, ricavato dalle stime del Serd, per inquadrare un problema che sembrava superato nella forma in cui lo avevamo conosciuto in passato, ma che sta ritornando con una forza d'urto preoccupante.


In provincia ci sono quasi trentamila persone con problemi legati all'alcol. Più di sedicimila che fumano con continuità erba o hashish. L'abitudine ad assumere amfetamine ed ecstasy riguarda cinquemilaseicento persone. In duemila fanno uso di Lsd. In cinquemila sniffano cocaina. Più di tremila sono gli eroinomani. Mille trecento abusano di steroidi e anabolizzanti. L'assunzione quotidiana e impropria di psicofarmaci riguarda seimilasettecentocinquanta persone. Il gioco d'azzardo patologico ne colpisce duemilatrecento. Un esercito di uomini e donne dipendenti da sostanze ed abitudini tossiche.


I numeri sono allarmanti, ma va chiarito un concetto: non sono numeri da sommare, casomai da incrociare. Perché il nuovo problema di chi deve far fronte alla tossicodipendenza è, oggi, il cosiddetto policonsumatore. Una brutta parola per dire che chi si fa di eroina non si astiene dall'hashish, dall'alcol, dalla cocaina o dalle droghe sintetiche. Tutto fa brodo, anche le schifezze comprate dal più lurido spacciatore sconosciuto.

Insomma: i numeri spiegano le dipendenze alle singole sostanze, e quasi tutti sono dipendenti da più sostanze.

Restano proporzioni importanti, soprattutto se si ragiona su un dato. Al Servizio dell'Asl approda chi è nell'ultima fase, quella della dipendenza vera e propria.


Non lo fanno i consumatori più o meno occasionali (quelli da weekend), non lo fa chi assaggia qualche sostanza saltuariamente, tantomeno lo fa chi è definito "osservatore", cioè cliente potenziale di questo mercato. Questo significa che oltre ai tossici veri e propri c'è una massiccia zona grigia che non è protetta dalle strutture sanitarie, che presenta fattori di rischio crescenti aumentando la frequenza del consumo, che alimenta gli affari della criminalità. Una zona grigia che ci passa davanti agli occhi per strada e nei locali, ma che non qualifichiamo.


Il rischio sanitario e sociale, per il territorio, è enorme. E' per questa ragione che la Gazzetta realizza questa inchiesta in due puntate per raccontare i nuovi tossici e la droga. L'obiettivo è spiegare quello che non si vede, proprio perché i nuovi tossici sono fantasmi. Sono fantasmi che hanno smesso gli abiti degli eroinomani degli anni Settanta e Ottanta. Chi si faceva, in passato, girava con una specie di faretto che lo illuminava sempre, ovunque andasse: «Guardalo là, guarda come è fatto».


Non è più così, basti pensare a come è cambiato il modo di consumare l'eroina. Una volta c'erano le siringhe, le "spade". Adesso sono tanti quelli che la sniffano o la fumano: «Ma figurati se me la faccio in vena, non sono mica un tossico». E' questa la frase tipo del nuovo eroinomane che, assorbito lo spauracchio sanitario dell'Hiv, ha trovato una nuova modalità di assunzione. Salvo poi, quando la dipendenza è più stringente, cadere nella siringa.


Se in passato il tossico era un emarginato, oggi non si può più dire la stessa cosa. Perché chi si droga magari ha anche un lavoro, che mantiene (sia pure a fatica): il salto del fosso è quando viene fermato alla guida di un'auto. Allora il fantasma diviene improvvisamente individuabile nella sua dipendenza: a quel punto, infatti, la terapia al Serd è obbligatoria.


Non è un caso, a proposito, che la repressione sia ormai vista dai medici specializzati nel trattamento delle dipendenze come uno dei pilastri fondamentali della terapia: perché è uno dei pochi strumenti per smascherarle.

Prevenzione, cura, reinserimento e repressione sono i cardini su cui ruota l'intera attività del Serd, con la parte repressiva evidentemente affidata alle forze dell'ordine.


Il problema su cui si concentrano le strategie della prevenzione è quello dei tossici "onnivori". Non solo si prendono qualche pastiglia, ma ci bevono sopra un bel po' di alcol. Poi sniffano un po' di coca, poi ingeriscono un tranquillante per dormire, e si fumano una canna.


Giocano al "Piccolo chimico", si informano su Internet e mescolano sostanze per cercare il perfetto annientamento.
Un annientamento che passi dall'abbandono all'euforia e viceversa.


Parlando con questi ragazzi - la Gazzetta lo ha fatto e ne renderà conto nella prossima puntata di questa inchiesta - non c'è traccia di consapevolezza. Chi si fa di eroina sembra considerare l'assunzione di altre droghe e di alcol come semplici effetti collaterali.


Ma torniamo ai numeri delle sedi di erogazione del Serd (quindi i numeri relativi a chi si affida o è affidato alle terapie).

Lo scorso anno, ad Asola c'erano 77 persone in terapia per la droga (65 nel 2010); 60 per l'alcol (44 nel 2010). A Castiglione c'erano 100 persone in terapia per droga (112); 50 per alcol (48). A Mantova erano 501 i trattamenti per droga (423 nel 2010) e 252 per alcol (213 nel 2010). Ad Ostiglia in terapia per droga erano in 133 (112); per alcol 70 (57). A Suzzara 175 i trattamenti per droga (147 nel 2010) e 86 per alcol (71). A Viadana erano 143 i trattamenti per droga (143) e 48 per alcol (37).

Ci sono, poi, i numeri relativi a chi è in comunità: in provincia erano 145 i "residenziali" (141), 15 i "semiresidenziali" (22). I numeri dei programmi relativi alle patenti sono importanti, anche se la tendenza sembra essersi invertita: 1.402 nel 2011 contro i 1435 nel 2010.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)