Il vino calamita del turismo
Il vino calamita del turismo
I turisti che affollano i comuni a vocazione enogastronomica incidono fino al 30% sull'economia locale
Il vino rappresenta una delle ricchezze del nostro Paese, non solo in termini di qualità e di profitti diretti, ma anche in
termini di indotto turistico che riesce a generare: per il 67% dei comuni italiani a vocazione enogastronomica il vino è
infatti la principale calamita in grado di attirare visitatori sul proprio territorio e di incidere fino al 30% sull'economia
legata allo sviluppo turistico locale.
I dati emergono dall'indagine 'Il puzzle dell'offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di
campanile', realizzata da Città del Vino/Censis Servizi Spa e promossa in collaborazione con Regione Toscana, Federazione
delle Strade del Vino, dell'Olio e dei Sapori di Toscana, Provincia e Comune di Grosseto.
La ricerca completa sarà illustrata al 'Forum sul turismo enogastronomico', di scena ad Alberese (Grosseto) dal 4 al 6
giugno. L'inchiesta ha preso in esame 250 dei 1.700 comuni italiani a vocazione turistica enograstronomica, selezionati in
base alla ricchezza dell'offerta enologica sul proprio territorio (cantine, strade del vino ecc).
Dopo il vino, il secondo fattore che più incide sul turismo sembra essere la qualità dell'ambiente e del paesaggio (49%),
mentre le attrative culturali e storiche e la varietà degli itinerari sembrano avere un valore più marginale.
Dall'indagine emerge inoltre come il peso del turismo enogastronomico sullo sviluppo locale vari a seconda della notorietà
dei singoli comuni: in quelli già noti il peso è del 18%, in quelli medi del 26%, in quelli a bassa/nulla notorietà del 30%,
con punte dell'80-90%. Nota dolente per lo sviluppo dei territori a vocazione enoturistica, la mancanza una 'regia comune'
capace di valorizzare le risorse.