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News di Alcologia

Il vino a Porta a Porta fa meno male che sulla strada!

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Alla fine ci eravamo convinti anche noi. Tutta colpa del monito. Vietato parlar male del vino, giù le mani dal nettare degli dei e dal patrimonio d'Italia. Il fatto è che nel salotto di Bruno Vespa, in una puntata senza scene del crimine ricostruite in studio, si era cominciato a parlare di vino in chiave sicurezza stradale, scivolando poi in uno spottone - apertis verbis - alla produzione enologica d'Italia, osannata dagli ospiti come la migliore del mondo. Che l'argomento dovesse cominciare proprio di lì, del resto, lo avevamo capito subito perché al primo campanello aveva fatto il suo ingresso Roberto Sgalla, direttore del Servizio Polizia Stradale. Compito non facile il suo: c'è da tener testa ad un contorno di habitué di Porta a Porta, gente che ostenta da sempre un amore atavico col vino.
Per questo è utile fare subito un distinguo: nulla quaestio sulla validità culturale del prodotto; che il vino sia alcolico è un dato scientifico. Che l'alcol sia la spalla del vino (alcuni enologi si esercitano attribuendole alternativamente brio o acidità, definendola altre ancora esplosiva o vibrante) è un'altra evidenza. Che l'alcol sia veleno impossibile da bere allo stato puro, lo sanno anche i bambini. Nessuno si ubriaca di alcol: magari c'è un superalcolico a 50 gradi ed una bevanda a 4, ma tutto sta nella quantità. In questa misura è una droga: sostanza psicoattiva a tutti gli effetti, con conseguenze sull'organismo umano. Lo dice l'OMS, lo dice l'ISS e lo dice, in quel salotto buono, l'antipatico di turno, il professor Valentino Patussi, presidente della Società italiana di alcologia presso l'Università di Firenze, che deve vedersela con chi lotta per definire il vino un prodotto farmacologico, un alimento, un toccasana. E quando Patussi entra, francamente, il calore conviviale che fino a quel momento aveva anche un po' spocchiosamente regnato, si infrange sul muso duro dello scienziato. Che non alza la voce, non si eccita, non accetta le provocazioni di Al Bano né a quelle di Vespa o di Zaia, che parlano degli astemi come di gente perduta da redimere. Eh no.
Ma prima di proseguire, chiariamo che all'ASAPS interessa solo far passare un concetto: chi guida non deve bere, punto e basta. Sulle poltrone c'è il ministro delle politiche agricole Luca Zaia, che una volta invocò il tasso zero, ed ora che la sinistrosità scende (anche grazie ai milioni di controlli alcolemici che le forze di polizia stanno operando) esordisce attribuendo all'alcol un ruolo di falsa causa. Cita l'Istat, dicendo che l'alcol è causa di non più del 2,09% degli incidenti. Dunque l'etilometro è uno strumento di repressione, il meccanismo - sono parole sue - è da rivedere. Per non parlare della Polonia, dove il limite è 0,2 ma i morti sono tantissimi.
Ma è un equivoco, signor ministro!
Lo sanno tutti gli esperti di (in)sicurezza stradale, che ovviamente alla trasmissione non c'erano. Ci pensa Roberto Sgalla a tirare in ballo i dati dell'OMS, ma il direttore è un uomo di istituzione, non è certo stato invitato per mettersi a battagliare: spiega scientificamente che gli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, e quelli dell'Istituto Superiore di Sanità sono dello stesso avviso, attribuiscono all'alcol un'incidenza del 30% nella sinistrosità a dinamica maggiore.
Cioè: 3 morti su 10 sono provocati da guida alcol-correlata.
L'Istat, semplicemente, non arriva ad annotare quella voce: infatti nei modelli in dotazione alle forze di polizia vengono indicate solo un numero limitato di voci da evidenziare quali cause determinanti il sinistro: dunque, se l'ebbro alla guida ha violato più norme di comportamento (superamento dei limiti di velocità, attraversamento col semaforo rosso, sorpasso in curva, contromano, mancata precedenza ecc.) saranno questi elementi ad essere indicati e ad emergere nelle statistiche ufficiali. Ecco qua. È disarmante, lo sappiamo, ma tant'è.
Anche negli Osservatori il Centuro - Asaps sulla Pirateria stradale, sul Contromano e sulle aggressioni alle divise, il ruolo dell'alcol è sempre presente fra il 35 e 45% dei casi. Anche questo ci preme dirlo. Per la Polonia: semplice. Infrastrutture al collasso, parco veicolare cadente, etilometri pochissimi.
La scena del crimine viene in qualche modo allestita e così, mentre agli ospiti vengono distribuiti salatini, un sommelier riempie calici da un invitante decanter. Bruno Vespa chiama due agenti della Polizia Stradale di Roma, presenti in sala. Hanno il compito di spiegare cosa sono il precursore e l'etilometro, che il conduttore non manca di definire il "micidiale attrezzo", "l'incubo di chi esce dalla discoteca o di chi esce da una cena". Gli agenti sono sicuri di sé. La prima domanda è rivolta a loro: lei beve? Che c'entra? Ma lui dice di no, spiega di essere astemio. E Vespa corruga la fronte, severa. "È una tragedia, come le è successa?".
Chiaro: il giovane è un assistente capo con una quindicina di anni di servizio. E sembra uno sportivo. Cozza duro con lui e allora prova con la donna poliziotto, che conferma di non bere. La voce di Vespa va in falsetto, la sfotte un po', ma senza cattiveria. Precisa, prima di soffiare nel precursore, che per la prima volta in vita sua non beve da due giorni. Se po' fa, siamo quasi a mezzanotte, in fascia protetta. Il responso è di negatività e Luca Zaia commenta che "c'è un rimprovero d'ufficio con quel verde".
Ancora si discute a senso unico, senza contradditorio: Patussi ancora non è in effetti ancora entrato, né Edoardo Raspelli, uno dei maggiori critici gastronomici d'Italia, si era collegato da Cagliari per spiegare che gourmet dello stampo di Gualtiero Marchesi, mai abbinavano il vino ad un assaggio di pietanze. Il vino? Serve solo a coprire o stravolgere un piatto, ma lo beviamo per avere gioia. Del resto Raspelli pesa 120 chili, e spiega di avere un palloncino nello stomaco che gli deve impedire di mangiare. Col cibo, solo acqua.
Sorsate amare per una serata che avrebbe forse dovuto sancire una sentenza di assoluzione. Inutile metterla sul classico, sulle virtù erotiche e sugli studi sulla sessualità femminile. La donna si predispone sorseggiando. Si cita Plinio. Noi avremmo preferito citare Francis Scott Fitzgerald: "All'inizio tu ti bevi un bicchiere, poi il bicchiere si beve un bicchiere, poi il bicchiere si beve te".
Patussi interviene facendo capire, da medico, che a forza di bere, alla fine... beh, non lo dice, ma la mimica è inequivocabile, e da medico si rivolge al professor Giorgio Calabrese, docente di alimentazione e nutrizione umana a Piacenza e Torino. Il punto è, secondo Patussi, operare il distinguo tra ubriachezza e disabilità alla guida. Quella che il codice definisce ebbrezza. Ecco. La trasmissione finisce qui. Un pugno di facce rosse, di provocazioni goliardiche, con Al Bano che lancia l'appello a bere "cavalcando il vino senza che il vino cavalchi voi". Come dire che Fitzgerald in fondo ha ragione. Ce la fai a bere responsabilmente? Puoi fumare una sigaretta al giorno? Perché ci sono anche correnti di pensiero che parlano di benefici per un fumo responsabile, ma qui a crederci sono rimasti in pochi.
Di solite cose, troppe solite cose, ne abbiamo sentite davvero tante. Così tante, perdonateci la serie di allitterazioni, da farci credere che il risultato sia davvero scarso. Chi non aveva capito prima, ora ha la mente più ubriaca che mai. Zaia si preoccupa perché la grappa è sparita dai pasti, Calabresi esalta le qualità organolettiche (speriamo si dica così) di un prodotto che fa bene nella giusta misura, Al Bano che canta "Felicità" esaltandosi quando arriva finalmente al famoso bicchiere di vino con il panino. E proprio sul panino il sindaco di Firenze Matteo Renzi, chiamato a rappresentare il Chianti (?), si lamenta del divieto del gottino imposto dall'Europa anche ai mastri lampredottai fiorentini, quelli che inzuppano lo stomaco bovino in brodo di cottura tra due fette di pane sciocco. Ah: quando si dice sciocco, in Toscano, si allude alla mancanza di sale. Ma come, dice Renzi, si vieta il gottino con tutta la cocaina che c'è in giro? E poi risponde a Vespa su quanto beve. Bevo il giusto, poi sono cicciottello e lo reggo bene. Il professor Calabrese, docente di alimentazione e nutrizione umana a Piacenza e Torino (lo avevamo già detto), lo incita a non perdere peso, così può continuare a bere il giusto.
Unica parentesi seria è stata la testimonianza di Antonino Versaggio: ha perso Sonia, il 14 giugno, insieme al figlio Girolamo di 18 mesi. Ci furono anche 7 feriti, tra cui una bambina di 12 anni. Chi uccise aveva un tasso alcolemico pari a 4 volte oltre il limite. È il momento di Zaia: buttare via la chiave, ma sono casi limite, che né l'etilometro né l'educazione possono cambiare. Noi non siamo d'accordo e la finiamo qua. Stucchevole continuare oltre, vista la superficialità e la faziosità con cui una trasmissione come Porta a Porta, fiore all'occhiello del servizio pubblico, ha stavolta affrontato l'argomento. Zaia, quando soffia nell'etilometro, tocca i 2.6 g/l. è panico, perché è giusto la quantità di alcol che aveva l'uccisore di Sonia e di Girolamo. Fortuna che i consigli si susseguono: il test aveva evidenziato alcol in bocca: cioè, Zaia aveva soffiato subito dopo aver bevuto. Dopo 10 minuti è 0,09. Può andare signor ministro. Lei sì. Potete andare tutti. Ma là fuori è pieno di gente ebbra, ubriaca o disabile alla guida: chiamateli come vi pare, ma questi uccidono. E metterla sul ridere non ci sembra affatto "corretto". A proposito di Porta a Porta, sono tante le porte alle quali bussano al mattino alle 5 le divise, ma per dire che la trasmissione della vita per qualcuno è finita. Per sempre.
Ah: c'era anche Elisa Isoardi, conduttrice della Prova del Cuoco. Ci era sfuggito