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Il vino si arrocca, la birra cinge l'assedio: le due bevande si contendono il primato

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Il vino si arrocca. La birra cinge l'assedio
di Alberto Grumelli
Il settore vitivinicolo ha perso la propria spinta propulsiva. Il mondo del vino si è seduto, adagiato, pacioso e soddisfatto dei risultati

raggiunti negli anni del boom, quando questo prodotto è stato elevato persino a status symbol.
Errore comune e molto umano. Ha contato di poter vivere di rendita, sull'onda lunga di tutte le iniziative culturali e di promozione che sono

nate e diffuse a partire dagli anni 1970, che si sono evolute fino agli anni 1990 ma che poi sono rimaste uguali a sè stesse per più di un

decennio.
Il risultato è che la birra è la bevanda alcolica preferita dagli italiani maggiorenni fino ai 44 anni.
Nei fine settimana, tra ristoranti e pizzerie, è la bevanda scelta dal 42,6% degli avventori, contro il 41,9 di chi preferisce il vino. Vino

che nei giorni feriali si riprende però la rivincita, con il 21,8% contro il 19,6%.
Al di là dei dati assoluti, che possono essere sempre contestati, è indubbio che la birra gode del favore di apparire un prodotto nuovo,

d'immagine e trendy, mentre il vino è ormai un po' appannato. Si difende con numeri record sul fronte dell'export ma, in casa propria, si

arrocca.
Se l'arroccamento è una fase transitoria, di riflessione e propedeutica a un rilancio in grande stile, l'arroccamento è utile e persino

doveroso. Arroccarsi, in questo caso, significa difendersi, dandosi il tempo per una necessaria introspezione, interrogarsi, fare autocritica

e poi individuare strade e metodi per disegnare un nuovo futuro.
Il problema è che il mondo del vino si arrocca e procede a tentoni, come se avesse subito un colpo e ora fosse all'angolo, confuso,

disorientato.
Non trovo altre spiegazioni nel tentativo di sottolineare, sempre più, il binomio vino e salute.
Tale argomento si presta certamente al dibattito, anche ad animate discussioni, ma è un'arma a doppio taglio che ha già provocato qualche

ferita, ancora aperta, al settore.
L'Unione europea ha infatti stabilito che le bevande alcoliche non possono e potranno vantare claims salutistici. In altre parole niente

dizioni "il vino fa bene alla salute" anche nel caso questo fosse provato fuor di dubbio. La componente alcolica può provocare, questa la

teoria di Bruxelles, più danni salutistici e sociali degli eventuali benefici.
Si è così venuto a creare uno scontro tra guelfi e ghibellini che si combattono anche a suon di ricerche scientifiche, tanto da lasciare

disorientati, non solo i media che si vedono costretti a dare notizie contraddittorie, ma anche gli stessi consumatori.
La birra, al contrario, dà l'idea di essere sicura di sé, è di tendenza, piace ai giovani, si presenta come prodotto innovativo (anche grazie

alla nascita di molte birrerie artigianali).
Un'immagine vincente, la stessa del vino un ventennio fa.
Per uscire dall'assedio, il binomio vino e salute non basta... chiedete al settore oleario.
di Alberto Grimelli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)