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In aumento l'abuso di alcol tra gli anziani

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In aumento l'abuso di alcol tra gli anziani: «Sono lasciati soli»
L'abuso di alcol e le malattie correlate al centro del convegno internazionale "Alcohol across the lifespan: what Physicians, Psychologist

and Nurses need to know", che si è tenuto il 9 e 10 maggio presso il CNR, a Roma. Medici di medicina generale, infermieri e psicologi hanno

preso parte all'iniziativa, promossa dal Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio con la prestigiosa partecipazione del NIAAA,

l'Istituto nazionale americano sull'alcolismo. Dopo l'introduzione del prof. Mauro Ceccanti, responsabile del CRARL, è stato proprio il

direttore del NIAAA, Kenneth R. Warren, ad aprire i lavori, con un intervento sui disordini provocati dall'alcol nel corso della vita.
"L'alcol è la terza causa di morte negli Stati Uniti - ha sottolineato - e 18 milioni di americani, l'8,5% della popolazione sopra i 18 anni,

ne sono dipendenti. Un fenomeno che costa annualmente alla società statunitense circa 185 miliardi di dollari e interessa tutte le fasce d'

età. Si riscontrano due abitudini al bere: il binge driking, cioè il bere grandi quantità durante la giornata, tipico dei giovani, e l'heavy

drinking, il bere troppo e spesso. Gli effetti fisiologici e patologici dell'alcol sono diffusi e riguardano, tra l'altro, il cervello, il

fegato, i polmoni e le ossa. Il NIAAA ha definito come bere a rischio il consumo di cinque drink al giorno per l'uomo e quattro per la

donna". Si è concentrato, invece, sulla sindrome feto-alcolica (FASD), la più frequente causa di ritardo mentale nell'infanzia, l'intervento

di Edward P. Riley, psicologo dell'Università di San Diego. L'esposizione prenatale all'alcool può influire nello sviluppo embrionale e

fetale e soprattutto può provocare alterazioni nel normale sviluppo del cervello (gangli basali, corpo calloso, cervelletto e varie aree

della corteccia). Ma l'abuso di alcol è un problema di tutte le fasce d'età, come hanno evidenziato le conferenze degli altri studiosi

americani, ed è in aumento tra gli anziani, a causa dell'isolamento e dell'abitudine di certi gruppi sociali. Non esiste- sono state le

conclusioni- un singolo trattamento che sia appropriato per tutti i soggetti; è cruciale rimanere in trattamento per un periodo adeguato;

importante è il counseling (confronto con il paziente) individuale e di gruppo. L'assessore alle Politiche Sociali e Famiglia della Regione

Lazio, Aldo Forte, ha richiamato la necessità di realizzare un modello integrato di intervento che, alla risposta sanitaria, accompagni un'

azione di recupero e reinserimento sociale. "Come assessorato- ha spiegato- abbiamo potenziato gli investimenti sul tema. Stiamo procedendo alla creazione di Centri territoriali di recupero per alcolisti: già finanziati con 1,2 milioni di euro due progetti da realizzarsi a Latina e nella provincia di Viterbo. Stiamo predisponendo anche un Protocollo di'intesa con il CRARL, i distretti socio-sanitari e le aziende sanitarie locali".
La seconda giornata del convegno è stata, invece, dedicata alla pratica, con un corso sotto la guida del personale del NIAAA, incentrato

sulla valenza dello screening e del ‘brief intervention' (intervento breve) nell'assistenza sanitaria. Le simulazioni effettuate dai sanitari

americani hanno rappresentato un'occasione per mmg e infermieri di osservare le tecniche medico-paziente utilizzate in un altro paese. "Sono soddisfatto della riuscita di questo convegno - ha dichiarato il prof. Mauro Ceccanti, responsabile del CRARL - è stato l'occasione per cementare la collaborazione con gli amici del NIAAA, con i quali ci rivedremo sicuramente in futuro per altri appuntamenti. Ci sono stati momenti di confronto e sono emerse anche diversità, come nel caso del trattamento farmacologico. Il nostro Paese è ancora indietro circa le problematiche alcol correlate ma, continuando a lavorare e con le risorse adeguate, possiamo e dobbiamo migliorare le conoscenze".