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Il trattamento dei disturbi psicotici nell'alcolismo

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Il trattamento dei disturbi psicotici nell’alcolismo


Ezio Manzato, Felice Nava, Cristina Biasin, Giuseppina Cifelli, Gisella Manzato, Sara Rosa, Giovanni D’Agostini


La schizofrenia e i disturbi psicotici
La schizofrenia secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV-TR) dell’American Psichiatric Association (APA, 2000) comprende diversi tipi: paranoide, disorganizzata, catatonica, indifferenziata e residua.
Nel DSM-IV-TR (APA, 2000) relativamente allo spettro schizofrenico sono attualmente previsti altri disturbi: disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo, disturbo delirante, disturbo psicotico breve, disturbo psicotico condiviso, disturbo psicotico dovuto a condi-
zione medica, disturbo psicotico indotto da sostanze e disturbo psicotico non altrimenti specificato (NAS) (Kaplan & Sadock, 2001; Black & Andreasen, 2003; Sadock & Sadock, 2003).
Anche la decima revisione dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-10-OMS, 1992) distingue diversi tipi di schizofrenia: paranoide, ebefrenica, catatonica e indifferenziata (Kaplan & Sadock, 2001; Black & Andreasen, 2003;
Sadock & Sadock, 2003).


L’esordio schizofrenico
Nel periodo di 2-5 anni precedenti l’esordio del primo episodio psicotico (FEP) in circa il 70% dei pazienti sono presenti sintomi “prodromici” (Yung & McGorry, 1996).
I soggetti a rischio di schizofrenia presentano deficit neuropsicologici soggettivi e oggettivi (relativi ad attenzione, memoria verbale e visiva, scioltezza verbale e funzioni esecutive) che contribuiscono a predire la transizione verso il disturbo conclamato (Hambrecht e coll.,
2002).


Il primo episodio psicotico è caratterizzato da sintomi negativi (alogia/appiattimento affettivo e anedonia/apatia), da sintomi psicopatologici non specifici della fase pre-psicotica (affettività inappropriata, catatonia, apatia, perdita di motivazione, depressione, ansia, isolamento sociale, idee bizzarre e sospettosità), da sintomi positivi (allucinazioni, deliri e disorganizzazione del pensiero), da problemi comportamentali seri (violenza, aggressività, suicidio e poliabuso di sostanze, in particolare alcol e cannabis), da impoverimento del funzionamento sociale e occupazionale e da riduzione della qualità della vita.


Solitamente gli outcome funzionali migliorano a breve termine dopo il trattamento, ma a lungo termine rimangono relativamente poveri per una parte rilevante di soggetti; questa condizione clinica è associata a inizio preadolescenziale, ad adattamento premorbile povero e
funzionamento cognitivo scadente, ad asimmetria cerebrale e a sintomi negativi durante la fase prodromica e iniziale.
La qualità della vita scadente è correlata con psicopatologia residua, lungo ritardo dell’inizio del trattamento e adattamento premorbile povero (Malla & Payne, 2005).


La remissione dei sintomi positivi e/o negativi in pazienti al primo episodio psicotico è stata valutata al decimo anno di follow-up e si è riscontrato che nel 50% dei pazienti la sintomatologia era in remissione clinica; la non remissione era predetta dai sintomi positivi, in particolare dalle allucinazioni, presenti nel primo anno di trattamento dopo l’esordio (Ten Velden Hegelstad e coll., 2013).
Riguardo all’esordio psicotico è stato evidenziato che esisterebbe una forte associazione tra l’uso di sostanze, in particolare cannabis, e maggiore precocità dei primi sintomi psicotici, cosicché la schizofrenia potrebbe essere precipitata dall’uso della cannabis e/o la precocità
dei sintomi psicotici potrebbe essere un rischio per l’abuso di cannabis (Barnes e coll., 2006).


Il disturbo da uso di sostanze (DUS), oltre a essere molto comune nel primo episodio psicotico, è anche risultato associato a outcome peggiori al trattamento e può incidere nel deterioramento a lungo termine dei pazienti (Gut-Fayand e coll., 2001).
In pazienti durante il primo episodio psicotico (con storia lifetime di disturbo da uso di sostanze nel 37%, di cui il 28% con disturbo da uso di cannabis-CUD e il 21% di disturbo da uso di alcol-DUA, più frequentemente maschi, con maggiori sintomi positivi e minori sintomi negativi rispetto ai soggetti senza disturbo da uso di sostanze, con una durata di psicosi non trattata DUP maggiore rispetto a questi ultimi e con un’età più precoce di inizio della psicosi nei soggetti con disturbo da uso di cannabis) è stato evidenziato che la comorbilità per disturbo da uso di sostanze e/o alcol ha un’influenza negativa sulla risposta terapeutica agli antipsicotici sia di prima generazione/tipici (FGA/AP) che di seconda generazione/atipici (SGA/APA) durante i primi 3 mesi di trattamento (Green e coll., 2004).


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare sulla rivista "Mission" 39/2013 al seguente link: http://www.federserd.it/periodico/mission39.pdf


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it